Quanti sentieri sconosciuti nell’Himalaya indiano! I consigli della guida Kundan Singh Bisht
Quali sono gli itinerari più belli dell’Himalaya del Garwhal? Come si diventa guida di trekking in India? Lo abbiamo chiesto a un professionista che conosce bene le valli alle sorgenti del fiume sacro, il Gange
Prati di Tapovan, 4500 metri, una bella giornata di qualche settimana fa. Sorveglia le tende del campo la piramide di neve e roccia dello Shivling, una delle cime più belle dell’Himalaya e del mondo. Di fronte si alzano le pareti di granito del Bhagirathi, basta scavalcare un crinale secondario per scoprire anche il Meru.
A Tapovan, però, non sale quasi nessuno. In questi giorni, grazie al bel tempo che segue le piogge del monsone, decine di camminatori prendono letteralmente d’assalto i sentieri più famosi del Nepal, ai piedi dell’Annapurna e dell’Everest. In India, molti gruppi di trekker camminano tra le foreste di Darjeeling e del Sikkim e nelle aride valli del Ladakh.
Nel meraviglioso Himalaya del Garwhal, invece, non cammina quasi nessuno. Qualche decina di pellegrini ogni giorno raggiunge le sorgenti del sacro Gange a Gaumukh, camminando per due giorni dal frequentatissimo tempio indù di Gangotri.
Sono ancora meno gli escursionisti che proseguono oltre gli affollati santuari di Badrinath e di Kedarnath. Paradossalmente queste valli sono più note agli alpinisti, che vengono qui per tentare lo Shivling, il Satopanth, il Kedarnath Dome e i Bhagirathi.
Mancano informazioni aggiornate sui sentieri, perché le poche guide cartacee in commercio di queste valli sono antiche, e le mappe non si trovano proprio. Mancano le proposte, perché i grandi e piccoli tour operator italiani ed europei specializzati in trek himalayani propongono un’ampia scelta di percorsi in Nepal, in Pakistan e in altre regioni dell’India, e quasi nulla da queste parti.
Per capire la situazione, e avere qualche consiglio di prima mano su dove andare, abbiamo intervistato Kundan Singh Bisht, 48 anni, guida e organizzatore di trekking che vive a Rishikesh, accanto al Gange, e conosce le valli intorno alle sorgenti del fiume sacro come le sue tasche. Per conoscere le proposte di Kundan lo si può contattare (ovviamente in inglese) alla mail carehimalaya_trekker@yahoo.com.
Iniziamo dalla storia della tua vita. Come sei diventato una guida e un organizzatore di trekking?
Sono nato in un villaggio di montagna dello Stato indiano di Uttarakhand, Rei Chamali, a 1800 metri di quota. Da ragazzo però non mi interessavo alla natura, e camminavo solo per dare una mano ai miei nei lavori dei campi. A 15 anni mi sono trasferito qui a Rishikesh per studiare. A 18 ho cercato lavoro, e l’ho trovato in un’agenzia turistica.
Sei andato subito ad accompagnare dei trekking?
No, nei primi tempi ho lavorato in ufficio. Poi mi sono dedicato al rafting, prima come “helper”, trasportando i canotti e assistendo i clienti da terra, dopo un altro anno sono riuscito a diventare guida. Poi, finalmente, ho iniziato a lavorare sui sentieri.
Con che tipo di agenzia?
Un’agenzia di Rishikesh, che si rivolgeva soprattutto a una clientela indiana di poche pretese. Prezzi bassi, gruppi numerosi, tende grandi, grossi zaini per i clienti e carichi pesantissimi per noi. Ne esistono ancora parecchie di questo tipo, noi le chiamiamo “B companies”, agenzie di serie B.
C’è stato un momento di svolta nella tua carriera?
Sì, il 2006, quando ho frequentato un corso e ottenuto il titolo di guida di trekking al Nehru Institute of Mountaineering di Uttarkashi, uno dei tre dell’Himalaya indiano (gli altri sono a Darjeeling e a Manali).
Sul mercato indiano le agenzie di serie A e di serie B convivono? Oppure ci sono problemi?
In genere sì, il pubblico delle une e delle altre è diverso, e i trekker stranieri vanno tutti con le agenzie migliori. Qualche anno fa c’è stato un problema in Ladakh, perché alcune agenzie portavano dei clienti non attrezzati adeguatamente a camminare d’inverno sul fiume Zangskar ghiacciato. Da qualche anno ci sono dei controlli severi.
Torniamo a te. Per quanti mesi all’anno riesci a lavorare? E con che attività?
D’inverno, quando le alte valli sono chiuse dalla neve ma alle pendici dell’Himalaya il tempo è buono e piacevole, propongo vari “winter treks”, per esempio nella zona di Dayara Bugyal e nella Dadi Tal. La neve inizia di solito tra i 2500 e i 3000 metri, e ho anche delle proposte con le ciaspole. D’inverno organizzo anche dei giri in bicicletta, non sulle trafficate strade principali ma lungo delle strade sterrate piacevoli. E’ un altro mercato in crescita.
Quando arriva l’alta stagione del trekking?
Le strade di montagna, come i santuari di Gangotri, Yamunotri, Badrinath e Kedarnath, aprono di solito a metà aprile, e vengono chiuse a novembre dopo la grande festa indù del Diwali. Però a luglio e agosto c’è il monsone, e la pioggia e le frane sconsigliano di camminare nelle alte valli.
Ci sono trekking possibili anche nella stagione delle piogge? Per molti italiani (e non solo) è possibile andare in ferie solo in piena estate…
Ci sono, e il più bello è la Valley of Flowers, la Valle dei Fiori, all’interno del Parco nazionale omonimo. E’ un percorso tranquillo, che inizia nei pressi di Joshimath, dove si dorme in una serie di guest-house, senza problemi in caso di pioggia. Le fioriture sono celebri e meravigliose.
Prima o dopo il monsone, e quindi a maggio-giugno o tra settembre e ottobre, quali sono le tue destinazioni preferite?
Una è certamente il trek da Gangotri a Tapovan, con pernottamento all’andata e al ritorno a Bhojbasa. Ma è un errore farlo soltanto in 4 giorni, Tapovan è un posto bellissimo, la prima notte si soffre la quota, arrivare la sera e ripartire l’indomani non ha senso. Meglio restare 5 o 6 giorni, spingendosi verso il campo-base dei Bhagirathi e l’alto ghiacciaio Gangotri.
Cosa mi dici della zona intorno a Badrinath, il grande santuario a 3130 metri di quota che si può raggiungere in auto?
E’ una zona meravigliosa, che offre numerosi itinerari a piedi. Qualcuno inizia dal santuario, altri dal villaggio di Mana, un altro, bellissimo, dalla strada che collega Mana con la frontiera tra l’India e la Cina. Si sale al Satopanth Lake, 4400 metri, in tutto si cammina per 5 giorni. Serve un permesso, ma lo si ottiene facilmente.
Altre idee in quella zona?
Uno dei percorsi più belli è il Lord Curzon Trail, dedicato al famoso vicerè inglese dell’India. Ci vogliono 10 giorni complessivi da Rishikesh e 6 di cammino tra andata e ritorno da Joshimath, si sale ai 3800 metri del Kuari Pass o ai 4200 di una piccola cima lì vicino. Il panorama sul Nanda Devi è fantastico.
Hai proposte anche per gruppi di trekker più allenati o alpinisti?
Certamente. Ai camminatori allenati propongo un trek da Gangotri a Badrinath, 15 giorni superando il Kalinda Pass, 5980 metri. Non ci sono difficoltà tecniche ma il terreno è scomodo, si cammina a lungo su ghiacciai coperti di pietre. Agli alpinisti propongo spedizioni guidate al Trisul o al Kamet, rispettivamente 7120 e 7756 metri. Montagne meravigliose, nel cuore dell’Himalaya.