Itinerari

Il Lago della Duchessa, straordinario crocevia di storie e sentieri

Il più bel lago di montagna del Lazio divenne famoso in tutta Italia il 18 aprile 1978 a seguito di messaggio legato al rapimento di Aldo Moro. Da sempre, però, è meta o punto di passaggio per escursionisti allenati ed esigenti.

La primavera del 1978, quarantasei anni fa, è un periodo terribile per l’Italia. Il 16 marzo, a Roma, le Brigate Rosse hanno rapito il leader democristiano Aldo Moro, le sue ricerche non hanno avuto esito, la politica si divide sull’opportunità o meno di aprire una trattativa con i terroristi. 

Poi, il 18 aprile, un cronista del quotidiano “Il Messaggero” riceve una telefonata di “una voce maschile, con accento romanesco, ma non di borgata”, e grazie a quella trova una lettera in un cestino dei rifiuti. Annuncia “l’avvenuta esecuzione del presidente della Dc Aldo Moro”, spiega che il corpo è “immerso nei fondali limacciosi del lago Duchessa, alt. mt. 1800 circa, zona confinante tra Abruzzo e Lazio”.  

Il messaggio è diverso dai precedenti, contiene degli errori di ortografia grossolani, e bastano quarantott’ore per scoprire che si tratta di un falso. Moro verrà assassinato il 9 maggio, e il suo corpo non verrà lasciato in montagna ma in Via Caetani, nel centro di Roma, a due passi dalle sedi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano.  

Quel messaggio del 18 aprile, però, rivela a milioni di italiani l’esistenza di uno dei più bei laghi di montagna dell’Appennino, che occupa una vasta conca carsica del massiccio del Velino, ai piedi delle vette del Muro Lungo e del Morrone. E’ una zona suggestiva, che gli escursionisti di Roma, Avezzano e Rieti frequentano da sempre, e che il casello di Valle del Salto dell’autostrada che unisce da qualche anno la Capitale all’Aquila ha reso ancora più vicina.

Negli anni tra le due guerre mondiali, si appassiona al Lago della Duchessa un alpinista nato nel borgo di Sant’Anatolia. Si chiama Gaetano Panei, gli amici lo chiamano Gigi, nel dopoguerra diventa guida e mastro di sci a Courmayeur. 

Sui suoi monti costruisce un rudimentale rifugio, poi con due amici locali supera la parete calcarea che il Muro Lungo, 2184 metri, rivolge in direzione del Lago. Nel 1962, per superare la parete più alta, che sorveglia la Valle di Teve, si lega in cordata con il suo amico Walter Bonatti, che viene spesso a trovarlo tra Lazio e Abruzzo. 

Oggi il Lago della Duchessa è una meta frequentata. Per arrivare dal Raccordo Anulare di Roma a Cartore basta un’ora, Avezzano, Rieti e L’Aquila sono ancora più vicine. Il sentiero che sale per la Val Fua verso il lago è faticoso e bellissimo, prima di arrivare al bacino si traversano vaste praterie d’alta quota. Nei boschi e sui pascoli si vedono sempre più spesso i cervi, in cielo volano i grifoni, gli avvoltoi reintrodotti dall’ex-Corpo Forestale dello Stato sul Velino. Ogni tanto nella zona si affaccia anche un orso.   

Ci sono anche i segni del lavoro dell’uomo, perché gli allevatori di Sant’Anatolia e Borgorose portano ancora vacche e cavalli a pascolare intorno al lago, e un secolo fa il sentiero della Val Fua è stato facilitato scavando una cengia artificiale. Da qualche anno, per renderlo ancora più sicuro, è stata piazzata una catena metallica. 

Agli escursionisti allenati suggeriamo di non fermarsi al lago, e di proseguire verso le vette del Muro Lungo o del Costone, oltre la quale è il rifugio Sebastiani. Il percorso più bello di tutti, però, è l’anello che percorre i pascoli ondulati oltre il lago, sale a una sella da cui appare la cima triangolare del Velino, poi si tuffa in discesa incontrando un canalino sassoso che i pastori, secoli fa, hanno battezzato Malo Passo.

Completa questa strepitosa escursione il ritorno in Val di Teve, tra vaste faggete e altopiani erbosi, ai piedi della grande parete percorsa tanti anni fa da Gigi Panei e Walter Bonatti. E’ un percorso che l’ombra dei faggi rinfresca almeno in parte in estate, e che merita di essere percorso in primavera o in autunno, quando i faggi si colorano di giallo, rosso e oro. La Riserva Naturale Monte Velino e il Comune di Magliano de’ Marsi, però, hanno imposto un divieto che inizia il 1° di ottobre, non si sa se per evitare disturbo alla fauna (ma quale?) o per non esporre gli escursionisti al pericolo. Le pareti del Muro Lungo e del vicino Monte Rozza sono fatte di roccia friabile, e ogni tanto qualche blocco ruzzola verso il fondovalle. Ottobre, però, non è più pericoloso di altri mesi. La tutela dell’ambiente è sacrosanta. Se impone delle regole sbagliate, però, fa male a chi le subisce e a chi le crea. 

Da Cartore al Lago della Duchessa

(870 m di dislivello, 3.45 ore a/r, E)

Il ripido sentiero che sale da Cartore al lago è uno dei più classici delle montagne del Lazio, e merita di essere proseguito verso il Malo Passo e la Val di Teve, o salendo alla cima del Muro Lungo. Dal casello di Valle del Salto della A24 si segue km la strada per Magliano de’ Marsi e Avezzano, poi si devia a sinistra (cartelli) sulla stradina che conduce alle case e alla torre medievale di Cartore (944 m).

A piedi si segue una carrareccia che inizia accanto a una tabella della Riserva, poi si piega a destra sul sentiero (segnavia 2B) che risale la profonda Val Fua. Il sentiero si alza sulla sinistra, supera delle ghiaie, e sale con passaggi scavati nella roccia. Una cengia attrezzata con una catena porta (1450 m, 1.15 ore) alla faggeta della Valle del Cieco.

La si risale fino al termine del bosco, in vista dei pendii del Muro Lungo e del Morrone. Un tratto più comodo porta ai rifugi delle Caparnie (1700 m, 0.45 ore) raggiunti da una strada sterrata. Uno degli edifici è stata ristrutturato in modo molto spartano dalla sezione di Avezzano del CAI, e dedicata all’alpinista Gigi Panei.
Si prosegue sui pascoli, si scavalca un crinale morenico e si scende al Lago della Duchessa (1788 m, 0.15 ore), dominato a nord dai pendii sassosi ed erbosi del Morrone e a sud dalla parete Nord-est del Muro Lungo. Il ritorno per la stessa via richiede 1.30 ore. 

L’anello del Lago della Duchessa, del Malo Passo e della Val di Teve 

(990 m di dislivello, 5.15 ore, E)

Un percorso magnifico e vario, consigliatissimo, ufficialmente accessibile solo dal 1° maggio al 30 settembre. Raggiunto il lago (1788 m, 2.15 ore) lo si aggira a sinistra, si trascura il sentiero che sale al Vado dell’Asino e si continua (segnavia 1A) tra i dossi erbosi delle Solagne del Lago. Lasciato a sinistra anche un tracciato per il Costone e il rifugio Sebastiani si sale al valico del Malo Passo (1910 m, 0.45 ore), da cui appare il Velino. 

Il sentiero (segnavia 2H) si abbassa per prati e ghiaie, piega a sinistra per un valloncello roccioso (il “Malo Passo”) e obliqua fino alla conca di Capo di Teve (1618 metri, 0.30 ore). Si riparte in discesa sulla carrareccia (segnavia 2) che si abbassa verso la parete del Muro Lungo, traversa dei pianori erbosi e poi scende a svolte avvicinandosi alla parete. Traversata la strettoia di Bocca di Teve (987 m) una strada sterrata riporta a Cartore (1.45 ore). La discesa dal Malo Passo per l’itinerario di salita richiede 2.15 ore. 

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