21 dicembre, inizia l’inverno. Ecco le spedizioni himalayane al via
C’è anche un’alpinista iraniana, Sara Abdovais, accanto a Txikon, Moro, Kowalewski, Conte, Kobusch, Chhepal Sherpa, Nima Rinji Sherpa e Sajid Sadpara che affrontano l’Everest, l’Annapurna e il Manaslu. Auguri a tutti!
Fino a qualche anno fa, sulle grandi pareti delle Alpi, il 21 dicembre vedeva un’esplosione di attività. Erano gli anni della corsa alle prime invernali, e gli itinerari più famosi, dal Monte Bianco fino alle Dolomiti, avevano parecchi pretendenti. Per evitare contestazioni non si poteva partire prima della mattina del 21. Per lo stesso motivo era necessario aver completato la propria ascensione il 21 marzo.
Negli ultimi tempi, il calendario degli alpinisti è cambiato. Molte pareti di ghiaccio e misto delle Alpi, troppo asciutte e pericolose in estate, vanno in condizioni e vengono spesso affrontate in autunno, quando la prima neve caduta e il clima freddo le rendono più sicure.
In Himalaya e nel Karakorum, dove le prime invernali di una vetta o di una via restano importanti, la data del 21 dicembre, quando inizia l’inverno astronomico, è rimasta uno spartiacque anche oggi. Le cose sono diverse per il termine della stagione, che secondo alcuni alpinisti dev’essere anticipato a fine febbraio, quando si conclude l’inverno meteorologico.
L’esponente più noto di questa linea di pensiero è Denis Urubko, fortissimo alpinista russo naturalizzato polacco e residente in Italia, che ha compiuto le prime invernali del Makalu e del Gasherbrum II, entrambe insieme a Simone Moro. E che, in un tentativo invernale al K2, ha considerato concluso il suo impegno l’1 marzo.
Ma veniamo all’inverno 2024-’25, che inizia proprio oggi. Nelle spedizioni ai nastri di partenza, troviamo molti habitué del gelo himalayano come Simone Moro, Alex Txikon e Jost Kobusch, ma anche novità come il pakistano Sajid Sadpara (suo padre Ali Sadpara, nove anni fa, ha partecipato alla prima invernale del Nanga Parbat) e il nepalese Nima Rinji Sherpa, che è diventato a ottobre il più giovane alpinista della storia a completare la collezione dei 14 “ottomila”.
E’ interessante notare come molti dei team che puntano ad altri giganti nepalesi come l’Everest, l’Annapurna o il Manaslu hanno scelto di acclimatarsi salendo nei giorni scorsi l’Ama Dablam. Una vetta elegante e ripida, abbastanza alta – 6812 metri – per abituarsi all’aria sottile, ma ancora attrezzata con le corde fisse delle spedizioni commerciali di ottobre. In più, tra Lukla, Namche Bazaar e Tengboche, si possono utilizzare i confortevoli lodge del Khumbu, alcuni dei quali sono aperti tutto l’anno.
Una soluzione alternativa, sempre nel Khumbu, è il Lobuche Peak, 6149 metri, più facile tecnicamente e più vicino al campo-base dell’Everest. Il Nepal, per chi se li può permettere, è il paese degli elicotteri. E un trasferimento aereo da un massiccio all’altro consente di evitare l’accusa di aver iniziato la propria invernale prima del 21 dicembre.
Ecco le spedizioni in partenza di cui abbiamo notizia. Simone Moro, Nima Rinji Sherpa e il polacco di origine portoghese Oswald Rodrigo Pereira hanno salito nei giorni scorsi l’Ama Dablam, si sono rilassati per qualche giorno al sole del Khumbu, poi si trasferiranno al campo-base del Manaslu per tentare in stile alpino questa vetta, frequentatissima prima e dopo il monsone dalle spedizioni commerciali.
Nei giorni scorsi, ha salito l’Ama Dablam anche il basco Alex Txikon, che il 21 dicembre, meteo permettendo, inizierà il suo nuovo tentativo invernale all’Annapurna, dove ha dovuto rinunciare un anno fa quando una valanga al campo III, 6400 metri, ha sepolto gran parte del materiale e 2.000 preziosi metri di corda.
Insieme a Txikon sono Sajid Sadpara e l’alpinista milanese Mattia Conte, che ha partecipato anche al tentativo del 2023-‘24. Sirdar della spedizione è Cheppal Sherpa, che ha raggiunto la cima dell’Ama Dablam, mente Conte ha dovuto rinunciare. L’agenzia Seven Summit Treks, che organizza l’ascensione, ha annunciato che si è aggregata al team di Txikon l’alpinista iraniana Sarah Abdovais.
Segue un percorso tutto suo il polacco Waldemar Kowalewski, che quest’anno ha salito per tre volte l’Ama Dablam, e che prima di affrontare l’Annapurna sta percorrendo in mountain-bike il sentiero che compie il periplo della montagna.
Non dispone di un fotografo né di un social media manager il giovane alpinista tedesco Jost Kobusch, che negli anni scorsi ha tentato per due volte la prima invernale solitaria dell’Everest. Kobusch è nel Khumbu da quasi un mese, e che si è allenato salendo il Mera Peak, 6476 metri, e altre vette facili. Sull’ultima della serie, il Lobuche Peak, ha piazzato la sua tenda a 6000 metri di quota, e ha trascorso qualche giorno per acclimatarsi alla quota. Anche per lui il 21 dicembre, inizio ufficiale dell’inverno, le cose diventeranno più serie, e inizierà l’ascensione all’Everest, lungo l’Icefall (Seraccata) del Khumbu priva delle corde fisse e delle scale che vengono piazzate in primavera dagli Sherpa.