Corte di Cadore, il villaggio nato dal nulla a due passi da Cortina d’Ampezzo
La visione di Enrico Mattei e il genio di Edoardo Gellner: 60 anni fa sorgeva presso Borca di Cadore un paese all’avanguardia. Che oggi è in crisi di identità, ma non è detta l’ultima parola
C’è un villaggio “inventato” nelle Dolomiti, immerso in un bosco di pini che oggi ne nasconde quasi completamente la vista. Eppure, non è un minuscolo agglomerato di case, ma qualcosa di ben più consistente. Quasi trecento villette, una grande colonia per bambini, un hotel, un residence, un campeggio a tende fisse, una chiesa che ancor oggi dopo più sessant’anni, ha un aspetto avveniristico. Perché chi ha voluto quel villaggio era un passo avanti, guardava all’Italia del miracolo economico, tenendo in considerazione anche il benessere delle famiglie, quello delle classi lavoratrici e non solo dell’élite che poteva permettersi le vacanze in montagna. Stiamo parlando di opera unica, a una quindicina di chilometri da Cortina d’Ampezzo, a Borca di Cadore, che ha lasciato il segno nella storia dell’architettura. È il villaggio che prende il nome di Corte di Cadore e vide come suoi artefici due personaggi di spicco: Enrico Mattei, l’illuminato imprenditore italiano allora presidente dell’Eni, e il geniale e innovativo architetto Edoardo Gellner. Due storie totalmente diverse, ma che convergono quando c’è da dare forma fisica alle idee visionarie, innovative e utopistiche di Mattei, a quell’urbanistica sociale che Gellner trasferisce in realtà architettonica.
Un’opera visionaria
Il villaggio di Corte di Cadore è uno di quei rari casi riusciti in cui non è l’architettura che si inserisce nel paesaggio, ma è l’architettura stessa che costituisce il paesaggio formando un tutt’uno con la natura. Perché il pendio alle falde dell’Antelao fino a metà degli anni Cinquanta, se non era proprio un covo di serpi, poco ci mancava: un ghiaione di sassi con radi pini, dove a nessuno sarebbe venuto in mente di insediare un paese. Ma per Mattei e Gellner, visionari anche nella scelta del luogo, era là che si doveva andare. Appartati rispetto al centro storico di Borca, arrampicati su quella pendenza, tra i 1000 e i 1300 metri di altitudine, ma magnificamente esposti al sole con innanzi, sul versante opposto, una grandiosa visione del Pelmo, non opprimente, sufficientemente distante per godersi un ampio tratto di cielo sopra i verdi boschi della Valle del Boite. L’obiettivo era quello di offrire le vacanze in montagna ai dipendenti dell’Eni con le loro famiglie. Non mega alberghi, ma 280 villette monofamiliari a due piani, a cui era garantita la privacy, in blocchi da 60-80 unità, come piccole frazioni collegate da una strada a tornanti sostenuta da muri di cemento grezzo trattato come fosse pietra. Gellner ha progettato le villette sollevandole dal suolo con setti portanti di cemento come moderne palafitte e con il tetto a un’unica falda quasi piana. Questo sistema consente un isolamento dall’umidità, così come il tetto staccato permette di trattenere la neve che fonde naturalmente come fosse su un prato, sia con funzione paesaggistica che di isolamento termico.
La Colonia e la chiesa
Ma non c’erano solo le famiglie delle villette, c’erano anche i bambini che venivano mandati in vacanza in colonia senza i genitori al seguito. Ecco allora la straordinaria Colonia del villaggio che poteva ospitare anche 600 piccoli contemporaneamente. Tutto era pensato e costruito in funzione loro. Niente gradini ma solo piani inclinati, lunghi corridoi e rampe per poter correre, finestre colorate quadrate, di diversa grandezza, a tutte le altezze per le diverse stature. Diciassette padiglioni e una grande aula magna. Tutto costruito e arredato nello stile di Gellner, il refettorio, le stanze, anche i dettagli. Con gli sgabelli che potevano essere trasformati in giocattoli.
E ancora la chiesa di Nostra Signora del Cadore, a forma di una doppia capanna (come il padiglione centrale della colonia) con le falde molto pendenti ricoperte di rame e la struttura a triangolo equilatero, dove Gellner si è avvalso dell’apporto del suo illustre collega e amico veneziano Carlo Scarpa. Con le porte a graticciò sulla facciata che possono essere aperte per lasciare “entrare” l’ambiente esterno. Una chiesa inaugurata nel 1961 che già prima del Concilio Vaticano II aveva previsto l’altare rivolto ai fedeli, soluzione criticata allora dalla Curia. E quella freccia rivolta al cielo, la sottile guglia campanaria in acciaio alta 68 metri.
Tutto l’assetto urbanistico del villaggio era studiato nei minimi particolari. Nessun traliccio visibile, tutto l’impianto di illuminazione interrato. E pensare che i lavori iniziarono nel 1954 quando la sensibilità per gli aspetti ambientali non era certo quella odierna.
Corte di Cadore oggi
Nonostante il villaggio, come dicevamo, sia piuttosto esteso non venne completato come era stato previsto con la costruzione di altre villette e di altri spazi pubblici perché la morte di Enrico Mattei nel 1962 fermò i lavori.
In più di sessant’anni poi il bosco ha in gran parte inghiottito quel paese “inventato” mimetizzandolo ancora di più. Da anni la proprietà immobiliare, non più dell’Eni, è della società Minoter. Le villette sono state in maggior parte vendute a privati, nell’Hotel Boite e nel Residence si respira un’atmosfera gellneriana.
La Colonia attualmente è sede di Dolomiti Contemporanee, che individua, misura e seleziona una serie di spazi inutilizzati (siti industriali, fabbriche abbandonate, complessi d’archeologia industriale dismessi) ai piedi delle Dolomiti o piantati tra le loro pareti e li riattiva attraverso processi incentrati su arte e cultura. A Borca Dolomiti Contemporanee ha in atto un progetto di valorizzazione culturale e funzionale dell’insediamento, attraverso il Progettoborca. Organizza tra l’altro eventi, mostre, performance, attività didattiche. La chiesa è visitabile all’interno, con visite guidate, solo durante la stagione estiva.
Meriterebbe fosse fatto di più. Dopo una discussa proposta sul possibile utilizzo delle strutture pubbliche di Corte di Cadore, soprattutto la Colonia, come villaggio olimpico per le prossime Olimpiadi Milano-Cortina2026 non si è giunti ad alcuna soluzione concreta.
Ma anche solo aggirarsi lungo le strade, risalire i tornanti e scoprire, annidate tra i pini le costruzioni di Gellner in un complesso esteso per circa 100.0000 metri quadrati è un’esperienza molto interessante, in un sito eccezionale e unico in Italia.