Alluvioni: affidarsi alla fortuna non è una buona idea
Paesi isolati, acquedotti fuori uso, case e magazzini sommersi da acqua e fango. In Piemonte e Valle d’Aosta si contano i danni. Ma è prioritario impegnarsi per ridurre al minimo i rischi per il futuro
Solo un miracolo ha evitato il peggio, ma i danni sono comunque ingentissimi e non ancora definiti (oltre che quantificati) nella loro interezza. Il maltempo che ha flagellato Piemonte e Valle d’Aosta nel fine settimana appena concluso suscita però pesanti interrogativi.
Quello che è accaduto a Cogne, a Macugnaga, a Cervinia, in Valle Orco ha colto sostanzialmente tutti di sorpresa. Le precipitazioni annunciate alla prova dei fatti sono state di intensità superiore a quanto previsto. Autentiche – e prolungate – bombe d’acqua si sono riversate su zone piuttosto estese e in massima parte già interessate dallo scioglimento delle nevi in atto. Gli alvei di fiumi e torrenti erano quindi già pieni. Esondazioni ed erosioni sono state l’inevitabile conseguenza.
Davvero inevitabile?
Forse in alcuni casi, non sempre però. Senza entrare nei dettagli e nelle polemiche che già infiammano le diverse comunità locali colpite, va detto che spesso la mano dell’uomo ha contribuito non poco. E’ successo nel caso di torrenti irreggimentati che hanno consentito all’acqua di raggiungere velocità e forza esagerata. E’ accaduto a causa di pendii abbandonati o trascurati, dove da troppo tempo non si provvedeva alla pulizia degli alvei. Al contrario, è successo in corrispondenza di recenti opere invasive (es. strade o ciclabili d’alta quota) realizzate senza tenere in considerazione la possibilità di precipitazioni non più così rare.
Al conto dei danni manca inoltre ancora la valutazione di un aspetto molto caro ai frequentatori della montagna: quanti sentieri risulteranno inagibili?
Trovare una ragione di questi eventi calamitosi è diventato, purtroppo, fin troppo facile. Succederà ancora, purtroppo. E ancora una volta assisteremo alla richiesta dello stato di calamità naturale, di rimborsi e aiuti pubblici da parte di coloro che fino al giorno prima si disinteressava del problema. Anzi, in alcuni casi a battere cassa saranno proprio coloro che hanno creato le precondizioni del disastro.
Certamente pulire l’alveo di un torrente lontano dagli occhi di tutti non porta voti. Certamente far correre tra due muri di cemento un torrente protegge (forse) chi abita nei pressi, ma pone chi si trova più a valle in una situazione di estrema vulnerabilità. Certamente costruire un’attrazione (che sia una ciclabile in alta quota, un ponte tibetano, una zipline, una pista da bob su rotaia o quant’altro) prosciuga le scarne risorse a disposizione di un comune montano. Spese che porteranno benefici nel breve (anche in questo caso il condizionale è d’obbligo), ma non tutelano abitanti e ospiti. Affidarsi alla fortuna non è una buona idea.