Alpinismo

Everest, la stagione è finita. 600 persone sulla cima, 9 morti. Kami Rita Sherpa porta il suo record a 30 ascensioni

Guide e clienti sono scesi a valle, gli Icefall Doctors smontano corde fisse e scalette, le vittime sono state la metà del 2023. Dopo quattro anni è stato riaperto il versante tibetano dell’Everest, dove l’8 giugno del 1924, 100 anni fa, sono scomparsi George Mallory e Andrew Irvine.

La stagione alpinistica dell’Everest è finita. E a “chiudere la porta”, raggiungendo per ultimi la vetta con delle piccole spedizioni commerciali, sono state due delle guide più famose del Nepal.

Il 28 maggio, ventiquattro ore prima che gli Icefall Doctors iniziassero a togliere corde fisse e scalette dalla seraccata del Khumbu, è arrivato a 8848 metri di quota Nirmal Purja, che ha accompagnato un cliente e alcuni Sherpa dell’agenzia Elite Expeditions. Dopo aver toccato l’Everest alle 5.45 di mattina, “Nimsdai” e la sua squadra sono scesi velocemente al Colle Sud e hanno raggiunto la vetta del Lhotse alle 16.15. Un exploit che merita di essere ricordato.

Lo stesso giorno era sull’Everest anche Sanu Sherpa, il primo alpinista a salire per due volte i 14 “ottomila”, che quest’anno aveva già toccato la vetta l’11 maggio. L’ascensione era organizzata dalla 8K Expeditions, Sanu accompagnava un cliente privato, che ha rinunciato intorno agli 8700 metri per problemi alla vista.

Sanu, con un video che mostra una corda gialla tagliata e una nuova corda blu a 8500 metri di quota, ha confermato l’accusa lanciata nei giorni scorsi da Nirmal Purja, e di cui abbiamo già riferito. L’ex-Gurkha ha dichiarato di “non temere l’inchiesta annunciata dal Ministero del Turismo”, e di “aver sostituito la corda mancante, per poi continuare verso la cima”.

Il mistero delle corde, però, non è ancora stato risolto, perché l’agenzia Pioneer Adventure ha annunciato che il suo cliente indiano Satyadeep Gupta, con due Sherpa, era arrivato in cima il 27 maggio, quando – secondo Nirmal Purja – la corda era ancora mancante. Gupta non ha rilasciato dichiarazioni.

Il mistero più noto della storia dell’alpinismo però risale a quasi cento anni fa. Quando all’alba dell’8 giugno 1924 due alpinisti britannici, George Mallory e Andrew Irvine, tentarono di raggiungere gli 8848 metri della cima. Qualche ora dopo furono avvistati dal basso dai compagni, per poi sparire per sempre. Per scoprire la loro storia, non perderti il nostro podcast “Il Mistero dell’Everest”.

Secondo il Ministero del Turismo di Kathmandu e il Sagarmatha Pollution Control Committee che coordina gli Icefall Doctors, nella stagione 2024 hanno raggiunto la cima dal Nepal “circa 600 persone, guide incluse”, una cifra che dev’essere ancora confermata. E’ ufficiale, invece, il numero dei permessi, 421, rilasciati a clienti paganti.

In attesa delle cifre definitive, e considerando che il rapporto tra guide (Sherpa e non) e clienti si avvicina a 2:1, si può affermare che poco più della metà dei clienti ha raggiunto gli 8848 metri. A registrare i numeri più alti, 27 clienti e 47 Sherpa, è stata la 8K Expeditions. Nel 2023, l’anno dei record, il Nepal aveva rilasciato 478 permessi, e gli arrivi in vetta erano stati 656.

Due successi sul versante Nord dell’Everest

Riaperto agli stranieri dopo quattro anni stop, il versante tibetano dell’Everest non è stato molto affollato anche a causa dei permessi di salita rilasciati tardi, fatto che ha convinto diverse spedizioni a dirigersi sul versante sud (o a tornare a casa).
Primi a salire sono stati i componenti dii una spedizione cinese, sulla quale però, non sono state diffuse informazioni. Primi “stranieri” sono stati gli alpinisti dell’agenzia austriaca Furtenbach Expeditions, con una spedizione flash che ha impiegato solo 12 giorni per andare da Kathmandu fino alla vetta.

Successo anche per le due spedizioni statunitensi salite dal versante del Tibet. Sia la Madison Mountaineering di Garrett Madison sia la Alpenglow Expeditions di Adrian Ballinger hanno portato sugli 8848 metri della cima tutte le loro guide e tutti i loro clienti.

“Tra il 28 e il 29 maggio, tutti i 23 componenti della nostra 2024 Everest North Side Rapid Ascent Expedition sono arrivati in cima” ha detto Ballinger al blogger Alan Arnette. “Siamo arrivati in vetta all’Everest soltanto 22 giorni dopo l’inizio della nostra spedizione. Il 30 maggio tutto il team è tornato al campo-base avanzato, dopo aver rimosso tutte le tende e tutta la spazzatura. Il nostro ritorno sul versante Nord non poteva andare meglio!”

Toni analoghi si trovano nel comunicato della Madison Mountaineering, che ha portato in cima, qualche giorno prima, 4 clienti e 12 guide. “Abbiamo avuto una fantastica giornata di vetta! Tempo e condizioni della via perfetti, niente folla, amicizie che resteranno con noi negli anni a venire” ha scritto il capospedizione Garrett Madison dopo il ritorno degli alpinisti e delle guide a Kathmandu.

Vale la pena di notare che sul versante tibetano il rapporto tra guide e clienti è stato più vicino al 3:1 che al 2:1. E che, nelle spedizioni “rapide” di Alpenglow Expeditions, i clienti vengono fatti acclimatare alla quota a casa, in tende ipobariche fornite dall’agenzia.

Nove vittime. Tante, ma la metà rispetto al 2023

Va segnalato anche il numero delle vittime – 9 quest’anno, contro i 18 del 2023 – registrate sul versante nepalese dell’Everest. Ogni morte in montagna è una tragedia, ma un numero così basso è un tributo all’abilità degli Icefall Doctors, degli Sherpa di Seven Summit Treks che hanno attrezzato la via fino in cima, e delle guide che hanno accompagnato i loro clienti.

L’elenco definitivo delle vittime comprende l’indiano Banshi Lal, morto in ospedale a Kathmandu dopo essere stato evacuato per mal di montagna, il nepalese Binod Babu Bastakoti che si è spento al Colle Sud dopo aver raggiunto la cima, il kenyano Cheruiyot Kirui e la sua guida Nawang Sherpa scomparsi in salita dopo aver superato lo Hillary Step.

Abbiamo già raccontato della fine dei due alpinisti mongoli Usukhjargal Tsedendamba e Prevsuren Lkhagvajav, morti dopo aver raggiunto la vetta, e del rumeno Gabriel Tabara, trovato cadavere nella sua tenda al campo III del Lhotse.

Anche se i primi comunicati arrivati da Kathmandu hanno affermato il contrario, sono morti due degli alpinisti – l’inglese Paul Paterson e Pastenji Sherpa – coinvolti il 22 maggio nel crollo di una cornice di neve ai piedi dello Hillary Step, e caduti sul versante tibetano.

Record per tutti i gusti

Numerosi, ma non tutti dello stesso valore, anche i record che sono stati raggiunti quest’anno.
La nepalese Phunjo Jhangmu Lama è diventata la donna più veloce a salire dal campo-base alla cima con 14 ore e 31 minuti, battendo il record stabilito da Ada Tsang Yin-hung di Hong Kong.

Un’altra nepalese, la fotogiornalista Purnima Shrestha, è diventata la prima donna a salire l’Everest per tre volte in una sola stagione. Lo stesso risultato, ma con un tempo migliore, è stato poi ottenuto da Dawa Finjok Sherpa, guida di Seven Summit Treks, che ha compiuto le sue ascensioni in 8 giorni, 13 ore e 35 minuti, e ha tentato una quarta salita.

Riporta all’alpinismo classico il record del polacco Piotr Jerzy Krzyzowski, primo al mondo a combinare le salite del Lhotse e dell’Everest senza ossigeno supplementare. Le due ascensioni gli hanno richiesto complessivamente poco meno di 48 ore. La guida britannica Kenton Cool, con la sua salita numero 18, ha migliorato il record di salite per un non-Sherpa.

Almeno una decina di Sherpa, quest’anno, hanno stabilito dei record personali con oltre 20 salite dell’Everest. Un nuovo grande applauso, infine, va a Kami Rita Sherpa, che come l’anno scorso è arrivato in vetta con i suoi clienti due volte, arrivando a un totale di 30 ascensioni. Nei prossimi mesi, ancora una volta, Kami arricchirà la sua collezione di diplomi del Guinness dei primati .

Come simbolo della stagione 2024 sull’Everest, merita di essere utilizzato il selfie che Kami Rita ha scattato il 22 maggio sulla vetta dopo essere salito dal Nepal. Accanto a lui c’erano i suoi amici Pasang Nurbu Sherpa, salito anche lui da sud, e Tsering Dorji Sherpa, arrivato nello stesso punto dal versante del Tibet. “E’ stato un gran bell’incontro” ha scritto Kami Rita su Facebook. La storia dell’Everest è fatta anche di queste cose.

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