Ambiente

Anche la Valle d’Aosta ha il suo Ötzi. Dal 14 giugno la marmotta del Lyskamm sarà esposta nel Castello di Saint-Pierre

La mummia dell’animale, ritrovata a 4291 metri di quota, ha 1.100 anni in più del celeberrimo Ötzi (6.600 anni contro 5.500). Il ritiro dei ghiacciai potrebbe permettere altri ritrovamenti

Il cambiamento climatico, che sta trasformando rapidamente le Alpi, ha già iniziato a creare seri problemi a chi vive in montagna e in pianura. Ma la riduzione dei ghiacciai, che lasciano scoperte vaste zone detritiche e rocciose, apre nuovi terreni di ricerca per archeologi e biologi.

Lo abbiamo scoperto trentatré anni fa, nell’estate del 1991, quando gli escursionisti tedeschi Erika e Helmut Simon hanno individuato un corpo umano mummificato sui 3210 metri del Giogo di Tisa, nel massiccio del Similaun, sulla cresta che separa l’altoatesina Val Senales dalla Ötztal, nel Tirolo austriaco.

I resti, studiati a Innsbruck ed esposti da molti anni nel Museo archeologico di Bolzano, appartengono a Ötzi, un viandante dell’Età del Rame, morto lassù circa 5.500 anni fa. La mummia, insieme al suo corredo (un pugnale di selce e un’ascia di rame, un arco e con quattordici frecce, vestiti realizzati con pelli e calzari imbottiti di erba secca) attirano decine di migliaia di visitatori ogni anno, e hanno regalato agli archeologi delle informazioni preziose sugli antichissimi abitanti delle Alpi.

Il ritrovamento nel 2022

Qualcosa del genere, nell’agosto del 2022, è accaduta sul Lyskamm, uno dei più eleganti “quattromila” del Monte Rosa, sul confine tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. E’ stata la guida alpina Corrado Gaspard a individuare sul versante orientale della montagna, a 4291 metri di quota, la mummia di una marmotta adagiata su una roccia, in posizione raccolta, come a volersi proteggere o scaldare, e poggiata sul fianco sinistro.

Gaspard ha capito e segnalato subito il valore del reperto. Pochi giorni dopo la Regione Valle d’Aosta, attraverso la Struttura Biodiversità, Sostenibilità e Aree Protette, ha organizzato il recupero con un elicottero della Protezione Civile. A bordo, oltre ai piloti e alla guida Gaspard, c’era Velca Botti, biologa del Museo e ricercatrice del Museo Regionale di Scienze Naturali della Valle d’Aosta.

La mummia è stata rimossa senza difficoltà dalla roccia su cui giaceva, il tempo stabile ha reso facili le operazioni. La marmotta ha raggiunto il laboratorio perfettamente integra e nei tempi previsti. Il protocollo di recupero e di conservazione è stato messo a punto con l’Istituto per lo Studio delle Mummie dell’EURAC Research di Bolzano.

“All’inizio, come per Ötzi trent’anni prima, nessuno ha capito l’importanza scientifica della mummia”, spiega Santa Tutino, biologa e direttrice del Museo Regionale di Scienze Naturali. “Più tardi, grazie all’approccio scientifico condiviso con EURAC, sono stati ottenuti i primi dati, tra cui la datazione al radiocarbonio, che hanno giustificato l’avvio del progetto di ricerca multidisciplinare The Marmot Mummy Project.

“Insieme a EURAC abbiamo deciso di monitorare la temperatura e l’umidità, di trasportare la mummia in condizioni di refrigerazione, e di prelevare campioni di sedimento dal sito del ritrovamento. Dopo una prima ispezione in laboratorio abbiamo deciso di non congelare il reperto” aggiunge la ricercatrice Velca Botti.

“Dopo il recupero in elicottero, ho esaminato con calma la mummia nel silenzio del laboratorio”, prosegue la dottoressa Botti. “La piccola marmotta era conservata incredibilmente bene, oltre ogni aspettativa, con ancora i tessuti integri e la pelliccia. La posizione fetale in cui era, come se dormisse, mi ha dato la sensazione che tutto si fosse fermato in quel momento. Quel piccolo corpo infondeva una dolcezza che le foto non sono capaci di esprimere”.

Secondo i dati forniti dalla Fondazione Montagna Sicura, si può ipotizzare che la mummia sia emersa per la prima volta dalla neve nel 2016.  L’analisi al radiocarbonio di tre costole prelevate dalla marmotta ha spiegato che l’animale è vissuto circa 6.600 anni fa, oltre un millennio prima di Ötzi.

Oggi il gruppo di lavoro del Marmot Mummy Project, che comprende archeologi, biologi, genetisti, glaciologi, naturalisti e veterinari, continua a studiare la mummia e il contesto del ritrovamento. Grazie alla morfologia della mummia, possiamo ipotizzare l’età, il sesso e le cause della morte.

Studiare gli aspetti genetici e dell’ambiente del ritrovamento permette di approfondire le conoscenze geologiche e sulle dinamiche dei ghiacciai del Monte Rosa. Queste poi vanno confrontate con le conoscenze archeologiche e storiche sulla Valle d’Aosta.

“Il reperto ha un grande valore archeologico, storico e culturale per l’intera Valle d’Aosta, perché la datazione lo colloca nel medesimo periodo dell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans e della necropoli di Vollein. Si tratta quindi un ulteriore tassello della storia della nostra regione”, riprende la direttrice Santa Tutino.

Il ritiro dei ghiacciai potrebbe consentire nuovi ritrovamenti

“In Valle d’Aosta, prima del 2022, non era mai stata ritrovata una mummia naturale, e questo apre le porte ad una serie di opportunità di ricerca scientifica. Considerati gli effetti del cambiamento climatico sui ghiacciai e il loro scioglimento, nuove scoperte e nuovi reperti probabilmente verranno alla luce”, continua.

La mummia di marmotta potrebbe non essere l’unico reperto a emergere. Questo ci permetterà di avviare nuovi filoni di ricerca, e di acquisire ulteriori competenze. Sarà possibile strutturare nuove attività promozionali, divulgative ed educative del nostro Museo, che potrà così rafforzare il suo rapporto con il territorio, e consolidare il suo ruolo di ente di ricerca e di divulgazione al servizio della collettività”, conclude Santa Tutino.

Dal prossimo 14 giugno, dopo quasi due anni di studio, la marmotta del Lyskamm verrà esposta al pubblico nel Museo Regionale di Scienze naturali Efisio Noussan nel Castello di Saint-Pierre. L’esemplare sarà in una teca appositamente progettata per la sua conservazione. Gli orari di visita possono essere richiesti allo 0165.95931, o consultati sul sito https://museoscienze.vda.it.

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