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Per antiche strade di frontiera da Limone Piemonte al Colle di Tenda

Facile escursione tra nelle Alpi Marittime, alla scoperta di possenti strutture militari e con vasti panorami sulle montagne della provincia di Cuneo

Molti ricorderanno l’immagine della casa di Limone Piemonte dalle fondamenta sventrate, in bilico sul torrente Vermenagna, durante la disastrosa alluvione dei primi giorni di ottobre del 2020. L’evento, in Francia soprannominato tempête Alex, colpì duramente anche la regione nizzarda delle Alpi Marittime e la valle Roia, dove le conseguenze sulla viabilità sono tuttora penalizzanti per diverse interruzioni in punti nevralgici, tra cui il crollo del viadotto sul Vallon de la Cà, nelle adiacenze del cantiere della nuova galleria stradale del Colle di Tenda, un progetto avviato nel 2012, molto discusso fin dalle origini, portato avanti con ritardi, difficoltà tecniche e complicazioni giudiziarie che hanno fatto rimpiangere i tempi di realizzazione del tunnel ottocentesco, inaugurato nel 1882 dopo nove anni di lavori e tuttora integro. 

L’itinerario

Partenza: Limone Piemonte, loc. Limonetto (1266 m)
Dislivello: + 650 m
Tempo necessario: 3 ore (a/r)
Difficoltà: T

Per salire al Colle Tenda conviene scegliere il tronco viario più antico, che sfiora la frazione di Limonetto, avviandosi un po’a valle del paese, presso il gruppo di case dei Tetti Bottero (1266 m). La mulattiera, indicata “V 14” e “GTA”, si distacca quasi parallela alla strada provinciale, lascia a sinistra due deviazioni segnalate, poi si distende in diagonale lungo il versante destro idrografico della valle San Lorenzo, ricca di pascoli tuttora frequentati dalle mandrie. 

In questo tratto la massicciata svela resti di lastricato e di bordi in pietra e il tracciato si eleva con andamento regolare e pendenza contenuta. Nella parte superiore dell’avvallamento ci si dirige verso il rudere di una casa cantoniera (Ricovero della Volta Lunga), dove si attraversa la carrozzabile settecentesca e si prosegue su una scorciatoia che conduce direttamente ai resti del caposaldo difensivo del Forte Centrale, punto di coordinamento strategico e sede del comando del “Campo trincerato del Colle di Tenda” costituito da altre cinque fortificazioni collaterali e messo in opera negli anni 1881-1885 dal Genio militare italiano. Poco distante ecco il Colle di Tenda (1871 m), limite geografico tra le Alpi Liguri e le Marittime, che riassume le inevitabili contraddizioni di tutti i passi alpini: snodi vitali per l’economia e le relazioni tra comunità, ma anche zone di debolezza da difendere. In questo caso, sebbene sia spesso un vizio dell’erudizione storica voler riportare ad ogni costo la rete viaria a origini romane, le indagini archeologiche condotte sul valico hanno documentato la presenza di un santuario votivo risalente al V secolo a.C. Con l’acquisizione della Contea di Tenda da parte del Ducato di Savoia nel 1579, la via del colle assumerà grande importanza essendo la più breve e facile tra Torino e Nizza, tanto da giustificare ingenti spese per migliorarla, incluso il tentativo, incompiuto, di un traforo nel 1614, fino a renderla per intero carrozzabile al termine del XVIII secolo, anticipando la spinta alla realizzazione del collegamento ferroviario Cuneo-Ventimiglia-Nizza completato nel 1928.

La visita alle fortificazioni

Il Forte Centrale (1904 m) era anche denominato “Forte Alto” non perché fosse il più elevato ma in quanto costruito sul superiore dei due passaggi praticabili del Colle di Tenda, chiamati “Colla Alta” e “Colla Bassa”. Il forte vero e proprio, dalla massiccia struttura ancora in buone condizioni di conservazione, domina gli appicchi protesi sulla testata della valle Roia: le sue feritoie puntavano sull’ingresso Sud della galleria, richiudibile da una paratia in caso di necessità. In posizione arretrata, disposte su un ripiano appositamente sbancato a formare un cortile protetto, avevano invece sede le caserme del comando, i locali di servizio, le scuderie e le rimesse, oggi in completo abbandono e privi delle coperture, da cui possiamo tuttavia cogliere la portata del dispiegamento di forze che potevano essere impiegate sulla linea. 

Il sistema difensivo comprendeva altre cinque postazioni in quota, due a Est, il Forte Pepino (2263 m) e il Forte Taborda (1981 m), tre a Ovest, verso la Rocca dell’Abisso (2755 m), prima cima delle Marittime: i forti Margheria (1842 m), Pernante (2117 m) e Giaura (2253 m). La loro planimetria, sebbene adattata alla variabile conformazione della dorsale, è simile: l’avancorpo a Sud è interrato per risultare invisibile, la facciata Nord contorna l’ingresso principale, provvisto di ponte levatoio, ed espone i finestroni delle camerate, mentre un profondo fossato circonda tutto il perimetro. Tutti i forti erano collegati da una rete di strade, ancora percorribile, a loro volta innestate sulla lunga direttrice decorrente presso il crinale, conosciuta come “Via del Sale”, tramite cui si realizzava un tragitto d’altura verso l’alta valle Tanaro e l’entroterra ligure. Mai utilizzati per azioni di difesa, richiesero tuttavia un grande impegno per essere presidiati anche quando, durante la prima Guerra Mondiale, la massima concentrazione delle truppe era al fronte.

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