Interessante spedizione esplorativa tra Swat e Chitral, la “Svizzera del continente indiano”
Il team piemontese intende scalare alcune vette “dimenticate” da decenni a causa della loro lontananza. Lo Swat Project cerca di proteggere questa regione del Pakistan, splendida ma sotto attacco
Non sono montagne “famose” quelle verso cui si dirigono gli scalatori della SWAT/CHITRAL mountaineering expedition 2024. Proprio per questo, però, offrono ancora la possibilità di vivere un alpinismo dal sapore esplorativo e decisamente avventuroso.
L’area verso cui si dirige il team piemontese, guidato dal cuneese Accademico del CAI Anselmo Giolitti e composto da Andrea Bertorello (CAI Cervasca), Alberto Paolo Policarpo (CAI Biella), Daniele Carle (CAI Barge) e dall’Aspirante Guida Alpina Ivan Vittone (anch’egli socio del CAI Barge), è quella a cavallo tra le regioni pakistane dello Swat e del Chitral, una suggestiva zona collinare e montuosa che, dalle pianure, sale a una vasta area alpina, costellata di laghi, boschi e praterie, definita come “la Svizzera del continente indiano” per la bellezza dei suoi paesaggi.
“Si tratta di montagne frequentate dagli alpinisti negli anni 60 e 70 del secolo scorso – spiega Giolitti – che in seguito hanno perso attrattiva per la modesta altezza delle cime (a malapena toccano i 6000 metri), ma soprattutto per le difficoltà logistiche determinate dall’isolamento che fino a non molti anni fa caratterizzava il territorio e per l’impegno richiesto dalla loro conformazione orografica, che spesso presenta versanti e pareti decisamente ripide”.
Le cime principali dell’area sono state tutte già salite per le linee più facili, ma offrono ancora enormi opportunità per l’apertura di itinerari di maggiore ingaggio e attorno a loro si estende un’infinità di vette secondarie che attendono una prima salita e molte delle quali non hanno ancora neppure un nome.
“Il nostro primo obiettivo – conferma Giolitti – sarà proprio la cima ancora inviolata del Dadalbho, una bella vetta di 5840 metri, avvicinabile risalendo lo Swat, a cui, se avremo fortuna potremo abbinare la prima ripetizione del Kahrakali (5.990 m), la montagna più alta dell’area, scalata una sola volta nel ’68 da parte di alpinisti inglesi. Dalle informazioni di cui disponiamo possiamo presumere che si tratterà di ascensioni di stampo classico, non particolarmente impegnative sotto l’aspetto tecnico, ma sarà sicuramente una bella avventura sotto l’aspetto esplorativo. Il tutto comunque sarà poi da verificare in loco, perché l’unica documentazione di cui disponiamo per il Dadalbho sono alcune foto scattate in lontananza nel 2023 e solo della parte inziale del versante da salire, mentre per il Kahrakali abbiamo solo la fotografia ripresa dalla spedizione inglese del ’68 e le immagini satellitari in Google Heart”.
Lo Swat Project intende preservare una regione straordinaria. Ma pesantemente minacciata
L’idea di questa spedizione, patrocinata dal Club Alpino Accademico e dal CAI di Biella con il supporto organizzativo di Mountain Wilderness, nasce dalla partecipazione di Anselmo Giolitti all’edizione 2023 dello Swat Project, un progetto organizzato da Mountain Wilderness International e diretto da Carlo Alberto Pinelli con lo scopo di preservare questa splendida regione dall’antropizzazione disordinata e selvaggia, seguita alla creazione di nuove vie di comunicazione e infrastrutture. Con il suo progetto Mountain Wilderness cerca di proporre un diverso modello di sviluppo, favorendo il turismo outdoor sostenibile, anche attraverso la formazione di accompagnatori e guide locali, e promuovendo presso le autorità centrali del Pakistan l’istituzione di un’area protetta. “Lo Swat Project ha previsto diverse fasi – conclude Giolitti – tra le quali una serie di trekking esplorativi finalizzati alla realizzazione di una guida. Proprio la partecipazione ad uno di questi trekking che è stata per me l’occasione per esplorare l’alto Swat al confine con il Chitral ed innamorarmi di questo territorio e delle belle montagne che ora tenteremo di scalare”.