Itinerari

Da Misurina al rifugio Fonda Savio, balcone sui Cadini

La catena dei Cadini è un’oasi di natura e di pace a due passi dal Lago di Misurina e dalle Tre Cime di Lavaredo. Consigliamo di salire al rifugio Fonda Savio per poi proseguire inoltrandosi in un vallone solitario e roccioso.

A due passi dalle celebri e frequentatissime Tre Cime, e dagli ingorghi all’inizio della strada per il rifugio Auronzo, i Cadini di Misurina sono un’oasi di bellezza e di pace nel cuore delle Dolomiti del Cadore. Caratterizzati da vette rocciose eleganti separate da profondi valloni ghiaiosi (i “cadini” o “ciadin”), spesso innevati anche in piena estate, sono noti soprattutto per i loro percorsi attrezzati. 

Chi ama le escursioni impegnative può affrontare la verticale ferrata Ceria-Merlone della Cima Cadin di Nord-est, chi preferisce degli itinerari più dolci può cimentarsi (ma sempre con casco, imbrago e kit da ferrata) sui sentieri attrezzati Bonacossa e Durissini, che consentono spettacolari traversate tra cenge, valloni solitari e forcelle. Gli alpinisti hanno a disposizione decine di itinerari interessanti. 

Il sentiero che sale da Misurina al rifugio che ricorda i fratelli Piero, Paolo e Sergio Fonda Savio, di proprietà del CAI XXX Ottobre di Trieste, è l’unico itinerario elementare che conduce nel cuore dei Cadini, e per questo è molto frequentato. Consigliamo di proseguire, con un tratto ripido ma senza alcuna difficoltà, verso il solitario Cadin del Nevaio, da cui appaiono in tutta la loro imponenza le Tre Cime. 

L’itinerario: da Misurina al rifugio Fonda Savio e al Cadin del Nevaio

Partenza: Misurina (1806 m)
Dislivello: 660 m
Tempo: 3.45 ore a/r
Difficoltà: E
Periodo consigliato: da fine giugno a ottobre

Da Misurina si segue la strada delle Tre Cime. Meno di 1 km oltre il campeggio e la vicina rotatoria, un cartello sulla destra indica il parcheggio (1806 m) da cui inizia il sentiero per il rifugio Fonda Savio. 

A piedi si segue la strada forestale, indicata dai segnavia CAI 115, che sale nel bosco fino al Pian degli Spiriti e alla base della teleferica di servizio del rifugio. Si supera un tratto paludoso grazie a una passerella, poi si lascia a sinistra una targa che ricorda Dario Favretto, socio del CAI XXX Ottobre di Trieste a cui è dedicato il sentiero. Un tratto faticoso, con numerosi gradini, porta a un bivio dove si va a sinistra per salire con dei comodi tornanti (se si continua dritti si affronta una ripida scorciatoia). Il sentiero torna a destra, sale con altri tornanti sassosi e raggiunge un crinale (2098 m) dove ci si affaccia sul Cadin dei Tocci, chiuso a destra dalle Cime d’Antorno e dalla Torre del Diavolo e a sinistra dalla Cima Cadin dei Toci. In alto si vede il rifugio. 

Il sentiero riprende a salire, supera delle ghiaie e dei ripidi tornanti, poi compie una lunga diagonale e traversa un canalone. Un canalino di rocce e ghiaia, facilitato da gradini di legno e da un cavo metallico, porta al rifugio Fonda Savio (2357 m, 1.45 ore), ai piedi della Torre Wundt. Dal crinale dov’è l’asta della bandiera si vedono le Tre Cime. Oltre il rifugio, dal Passo dei Tocci, i sentieri Bonacossa e Durissini iniziano con un ripido tratto attrezzato in discesa. 

Si riparte a destra del Passo e dei serbatoi dell’acqua, per un ripido ma comodo sentierino (segnavia 112) che sale tra ghiaie e macigni. Dopo una decina di minuti il sentiero traversa a sinistra, scavalca un crinale ed entra nel Cadin del Nevaio.
Superato un vallone spesso innevato ma non ripido, si sale a un bivio con quota sbagliata (siamo a circa 2450 m) su un crinale morenico, da cui un tracciato raggiunge la ferrata Ceria-Merlone. Ci si può fermare qui (0.45 ore a/r), o proseguire fino alla conca sommitale del vallone. La discesa dal rifugio al posteggio richiede 1.15 ore.      

La passione di Fosco Maraini per i Cadini

Sulle guglie dolomitiche dei Cadini hanno lasciato le loro firme grandi nomi dell’alpinismo dolomitico come Tita Piaz, Emilio Comici, Angelo Dibona e Hans Dülfer. Quasi novant’anni fa, invece, ha aperto qui delle eleganti vie nuove Fosco Maraini, giovane alpinista fiorentino destinato a diventare un grande esperto dell’Asia. 

Il 7 settembre del 1935, insieme a Topazia Alliata, che più tardi sarebbe diventata sua moglie, Fosco salì il Castello Incantato, che guarda verso il Passo dei Tocci, per un camino mai percorso fino ad allora.  Il giorno prima, con l’alpinista americano Hans Kraus, Maraini aveva raggiunto per la prima volta il torrione che nel 1964 sarebbe stato dedicato ad Alvise Canal. 

Il 9 settembre, infine, la cordata Maraini-Alliata superò lo spigolo nord della Cima Cadin di San Lucano, la più alta del massiccio, per un itinerario di quarto e quinto grado, che sarebbe stato ripetuto (e rettificato con due varianti) dal grandissimo Emilio Comici. Poco più di un anno dopo, nel novembre 1936, Topazia mise al mondo la prima figlia Dacia, destinata a diventare una scrittrice famosa. 

Nell’inverno del 1937, piegando una pagina di giornale per asciugare uno scarpone bagnato, Fosco scoprì la notizia che il professor Giuseppe Tucci stava per tornare in Tibet. Gli scrisse, e riuscì a partire anche lui. La magia dei Cadini gli aveva cambiato ancora una volta la vita.  

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