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Andrea Lanfri e Luca Montanari in partenza per il McKinley/Denali, in Alaska

L’alpinista toscano e la guida alpina del Trentino partono domani alla volta della cima più elevata del Nordamerica. Le difficoltà non sono eccessive, la vera incognita è il meteo

Nelle scorse settimane, gli escursionisti a piedi e in mountain-bike impegnati sulle strade sterrate del Monte Serra, in Toscana, si sono trovati davanti più volte a uno spettacolo singolare. Un atleta percorreva quei tracciati di buon passo, in salita e in discesa, aiutandosi con dei bastoncini da trekking. Dietro di sé, trascinava un copertone pesante una ventina di chili.

Il Monte Serra, che si alza tra Pisa, Lucca e l’Arno, è la montagna di casa di Andrea Lanfri, e i suoi frequentatori sono abituati a incontrare l’alpinista e atleta paralimpico toscano. Il copertone al traino, per qualcuno di loro, è servito come indizio per capire la prossima meta di Andrea e dell’amico Luca Montanari, guida alpina del Trentino.

Il 9 maggio i due alpinisti italiani partiranno per l’Alaska. Il loro obiettivo è il Mount Mc Kinley/Denali (il primo è il nome tradizionale americano, il secondo quello degli indiani Athapaskan), un gigante ghiacciato di 6190 metri di quota che è la vetta più alta degli Stati Uniti e del Nordamerica. Una montagna imponente, esposta in pieno alle bufere che arrivano dall’Artico.

“In nessuna parte del mondo ci si sposta con tanti bagagli in un ambiente così ostile. Anche se non ci sono tratti tecnicamente difficili, in molti tratti non ci si può permettere un errore”. Così definisce il West Buttress, la via normale della montagna, il sito Summitpost.org. Andrea e Luca lo sanno, e si sono preparati con cura.

Sarà una grande avventura. Siamo preparati, naturalmente speriamo che il meteo sulla montagna sia accettabile sorride Andrea Lanfri in uno dei giorni di riposo e di relax che precedono la partenza per l’Alaska. “Da Talkeetna, dove si arriva in auto, si raggiunge il campo-base con dei piccoli aerei dotati di sci. Da lì in poi, e fino al campo II, i bagagli devono essere trainati su delle piccole slitte. Trainare il copertone sul Monte Serra, anche per 600 o 700 metri di dislivello, mi è servito per allenarmi a questa fatica”.

Il McKinley/Denali, per Andrea Lanfri è un altro passo verso le Seven Summits, la collezione delle vette più alte dei sette i continenti. In passato l’alpinista toscano ha salito l’Everest (Asia), il Kilimanjaro (Africa), l’Aconcagua (Sudamerica) e il Kosciouszko (Oceania).

Dopo il gigante dell’Alaska gli resteranno da salire il Vinson (Antartide) e l’Elbrus (Europa). La prima è un’ascensione remota e costosa, il secondo è una meta tecnicamente facile, ma l’accesso al versante russo del Caucaso è complicato dalla guerra in Ucraina e dalle difficoltà di viaggiare. La speranza di tutti è che tra un anno sia tornata la pace. Intanto, però, l’attenzione di Andrea è concentrata sull’Alaska.

“Per quel che sappiamo, la normale lungo il West Buttress non è troppo difficile dal punto di vista tecnico. Il tratto più impegnativo, prima di uscire in cresta, è un ripido pendio di neve attrezzato con corde fisse” spiega ancora Andrea Lanfri. “Il vero problema è il meteo, che a quelle quote e a quelle latitudini può diventare proibitivo. Il volo di ritorno è prenotato per il 5 giugno, se tutto va bene potremmo tornare anche prima”.

La recente salita sulla Pania della Croce per promuovere le vaccinazioni e a combattere la malattia

Tra le tante uscite di allenamento di Andrea, ce n’è stata una speciale. Il 24 aprile, l’alpinista toscano ha affrontato un altro dei suoi “From 0 to 0”. Dopo l’Etna, il Gran Sasso e il Monte Rosa, tutti raggiunti partendo in bicicletta dal mare, ha salito la Pania della Croce, una delle cime più belle delle Apuane, partendo in bici dal pontile di Forte dei Marmi.

Dopo 22 chilometri e 1000 metri di dislivello, lasciata la bici all’Antro del Corchia, nei pressi di Levigliani, ha continuato per un sentiero e poi per un ripido pendio di neve. “Il meteo era pessimo, ma sono andato lo stesso. Dopo mezz’ora di sole ha iniziato a piovere, in alto c’era quasi un metro di neve. Mi sono fermato sulla cresta della Pania, nell’ultimo tratto c’erano delle cornici di neve impressionanti” sorride Andrea.

Sul punto più alto raggiunto, a 1700 metri di quota sul mare, Lanfri ha fatto sventolare la bandiera di Apuane Libere, un’associazione che si batte perché l’estrazione del marmo non stravolga completamente il massiccio. La data scelta per salire da Forte dei Marmi alla Pania, però, ricorda un altro impegno importante. Il 24 aprile è la Giornata Mondiale contro la Meningite, il male che nel 2015 ha colpito Andrea Lanfri, facendogli perdere le gambe, amputate sotto al ginocchio, e sette dita delle mani. Tutti gli anni, in quella data, Andrea è impegnato in un progetto finalizzato a promuovere le vaccinazioni e a combattere la malattia.

Quest’anno, due settimane dopo il “From 0 to 0″ sulle Apuane, arriva la partenza per l’Alaska. La distanza che separa i 1848 metri della Pania della Croce dai 6190 del McKinley/Denali è molta, ma Andrea Lanfri ha dimostrato di saper andare lontano. In bocca a lupo a lui e a Luca Montanari!

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