I campioni dell’High Line di scena in Valmalenco
Una fettuccia lunga 600 metri sopra la diga di Gera. Una traversata di 45 minuti. Uno spettacolo, non da circo, da ammirare domani 20 luglio in occasione dell’Altr(o) Festival
Raccoglie le acque provenienti dai ghiacciai di Fellaria, del Pizzo Scalino e dello Scersen. La diga di Alpe Gera in Valmalenco – imponente opera d’ingegneria con un volume che potrebbe contenere il Duomo di Milano – sarà lo scenario di un weekend speciale che apre l’edizione 2024 dell’Alt(r)o Festival dedicata ai paesaggi invisibili, luoghi meno noti fra natura e paesaggio antropico.
Saranno due giorni tematici dedicati allo sport in equilibrio, in particolare alla pratica dell’High line, riservata agli atleti, e alle tecniche di allenamento per la respirazione e la consapevolezza corporea, con un appuntamento aperto a tutti. Il ritrovo è sabato 20 luglio alle 10 presso la diga, dove verranno preparate le linee e gli esperti di Slackline Valtellina, parte dell’associazione sportiva Valmalenco Verticale, si cimenteranno fino alle 17 in una camminata di circa 600 metri sospesi nel vuoto, da un fianco all’altro della valle. Sarà possibile osservarli dalla mulattiera per la Val Poschiavina e dalla parte sommitale della diga, dove passa il sentiero per il rifugio Bignami. Ci sarà anche un campione di questa disciplina sportiva: Carlo Cozzio, detentore del record italiano di High line del 2021 di camminata bendato.
«Quest’anno siamo alla quarta esperienza», racconta Daniel Schenatti, presidente di Valmalenco Verticale. «L’High line era già presente tre edizioni precedenti del festival. Monteremo di sicuro una linea e probabilmente anche una seconda, se il meteo ce lo consentirà: niente precipitazioni e soprattutto vento». La prima linea sarà sopra l’acqua, la seconda 50 metri più a valle, in parallelo.
All’inizio era “solo” slackline
L’iniziativa rappresenta un’opportunità per avvicinarsi a una disciplina sportiva che in Italia è relativamente recente e poco conosciuta. Il funambolo che tutti conosciamo è Philippe Petit, l’uomo che nel 1974 tese una corda fra le Torri Gemelle di New York e ci camminò per otto volte, avanti e indietro. Il cinema ci ha abituati a equilibristi su cavi d’acciaio che sembrano l’Uomo Ragno. E il circo da sempre vanta acrobati sulla corda. Dimenticate tutto questo. «Questa disciplina nasce negli Stati Uniti, dagli arrampicatori nel Yosemite Park», racconta Schenatti. «La prima high line è del 1985, ma in Italia è giunta a metà degli anni Duemila, come corredo all’arrampicata. È uno sport molto psicologico, di conoscenza di se stessi». Come si vedrà all’Alpe Gera, l’atleta cammina su una fettuccia in poliestere, larga 2,5 cm. Oggi si usa anche un materiale più leggero, il Dyneema. Sfruttando l’oscillazione, si trova il proprio equilibrio e si procede.
Per capire la sua genesi, occorre fare un passo indietro. Per migliorare l’equilibrio e la concentrazione degli arrampicatori, nasce per primo lo slackline. «È una fettuccia tesa per esempio fra due piante in un parco, a mezzo metro o a un metro da terra», spiega Schenatti. «Non c’è imbragatura e se si rompe si cade a terra, ma senza rischi di farsi male. È un gioco di equilibrio e di bilanciamento dinamico, uno sport mentale che insegna a gestire il corpo nello spazio in modo corretto e allena alla concentrazione». Tutte doti che un buon arrampicatore deve avere.
Dallo slackline deriva lo High line. «Qui le fettucce sono due: la “main” su cui si cammina, e sotto una seconda di backup, che si presenta ad anse e resta più morbida», continua Schenatti. «L’atleta, con un’imbragatura da arrampicata, è assicurato a entrambe con un anello che scorre. Se cade, resta agganciato e appeso. La seconda fettuccia ammorbidisce la caduta. Ciò che conta è non toccare terra, quindi le fettucce vanno posizionate abbastanza in alto». Quanto? Per un percorso di 600 metri, si sta ad almeno 100 metri da terra. Chi pratica l’arrampicata certamente non soffre di vertigini. Ma è comunque diverso essere aggrappati alla roccia.
Concentrazione e autocontrollo
Sulla fettuccia, con il baratro sotto i propri piedi, occorre vincere la paura dell’altezza e restare per tutto il percorso con il massimo livello di concentrazione. Basta poco per vanificare il risultato. Lo sa bene l’atleta estone Jaan Roose che ha tentato di attraversare lo stretto di Messina, caduto a 200 m dall’arrivo, forse per il vento, mancando il record che voleva raggiungere. Ovviamente la fettuccia, ancorata su due punti alla stessa altezza, non è rigida: si cammina in parte in discesa e poi si risale.
Qual è l’età media dei praticanti di High line? «Sono giovani di 25 anni, che magari si avvicinano a questo sport nel contesto universitario. Trattandosi di una disciplina relativamente nuova in Italia, non abbiamo campioni italiani over 50 o 60». Ci sono anche donne? «Sì, e sono molto brave. E come nell’arrampicata, sono abili a dosare le proprie forze. A differenza dei ragazzi, che a volte tendono ad avere un approccio più da Rambo, le donne sono più consapevoli delle proprie capacità. E calibrando le forze, sanno andare lontano». Sospesi nell’aria, bisogna fare affidamento a tutte le proprie risorse fisiche e interiori per giungere al traguardo. All’Alpe Gera gli atleti impiegheranno anche 45 minuti per percorrere 600 metri. Un’eternità. Cammineranno persi nella loro concentrazione estrema, vivendo in uno stato quasi onirico. «Anche Carlo Cozzio, che è un campione, ci mette comunque quasi 30 minuti per questa lunghezza», commenta Daniel Schenatti. E riesce a farlo privandosi della vista, che è così importante quando ci si muove.
Domenica 21 luglio a Lanzada, dal parcheggio della diga di Campo Moro, più in basso, alle 10 si parte con Manuel Serra, formatore e studioso del movimento evolutivo, e Valentina Fanoni, educatrice e operatrice teatrale, per vivere un’esperienza di benessere olistico, muovendosi in un ambiente naturale. La partecipazione è gratuita, ma occorre iscriversi sul www.altrofestivalvalmalenco.it, perché il numero dei posti disponibili è limitato. Dopo una pausa ad agosto, il Festival riprenderà a settembre.
Altro che ponti tibetani!