Giorgio Bertone e quell’amore infinito per il Monte Bianco
Le grandi salite con Zappelli, Machetto e Desmaison. La Guida alpina amica e confidente dei clienti. La prematura fine sorvolando il Mont Blanc de Tacul
“Tu non sai cosa si prova lassù – mi aveva detto – non avresti più voglia di scendere giù…”
Giorgio Bertone
Giorgio Bertone nasce il 14 agosto 1942 ad Agnona, frazione della Valsesia (VC) dal bellissimo ponte di fine ‘700. In bici o a piedi passa sopra i suoi quattro massicci archi in pietra per avventurarsi prima sui sentieri di casa e, poi, sull’enorme massiccio che chiude la valle: il Monte Rosa. Da lassù il suo sguardo viene rapito da un altro colosso fatto di ghiaccio e rosso granito. Così, con i pochi spicci che un ventenne può avere, si ritrova a condividere con un amico la tenda alla base del Monte Bianco.
Nel 1962 parte dalla sua “casa” piantata a Planpinceux con il biellese Guido Machetto per una grandissima impresa. Sono i quarti a ripetere la via tracciata da Cassin, Esposito e Tizzoni nel 1938 sullo sperone Walker delle Grandes Jorasses, salendola in sole 13 ore e mezza.
L’anno successivo, sempre con Machetto, apre una nuova via di roccia sulla parete ovest della Vierge, dedicandola a Romano Merendi.
Nel 1963 incontra il toscano Cosimo Zappelli che, fino al suo ingresso nella Società Guide di Courmayeur, si era legato più volte con Walter Bonatti. Tra il 1964 e il 1965 aprono insieme alcuni notevoli itinerari sulla Brenva e sull’Aiguille Croux, raggiungendo spesso il VI grado. La loro impresa più celebre resta la prima salita dello sperone nord-est della Pointe de l’Androsace. Si tratta di 500m di scalata elegante e sostenuta; prima per diedri di ottimo granito e, poi, per delicati tiri di misto.
Tra il 1964 e il 1965 ottiene i titoli di Maestro di Sci e di Guida Alpina, divenendo presto tra le più note ed apprezzate d’Italia. Sulla scia delle guide Rebuffat e Terray, si rapporta con il cliente come un amico ed allievo, cercando di crescerlo gradualmente per poter affrontare salite sempre più impegnative. Una visione decisamente moderna e distante da alcuni colleghi, tanto da perdere alcune simpatie nell’ambiente di Courmayeur.
Mette al servizio del Soccorso Alpino la sua grande conoscenza del Monte Bianco, portando a termine numerosi salvataggi.
Bertone, seppur dedito al lavoro, continua a sognare e disegnare nuove vie, come quella aperta con Pietro Nava nel 1972 tra i diedri della Pyramid du Tacul.
Dal 9 al 17 gennaio 1973, con ben nove bivacchi invernali, sale una nuova direttissima alla Punta Walker. Sono con lui a battere i denti Michel Claret e Renè Desmaison.
Il suo valore come alpinista e Guida non sfugge a Fila, noto marchio di abbigliamento sportivo del biellese, che decide di sponsorizzarlo, tra i primi ad esserlo in Italia, e affidarsi alla sua consulenza per realizzare la linea “White Rock”. Nel 1974, grazie a questo contributo, parte con Lorenzino Cosson alla volta dello Yosemite dove, in sette giorni, compie la prima ripetizione italiana del Nose sulla parete del Capitan, guadagnandosi anche i complimenti di Reinhold Messner.
Rientrato dalla California, dopo aver registrato il racconto dal titolo “Yosemite 74”, torna subito sulle sue montagne, realizzando la prima ripetizione e prima invernale della Couzy alla Punta Margherita, sempre sulla nord delle Grandes Jorasses, agli inizi del 1975.
A metà luglio dello stesso anno sale da solo la diretta Ratti-Vitali alla ovest dell’Aiguille Noire de Peuterey, impiegando meno di sette ore.
Il carattere di Bertone è a tratti enigmatico e difficile da comprendere: da un lato si dimostra calcolatore, serio e responsabile, dall’altro è attratto dall’estetica e dal gusto di spingersi al massimo. Gli piacciono la musica classica e il disegno, ed è un bravo fotografo di montagna, ma è anche un innovatore nel campo dei materiali e delle tecniche.
Ama scalare per il senso di libertà che la montagna regala, ma non gli basta e trova nel volo una libertà ancora maggiore. Il 6 agosto 1977, mentre sorvola il Mont Blanc du Tacul, qualcosa va storto. Giorgio Bertone, tra i più grandi alpinisti degli anni ‘60 e ‘70, muore a quasi 35 anni, lasciando solo il figlioletto di appena due anni.
Nel 1982, su volere di Cosson, gli viene dedicato un rifugio al Mont de la Saxe, raggiungibile proprio da dove visse in tenda agli inizi della sua carriera e con una vista stupenda sul suo amato Monte Bianco.

Principali salite
- 2 e 3 settembre 1964 – Nuova via sullo sperone Est-Nordest della Pointe de l’Androsace (Pilastro Bertone), dedicata alle guide Cesare Gex e Sergio Viotto, con Zappelli.
- 9 settembre 1966 – Nuova diretta sulla parete Est dell’Aiguille de la Brenva, con Zappelli.
- 11-13 giugno 1967 – Nuova via molto sostenuta, mista libera e artificiale, sullo Sperone Sudest dell’anticima Sudest dell’Aiguille Croux, con Zappelli.
- 2 agosto 1968 – Nuova via per la parete Ovest della Vierge, dedicata a Romano Merendi, con Machetto.
- 10-17 gennaio 1973 – Diretta alla parete Nord della Punta Walker alle Grandes Jorasses, con René Desmaison e Michel Claret.
- 3-5 luglio 1973 – Via dei Diedri alla Parete Ovest dell’Aiguille Noire de Peutérey (non ancora ripetuta), con Desmaison
- Settembre1973 . Nuova via alla Punta Welzenbach salendo per lo parete Ovest, con Desmaison e Claret.
- 1975 – Invernale alla Punta Margherita alle Grandes Jorasses per la parete Nord, con Cosson.
- 15 luglio 1975 – 1° solitaria dell’Aiguille Noire de Peutérey per la Parete Ovest – via Ratti/Vitali.
- Dicembre 1975 – 2° salita invernale dello Spigolo Nordest del Grand Capucin, con Cosson e Piero Ferraris.
Libri
“Bertone, la montagna come rifugio” (In libreria Bertone la montagna come rifugio) , di Guido Andruetto, Castelvecchi editore, 2017.
“meglio avere un carattere difficile che non averlo”
Giorgio Bertone