AlpinismoGente di montagna

Guido Rey e quell’amore infinito per il Cervino

Fotografo, alpinista e scrittore ha legato il suo nome alla Gran Becca, ma realizzò salite notevoli anche nelle Dolomiti e sul Monte Bianco

Nell’alpinista v’è il poeta, il pittore, il pensatore, il cittadino; un cuore aperto a tutti i sentimenti gentili, una mente curiosa di ogni scienza, un osservatore che sulla montagna vede lontano (…) mille cose che i più non vedono”.

Edmondo De Amicis, che ha prodotto un’infinità di libri dei quali è diventato un classico solo il romanzo Cuore, era anche un appassionato di montagna. Queste parole di apprezzamento le dedica nell’introduzione al libro “Il Monte Cervino”, pubblicato da Hoepli nel 1904, al suo autore, Guido Rey. C’era conoscenza e stima fra i due, entrambi scrittori innamorati della Gran Becca e habitué del Grand Hôtel du Mont Cervin di Breuil, la futura Cervinia. L’albergo era il ritrovo di alpinisti e gente di cultura: De Amicis lo frequentava con il figlio Ugo, alpinista provetto, che era diventato amico e compagno di scalate di Guido Rey.

Fra i corridoi e le sale dell’hotel si incrociavano la crème dell’alpinismo, che lo utilizzava come punto di partenza per le ascensioni del Cervino dal lato italiano, e vari letterati dell’epoca che subivano il fascino della montagna, da Matilde Serao ad Arrigo Goito e a Giuseppe Giacosa.

La passione di Guido Rey (1861-1935) per il Cervino, però, risaliva a parecchi anni prima della conoscenza con i De Amicis. Lo racconta lui stesso in “Il Monte Cervino”, un libro diventato un classico della letteratura di montagna, al punto da essere più volte ristampato e tradotto in inglese, francese e tedesco (l’ultima ristampa, sempre edita da Hoepli, è del 2015 e riporta le belle illustrazioni originali di Edoardo Rubino). Il colpo di fulmine risale al 1874, quando aveva solo 13 anni. Suo zio aveva trascinato Guido e altri ragazzini della famiglia in quella che lui ricorda come la sua prima scalata su una vetta da lui definita “modesta”, il Monte Bo sulle Alpi Biellesi (2556 m).

Dalla cima, si scorgeva una montagna a forma di piramide, in lontananza. Era il Cervino. E lo zio che glielo additò si chiamava Quintino Sella, un uomo più volte ministro del neonato Stato italiano, bravo alpinista nonché presidente e fondatore del Club Alpino Italiano e marito di sua zia Clotilde Rey.

Guido è un rampollo della Torino bene di quegli anni. I suoi genitori, entrambi di origini francesi, erano abbienti. La madre Lidia discendeva da una famiglia nobile fuggita in Piemonte dopo la Rivoluzione Francese, mentre il padre Giacomo era industriale nel settore tessile. È una storia vecchia come il mondo: quale genitore non sogna di avere un figlio maschio che prosegua la sua attività? Giacomo Rey puntava su Guido. Finito il liceo classico, lo spedisce più volte anche all’estero, perché familiarizzi con clienti e fornitori. Oltre a occuparsi degli affari di famiglia, a Londra il giovane Rey è ammaliato dal mondo dell’alpinismo e dagli alpinisti. Londinese è Edward Whymper, che aveva conquistato il Cervino quando il piccolo Guido aveva solo quattro anni e che molti anni dopo Rey avrà l’emozione di incontrare casualmente mentre scendeva dal Colle del Teodulo, come racconta nel suo libro.

Il tessile non entusiasma Guido. Le montagne che suo zio Quintino gli aveva insegnato ad amare occupano il primo posto nel suo cuore e nelle sue aspirazioni. Tant’è che riuscirà ad allontanarsi dall’azienda per dedicarsi alle sue imprese alpinistiche, che alimenteranno la sua duplice attività di scrittore e di fotografo. In quegli anni giovanili, la sua vita è però segnata da un lutto: la perdita del fratello Mario, morto durante un’ascesa sul Monte Bianco. Il ragazzo era salito senza avvalersi di una guida alpina. Da quel momento, Guido sceglie di non prendersi mai più dei rischi: in ogni sua futura impresa, ci sarà un professionista ad accompagnarlo.

In questa fase della sua vita, mette a segno una serie di scalate di successo tra le quali la parte sud della Uia di Ciamarella (3676 m), la Meije (3984 m), la Uia di Bessanese (3601 m) e il Monviso (3841 m). Sale anche sul Rosa, dove in suo onore sul ghiacciaio del Grenz una cresta porterà il suo nome. Come una sirena, è il Cervino ad ammaliarlo. Tenta varie volte con le guide Daniel e Antoine Maquignaz di conquistare per primo la cresta del Fürggen, celebre per i suoi strapiombi, ma fallisce.

Con la montagna piramidale il conto resta in sospeso per ben nove anni, quando ormai trentottenne ci riuscirà, ma usando uno stratagemma per superare uno strapiombo particolarmente difficile: una scala di corda per scendere. Si rende conto di essere riuscito a percorrere tutta la via che si era prefissato, ma in modo poco ortodosso. E nel suo libro scrive: «Non ero soddisfatto. Sentivo che era una sorpresa fatta al vecchio Cervino, e che quella guerra non era onesta. (…) Il Cervino ancora una volta aveva vinto me, non io il Cervino». Sarà l’alpinista Mario Piacenza a percorrere per primo tutta la cresta del Fürggen nel 1911, senza trucchi. E Rey, da vero sportivo, si congratulerà con lui.

Nel 1900, conquista la cresta di Zmutt del Cervino. In seguito, scala diverse vette sul versante francese del Monte Bianco, poi negli anni che precedono lo scoppio della Prima Guerra mondiale si dedica alle Dolomiti: Catinaccio, Marmolada, Torri del Vajolet, Antelao, Tofane… “Il  poeta del Cervino” si misura con le guglie calcaree e con l’innovativo stile di arrampicata di Tita Piaz di cui scriverà nel suo libro “Alpinismo acrobatico”, pubblicato nel 1914.

La guerra sarà la pietra tombale della sua carriera da alpinista. Guido Rey aspira ad arruolarsi ma nel 1915 ormai è un ultracinquantenne. È troppo tardi per combattere, da buon patriota tuttavia vuole offrire il suo contributo. Mette a disposizione della Croce Rossa la sua auto per prestare soccorso ai feriti, ma un incidente gli lascerà dei postumi tali che gli impediranno di tornare a scalare le vette.

Gli viene in soccorso la sua montagna del cuore: per sanare le ferite del corpo e dell’anima, prenderà casa a Giomein, ai piedi del Cervino, dove può soddisfare il suo desiderio di contemplare ogni giorno la Grande Becca e di fare due chiacchiere con i giovani alpinisti di ritorno dalle scalate. Amante dell’ordine, negli anni Venti Rey simpatizza con il fascismo e con Mussolini. Sarà proprio il regime, però, a giocargli un brutto scherzo. Breuil, che diventa Cervinia, è chiamato a diventare la nuova destinazione del turismo legato allo sci. Per costruire impianti, centrali idroelettriche, funivie, alberghi è necessario avere una strada carrozzabile. La quiete del Cervino, la purezza della montagna e del paesaggio sono chiaramente a rischio.

Negli ultimi mesi della sua vita, il cantore del Cervino si oppone tenacemente alla nuova strada. Non la vedrà mai, però: proprio nell’anno in cui viene inaugurata, il 1935, Rey muore nella natia Torino dove è dovuto rientrare all’aggravarsi delle sue condizioni di salute.

A quest’icona dell’alpinismo italiano è intitolato un rifugio in Val Susa, nel comune di Oulx in località Pré Meunier, a quota 1761 m. È raggiungibile da Château Beaulard in 45 minuti, oppure da Beaulard con un’ora e mezzo di cammino. Il Museo della Montagna di Torino ha dedicato due mostre a Guido Rey, nel 1982 e nel 1986.

 

Le immagini che accompagnano questo articolo sono state fornite dal Museomontagna di Torino, che nel suo Centro Documentazione conserva un complesso di fondi di Guido Rey di cui fanno parte circa 1.400 fototipi tra negativi, diapositive e stampe, oltre a una raccolta miscellanea di vari documenti, tra lettere, appunti e note manoscritte. 

Negli scorsi mesi il Museomontagna ha avviato un progetto di catalogazione analitica del materiale fotografico di Guido Rey che sarà consultabile sul catalogo caisidoc.cai.it – Sistema documentario dei beni culturali del Club Alpino Italiano – condiviso con la Biblioteca Nazionale del Club Alpino Italiano e oltre 140 biblioteche sezionali.
La schedatura, che consentirà la consultazione e la fruizione del materiale anche da remoto, è parte di un progetto più ampio che avrà come esito una mostra su Guido Rey, organizzata dal Museomontagna e che aprirà  nella primavera del 2025.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close