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I Pell e Oss, il gruppo alpinistico monzese culla di Walter Bonatti e Andrea Oggioni

Scapestrati “mangiasass”. Così erano considerati nel mondo dell’alpinismo del Dopoguerra. Ma realizzarono magnifiche salite. A loro si unirono molti dei più grandi arrampicatori dell’epoca. La videointervista a Florio Casati, uno dei fondatori

Il contesto storico è quello del primissimo dopoguerra, lo stesso che vede la nascita di altri gruppi alpinistici destinati a fare storia, come i Ragni di Lecco. Anche i luoghi sono praticamente identici: le montagne lecchesi, che, fin dall’inizio del 900, sono state la “palestra” degli scalatori lombardi.

Uguale è anche la fame: fame di libertà, di amicizia e avventura, ma anche fame vera, quella di chi non proprio tutti i giorni riesce a mettere insieme il pranzo con la cena…

Non è difficile capire da dove derivi quel nome “Pell e Oss” (ovvero Pelle e Ossa), con cui si identifica il gruppo di scalatori monzesi che, proprio in quegli anni, comincia a frequentare le guglie della Grignetta e il Resegone.

A loro sembra non importare il fatto di avere poco o nulla da mettere sotto i denti. Ciò che conta è avere in tasca le poche lire che occorrono per salire ogni domenica sui vagoni merci del treno che la mattina alle 5 parte dalla Centrale di Milano. Il treno degli alpinisti lo chiamavano… Stazione dopo stazione il convoglio li porta fino a Lecco e da lì, prima con l’autobus che fa capolinea alla frazione di Malavedo e poi a piedi, salgono fino ai Resinelli e al giardino incantato dei canaloni, delle creste e delle guglie di calcare.

Fedeli alla tradizione dell’associazionismo proletario, gli scalatori monzesi sono fra i primi a costituirsi in un gruppo organizzato: la nascita ufficiale dei Pell e Oss risale al 30 aprile del 1946 in seno alla sezione locale dell’Unione Operaia Escursionisti Italiani. L’elitario sodalizio monzese del Cai aveva infatti preferito non immischiarsi con quegli scapestrati e sderenati  “mangiasass”…

I nomi dei fondatori sono quelli di Romolo e Piero Berti, Florio Casati, Achille Lazzaroni, Carlo Brioschi, Pino Pennati, Felice Mosi, Pino Oggioni, Franco Cereda e Luigi Fedeli. Pochi fra questi sono entrati nella grande storia dell’alpinismo, ma di sicuro al loro entusiasmo e passione si deve il coinvolgimento di altri giovani che di lì a poco rinforzeranno le fila dei Pell e Oss e le cui imprese sono note a tutti gli appassionati di montagna.

Per gli alpinisti provenienti dalle città della pianura lombarda, a quei tempi, uscire dal ristretto orizzonte delle Grigne era quasi un miraggio, un po’ come mettere in piedi una spedizione himalayana… Ma la forza del gruppo consentì sin da subito ai Pell e Oss di organizzare trasferte fra le “esotiche” vette delle Alpi centrali, come il campeggio estivo del 1946 nella zona dell’Ortles-Cevedale, che offrì la possibilità di impratichirsi con le scalate su neve e misto in alta quota. Poi, negli anni successivi, arriveranno le Dolomiti, il Monte Bianco, e tante altre destinazioni iconiche.

C’è grande vitalità ed energia e ben presto il sodalizio diviene il polo attrattore dei più attivi e talentuosi scalatori del territorio monzese e brianzolo. Nel 1948 entra nel gruppo un’infornata di giovanissimi destinati a fare storia, personaggi come Walter Bonatti, Andrea Oggioni e Josve Aiazzi, solo per citare i più celebri.

Ben presto il nome dei Pell e Oss comincia a comparire nelle cronache delle migliori ascensioni del tempo. A dare il via al fuoco di fila degli exploit sono proprio Bonatti, Oggioni e Aiazzi, che, assieme a Giulio Viganò, nel 1949 si aggiudicano una delle primissime ripetizioni della via Oppio-Colnagni al Croz dell’Altissimo, un solido VI grado. Nello stesso anno Oggioni, Aiazzi e Alini mettono a segno la prima ripetizione italiana della grandiosa via aperta da Cassin e compagni sulla parete nordest del Badile, mentre lo stesso Oggioni, con Bonatti, Emilio Villa e Mario Bianchi, dimostra la preparazione ormai raggiunta anche nel gruppo del Monte Bianco, salendo la via Ratti-Vitali sulla ovest dell’Aiguille Noir de Peuterey e lo Sperone Walker alle Grande Jorasses.

Per Bonatti e Oggioni queste salite sono solo le prime mosse di una carriera destinata a segnare tappe capitali della storia dell’alpinismo, mentre, per i Pell e Oss, rappresentano l’esordio di un percorso che, almeno fino a tutti gli Anni 70, vedrà gli esponenti del sodalizio monzese ai vertici della scalata italiana, con l’entrata in scena di nuovi talenti e nuove affiatatissime cordate, come quella composta da Vasco Taldo e Nando Nusdeo, autori di capolavori come la classicissima via sulla parete sudest del Picco Luigi Amedeo, nel gruppo del Masino, e di spedizioni che porteranno il vessillo del gruppo monzese a sventolare anche sulle vette patagoniche delle Torri del Paine.

Guarda l’intervista a Florio Casati

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