Viaggio dietro le quinte del Tor des Géants
La leggendaria gara lungo le Alte Vie della Valle d’Aosta è in pieno svolgimento. Abbiamo incontrato chi si prende cura dei corridori
La pioggia battente non ha fermato gli oltre 1000 corridori che ieri mattina sono partiti per affrontare i 330 chilometri del Tor des Géants. Anzi, dopo poco più di 24 ore di gara i ritirati erano appena un centinaio, un numero assolutamente in linea con quello delle passate edizioni. La pioggia, dunque, sembra non fare paura. Di certo non ha rallentato la marcia di Francois D’Haene (il favoritissimo della vigilia) e del suo connazionale Benat Marmissolle che stanno conducendo la gara con un buon margine degli inseguitori. Tra le donne è Katharina Hartmuth a condurre le danze, inseguita dalla britannica Sabrina Verjee e da Lisa Borzani. Siamo ancora lontani dal passaggio di metà gara e tutto, quindi, può ancora cambiare come spesso è accaduto al Tor. Quello che non cambia è il lavoro dell’organizzazione. Come raccontano a Montagna.tv i responsabili di tre aree di servizio particolarmente importanti.
Un sistema di soccorso autonomo, con 100 professionisti dedicati esclusivamente alla gara
“La complessa macchina di gestione dell’emergenza sanitaria del Tor des Géants comprende un centinaio di persone: medici (una ventina), infermieri (circa 30) e soccorritori, tra questi ultimi molti sono volontari del 118 (Anpas, Croce Rossa Italiana e personale di Valpelline Soccorso)”, spiega il dottor Luca Cavoretto, responsabile emergenza sanitaria del Tor. “Gli interventi sono gestiti da una centrale operativa provvisoria, in tutto e per tutto simile a quella del 118, e attiva solamente nelle giornate del Tor. Questa riceve le chiamate degli atleti in difficoltà (il numero da chiamare è riportato sul pettorale) e dal personale di servizio sul percorso e ha lo scopo di non occupare le linee di quella “ufficiale”, che serve per l’emergenza-urgenza dell’intera Regione Valle d’Aosta. Così come il personale medico, gli infermieri, i tecnici del soccorso e i volontari che, insieme a una flotta di mezzi dedicati, cercano di essere autonomi al 100% nella gestione dei soccorsi”.
“Il personale”, continua Cavoretto, “è suddiviso tra le basi vita e diversi punti dislocati lungo il percorso (rifugi, bivacchi fissi e mobili). Con turni che vanno dalle normali 12 ore (per chi si trova in località facilmente raggiungibili) ai 2 o 3 giorni (chiaramente con cambio ogni tot ore) per coloro che si trovano in luoghi più impervi e difficili da raggiungere, questi uomini e donne garantiscono la sicurezza di circa 6mila persone tra atleti (di tutte le cinque gare del sistema TOR X) e volontari. A coloro che rimangono in postazioni fisse, si aggiungono due squadre itineranti composte ognuna da una guida alpina, un medico e due soccorritori della Croce Rossa. Vengono scherzosamente chiamati “i randagi” perché con i loro mezzi fuoristrada si spostano nei vari punti sul terreno di gara e seguono principalmente la pancia del gruppo.”
Quasi tremila volontari. Moltissimi vengono da fuori Regione
“Il reclutamento e l’organizzazione dei volontari (quest’anno quasi 3mila) operativi nelle varie postazioni sparse lungo l’intero percorso, è un lavoro che dura tutto l’anno.” Tantissimi sono quelli che provengono da fuori regione e perfino dall’estero. “Moltissimi tra i VolonTOR che arrivano da lontano si fermano per l’intera settimana, fanno base a Courmayeur e poi vengono destinati, a seconda delle attitudini, dove c’è bisogno”, spiega Erika Noro, storica responsabile dei volontari del TORX. “Tanti volontari sono ex partecipanti, ma non necessariamente. Si tratta di persone che non hanno la capacità di affrontare una distanza del genere, ma il TOR è un mito che loro vogliono comunque vivere dal di dentro”.
Come si diventa volontari? “Innanzitutto bisogna registrarsi su un form che si trova sul sito ufficiale della gara. Dopo di che si viene ricontattati per eventuali chiarimenti e inseriti in una lista broadcast”, spiega Noro. “Ad agosto c’è lo smistamento nelle varie postazioni e il gioco, per così dire, è fatto! Sembra facile ma non lo è. I VolonTOR prestano il loro servizio su turni da 4-6 ore (8 laddove la postazione richiede un avvicinamento a piedi) e vengono spostati da una base vita o postazione all’altra. Per molti è anche l’occasione di visitare e conoscere meglio la Regione”.
Un sistema di cronometraggio con punti di rilevamento ogni 5-7 km, a vantaggio della sicurezza
Il Tor des Géants, come anche il Tor des Glaciers, sono gare molto lunghe e su terreni d’alta quota, sulle quali, per esigenze di sicurezza, si esercita controllo maniacale dei passaggi dei concorrenti. Il sistema di cronometraggio permette di sapere la posizione dell’atleta (o quanto meno la tratta in cui si trova) anche quando il gps non funziona bene. “Il nostro sistema di cronometraggio si basa sul sistema Android dello smartphone per il rilevamento dei tempi, utilizzando chip compatibili con gli smartphone (gli stessi utilizzati per il pagamento con le carte di credito con il telefono)”, spiega Paolo Griselli, Vice presidente di VDA Trailers e ideatore del sistema di cronometraggio del TOR. “Attualmente ci sono circa 50 postazioni di rilevamento ufficiali e visibili a tutti (con distanza che varia dai 4 ai 7 km l’uno dall’altro), oltre ad altre non ufficiali ma comunque utili all’organizzazione per controllare l’effettivo passaggio degli atleti nei vari punti del percorso. È un sistema semplice, che funziona bene e che permette l’aggiunta di ulteriori postazioni a costi ridotti. Da quest’anno sono attive anche delle webcam fisse che permettono a chi segue gli atleti di vederli anche a distanza, attraverso lo schermo del computer o dello smartphone”.