L’importanza del cielo nella fotografia di paesaggio, in montagna
Lo spazio, l’azzurro, le nuvole, l’orizzonte: non sono solo il contorno di un’immagine dedicata a una cima, ma elementi decisivi per la miglior riuscita della foto.
Cesare Re
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Due immagini del gruppo Sass Maor e Velo della Madonna, nelle Pale di San Martino. La prima ha un cielo significativo, con nubi coreografiche.
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Due immagini del gruppo Sass Maor e Velo della Madonna, nelle Pale di San Martino.
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Il Sassolungo, tra le nubi scure di un tramonto cupo, quasi temporalesco.
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Il gruppo Umbrail, tra nubi di fuoco
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A volte sono le nubi a suggerire la composizione. Il cielo, sopra la Stevia, è il vero soggetto di questo scatto.
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Cielo libero, sgombro da nubi. Ero al Passo Gardena a fotografare il tramonto
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Cima Colbricon, nel gruppo dei Lagorai, in effetto silhouette, con un cielo al tramonto, coloratissimo e suggestivo.
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Il Civetta sommerso dalle nubi.
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Il Civetta sommerso dalle nubi.
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E se “togliete” le nubi da questa immagine?
Da un punto di vista generale, è sicuramente la situazione ideale per fotografare il paesaggio, in montagna, ma anche in generale. Cime imponenti, rocciose o innevate, docili o turrite, risaltano particolarmente se sovrastate da un bel cielo azzurro, punteggiato da soffici nubi bianche. Certo che anche un cielo cupo, minaccioso, “cattivo”, pre o post temporale può regalare momenti fotografici molto interessanti. Con tonalità molto diverse e peculiari.
Quanto cielo? E l’orizzonte?
Oh cielo! Come direbbe il droide “C-3 PO” della saga di Star Wars! O meglio, quanto cielo? Quanto spazio assegnargli nell’inquadratura? Dipende da molti fattori. In generale, si può dire che se il cielo è molto significativo, ricco di nubi caratteristiche, bianche o tinteggiate dalle tonalità di alba, tramonto o colorate da sfumature di luce inconsuete, merita uno spazio rilevante nella composizione dell’immagine.
Al contrario, se il cielo è azzurro e limpido, si tende a far sì che occupi meno spazio, a favore, del resto del paesaggio. Anche in questo caso, però, ricordo che è tutto relativo e che la scelta dello spazio da dedicare a cielo e cime è sempre soggettiva e dipende da quello che si intende comunicare. Pace e tranquillità sono elementi comunicati da un cielo vuoto, libero e statico.
Ricordo, qualche anno fa, una fotografia del Pizzo Badile, utilizzata a scopo pubblicitario da una popolare marca di scarpe da montagna, dove la cima della montagna occupava solo una parte marginale dello scatto verticale, con moltissimo cielo, limpido, azzurro e vuoto. Una foto evocativa che simboleggiava, almeno per me, l’idea della scarpa da montagna che ti aiuta ad ascendere al cielo. Diventa, quindi, importante scegliere dove piazzare l’orizzonte, nella composizione: a metà, esaltando la simmetria e comunicando staticità, verso il basso, se il cielo è molto significativo, oppure verso l’altro, se l’elemento paesaggio – cime è determinante e il cielo meno interessante, magari perché sgombro da nuvole.
E se il cielo è bianco e lattiginoso? Rimedio con il bianco e nero?
A mio avviso, questo è il caso peggiore per fotografare un paesaggio. Un cielo bianco e senza nubi diventa elemento veramente poco significativo e troppo piatto. Se ci sono alcune nubi, anche soffuse, è possibile evidenziarle, anche in post produzione, aumentando il contrasto oppure utilizzando dei filtri graduati, in ripresa.Rimane, però, una situazione di ripiego, esteticamente poco gradevole.
Qualcuno suggerisce l’utilizzo del bianco e nero, per “salvare” la situazione, trasformando tutto in sfumature e tonalità di grigio. Si tratta, comunque, di un netto ripiego. La scelta di fotografare in bianco e nero, invece, dovrebbe essere ponderata e consapevole, come ho spiegato in questo capitolo: ”Come fotografare in bianco e nero il paesaggio di montagna”, dove ho posto parecchio rilievo sull’interpretazione del cielo e sul suo impatto visivo nell’armonia dell’immagine.
Il gioco delle nubi
Le nuvole, come già detto precedentemente, conferiscono molta dinamicità a cime e montagne. Ci sono situazioni particolari in cui non occupano solo il cielo, ma avvolgono in parte gruppi montuosi, torri rocciose o parti di pinnacoli e crinali. In questi frangenti è come se le cime giocassero, celandosi e mostrandosi all’improvviso, cambiando continuamente la loro estetica, magari mostrando solo le parti più alte oppure solo una porzione delle rocce. Le montagne, in queste situazioni, mutano continuamente la loro estetica, trasformandosi in qualcosa di sempre diverso. E’ come se il cielo “scendesse” sulle vette. Un esempio di questi concetti, si può approfondire in questo capitolo: “Le Pale di San Martino: uno spettacolo sempre diverso da fotografare”.