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Annapurna, una tragedia prevedibile?

24 ottobre 2005 – "Dal punto di vista orografico, quella dell’Annapurna è una delle zone che si presta meglio a questo tipo di fenomeni." Così Daniele Bernasconi e Mario Panzeri – i due noti alpinisti giunti in vetta alla "Dea dell’abbondanza" la primavera scorsa, pochi giorni prima della tragedia di Kuntner – commentano la valanga del Kang Guru.

bernpanz"La geologia del luogo è caratterizzata da una struttura e una geometria rocciosa  con pendii immensi e molto inclinati: l’ideale per l’accumulo e il  successivo scarico di grosse quantità di neve. Si parla di 1500-2000 metri di neve posti, praticamente, su uno scivolo".

  
"Inoltre – continua Bernasconi (nella foto a sinistra) – la zona è soggetta a moltissime precipitazioni, ovviamente nevose se si parla di alta quota. Durante le finestre di bel tempo, l’esposizione prolungata del pendio al sole rende il manto nevoso ancor più instabile. Qui le valanghe possono arrivare molto in basso, a volte anche sotto il limite della vegetazione. Soprattutto se sono di neve umida, percorrono lunghe distanze e prendono molta velocità". "In sintesi – conclude Bernasconi – esistono tutti gli elementi per il formarsi di valanghe: una condizione "da manuale".

 

"Purtroppo – aggiunge l’alpinista Mario Panzeri, che ha effettuato di recente il trekking nella zona dell’Annapurna – valanghe di questo genere non stupiscono. Nemmeno al campo base. E’ una zona dove le montagne hanno dei versanti molto ripidi che danno direttamente sulla valle. Anche in nostro CB, la primavera scorsa, si trovava in una zona potenzialmente rischiosa; per fortuna non aveva nevicato molto sopra di noi. Non a caso, l’Annapurna è considerata la zona più pericolosa di tutto il Nepal. E la salita all’Annapurna I, la più pericolosa di tutti i 14 ottomila".

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