Itinerari

Due itinerari per raggiungere la vetta della “montagna di Roma”

Il Terminillo offre a chi cammina una vetta panoramica e rocciosa, e dei sentieri affascinanti e non troppo faticosi. I due rifugi, oggi della Sezione di Rieti del CAI, hanno una storia interessante

Il fascino della “montagna di Roma” c’è ancora. Il Terminillo, attrezzato per lo sci negli anni Trenta per volere di Benito Mussolini, ha accolto generazioni di sciatori, e ha visto sfilare negli anni Cinquanta politici e palazzinari, star di Cinecittà come Gina Lollobrigida e Vittorio Gassman, rampolli dell’alta borghesia romana. 

A ridimensionare il Terminillo della mondanità e dello sci sono state le autostrade per l’Abruzzo, che hanno spinto gli sciatori verso Campo Felice e Ovindoli. E la cronica mancanza di neve, inevitabile da decenni su un massiccio affacciato verso il Tirreno.  

Il Terminillo, va detto, non è solo la “montagna di Roma”. Le sue rocce e i suoi boschi si affacciano su Rieti e i suoi laghi, e sui conventi francescani di Greccio, Fonte Colombo, Poggio Bustone e La Foresta. Dall’altra parte, oltre le gole del Velino e Sella di Corno, sono L’Aquila e il Gran Sasso. 

Considerano il massiccio “cosa loro” anche gli escursionisti e gli sciatori dell’Umbria, che salgono verso il Terminillo da Terni e dalla cascata delle Marmore. Siamo nel cuore geografico d’Italia. Ferdinand Gregorovius, tedesco innamorato del Lazio, ha scritto di “valli eccezionalmente pittoresche” percorse da “torrenti spumeggianti”. 

Pochi anni dopo Enrico Abbate, segretario della sezione di Roma del CAI, ha scritto di una montagna “imponente e con creste scoscese”, capace d’inverno di ricordare “una difficile salita alpina”. “Se il paese di Leonessa fosse in Svizzera” ha aggiunto, “il paese si rimodernerebbe, sorgerebbero alberghi, comode diligenze percorrerebbero ampie strade trasportando continuamente touristes”.

A Roma e nel Lazio, da sempre, si parla del Terminillo solo in chiave invernale. E’ un errore perché, da un secolo e mezzo, il massiccio è un punto di riferimento per escursionisti e alpinisti. La nascita degli impianti di risalita, e la strada che sale a 1900 metri di quota hanno reso ancora più accessibili le pareti, i circhi glaciali, le faggete e i panorami.

Migliaia di escursionisti, ogni estate, salgono sulla cima del Terminillo dalla Sella di Leonessa o dal rifugio Sebastiani, per un breve sentiero a tratti roccioso e sconnesso. Li attende un panorama che abbraccia la conca di Rieti, la Campagna Romana e le alture della Tolfa, e poi i Sibillini, la Laga, il Velino e il Gran Sasso.

Per raggiungere la cima suggeriamo due percorsi più belli. Dal rifugio Sebastiani, un magnifico anello consente di costeggiare la parete Nord del Terminillo, e di proseguire superando l’aerea ma elementare Cresta dei Sassetelli. In discesa si utilizza la normale. 

Un altro bel percorso, da Campoforogna, sale al Terminilletto e al rifugio Rinaldi e prosegue verso la cima più alta per l’aerea cresta del Cavallo. I due sentieri consentono di scoprire vasti panorami, e di apprezzare il contrasto tra la parte integra e a tratti selvaggia del massiccio, e i danni causati dalla monocultura dello sci. 

Dal rifugio Sebastiani alla Cresta Sassetelli e al Monte Terminillo


Partenza:
Rifugio Sebastiani (1820 m)
Arrivo:
Monte Terminillo (2216 m)
Dislivello:
500 m
Durata:
3a/r
Difficoltà: E/EE

Uno spettacolare anello, che richiede attenzione sulle rocce dei Sassetelli e sulla via normale in discesa. Da Pian de’ Valli e da Campoforogna si sale in auto al rifugio Sebastiani (1820 m). Si può arrivare anche da Leonessa, scavalcando l’omonima Sella.

Un cartello indica il sentiero della via normale che sale a mezza costa, entra in un vallone dov’è uno skilift abbandonato, poi obliqua a sinistra verso la cresta. Lo si lascia e si sale verso destra, incontrando (1920 m) un sentiero che parte dalla Sella di Leonessa. Si continua (segnavia 403) ai piedi delle rocce e dei canaloni del versante Nord est del Terminillo fino a una cresta di rocce e ginepri (1950 m, 0.30 ore) in vista della Valle della Meta.

Il sentiero scende per ripide ghiaie, poi traversa ai piedi della parete Nord del Terminillo. Si prosegue a saliscendi tra massi e doline, si aggira una dorsale, si traversa il Prato dei Sassi e si raggiunge una sella a pochi metri dalla Cima di Vall’Organo (2090 m, 0.30 ore).

Si continua per un comodo sentiero, si traversa la Cresta dei Sassetelli (2139 m) su rocce senza difficoltà, si scende a una sella, e si prosegue comodamente fino al segnale IGM della vetta del Terminillo (2216 m, 0.45 ore). Si può proseguire fino a uno sperone più alto (2217 m).  

In discesa si segue il ripido sentiero (segnavia 401) della via normale. Un tratto abbastanza comodo e un altro ripido e che richiede attenzione portano a un crinale pianeggiante. Una discesa a sinistra riporta al percorso dell’andata e al rifugio (0.45 ore). 

Da Campoforogna al rifugio Rinaldi e al Monte Terminillo

Partenza: Campoforogna (1671 m)
Arrivo:
Monte Terminillo (2216 m)
Dislivello:
600 m
Durata:
3.30 a/r
Difficoltà: E 

Da Pian de’ Valli si sale in auto al piazzale di Campoforogna (1671 m). Si può anche arrivare in bus da Rieti, o in auto da Leonessa, toccando la Sella di Leonessa e il rifugio Sebastiani. Un cartello del CAI indica il sentiero (segnavia 401) che sale al rifugio Rinaldi e al Terminillo. 

Si inizia con un tratto ripido e sassoso, si sbuca su una strada sterrata, e la si segue su un panoramico crinale. Il tracciato aggira il Terminilluccio e l’osservatorio dell’Aeronautica Militare, e raggiunge una sella (1818 m, 0.30 ore) dove ci si affaccia sulle piste da sci. 

Qui il sentiero sale verso destra, e poi taglia con una lunga diagonale i pendii del Terminilletto. Dei tornanti lungo una vecchia pista da sci portano ad affacciarsi sulla Valle dell’Inferno e poi alla vetta (2108 m, 0.45 ore), dove sono il rifugio Rinaldi e l’arrivo di una seggiovia in abbandono. 

Il sentiero riparte sulla cresta verso la cima più alta, aggira delle gobbe con dei tratti un po’ aerei (il sentiero è sempre agevole), poi scende al Passo del Cavallo (2046 m). Delle rampe faticose portano alla cresta sommitale e alla vetta del Terminillo (2216 m, 0.45 ore), da cui si può salire al cocuzzolo 2217 m. Si scende per la stessa via (1.30 ore). 

I due rifugi del Terminillo

Alla fine dell’Ottocento, la Sezione di Roma del CAI decide di installare sui 2108 metri del Terminilletto il suo terzo rifugio. Dopo il Garibaldi del Gran Sasso e il Vittorio Emanuele II della Maiella, nasce il rifugio Umberto I. 

E’ un prefabbricato d’avanguardia, che prima di essere installato in montagna viene mostrato all’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, il rifugio viene ricostruito nel 1969 dal CAI di Rieti, che lo dedica a Massimo Rinaldi. Negli anni precedenti, però, la seconda vetta del massiccio è stata deturpata dall’arrivo di una seggiovia, da molti anni in abbandono. 

Nel 1961 la Sezione reatina del Club Alpino inaugura il rifugio Angelo Sebastiani (da non confondere con il Vincenzo Sebastiani del Velino!), poco a valle della Sella di Leonessa, che diventa un punto di riferimento per camminatori e alpinisti. 

Da qualche anno, le due strutture sono gestite da Emanuele Ludovisi, un esperto alpinista e skyrunner. Il Sebastiani si raggiunge in auto ed è aperto tutto l’anno. Al Rinaldi si arriva a piedi, e d’inverno occorre saper usare piccozza e ramponi. Informazioni allo 0746.261184, o al 328.0020775 (Emanuele Ludovisi), o sul sito www.cairieti.it

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