Itinerari

Con le ciaspole ai piedi nel Parco Paneveggio – Pale di San Martino

Dai giganti della foresta prediletta dai liutai alla spettacolare radura della Ex Malga Colbricon. Un’escursione facile e di grande impatto visivo

L’impatto visivo del bosco è notevole, sin dal borgo di Paneveggio, nonostante le impertinenti ferite della tempesta Vaia siano molto evidenti. Un piccolo albergo, la casa cantoniera e alcune strutture della forestale e del Parco Paneveggio-Pale di San Martino sono tutto quello che si deve all’uomo in questo angolo di Trentino, tra i verdi Lagorai e le grige rocce delle Dolomiti, con il Cimon della Pala che si si distingue per eleganza estetica.

C’è anche il recinto dei cervi, utilizzato per studio e reintroduzione, proprio attiguo al centro parco, che consente di ammirare gruppi, con maschi, femmine e piccoli. L’incontro non è poi così raro neanche all’esterno e nei boschi circostanti, dove sono visibili anche parecchi passeriformi e volpi. L’elemento primario di questa gita, però, è il bosco, con gli abeti rossi che si ergono, alcuni anche per una quarantina di metri, verso il cielo. Sono gli abeti di risonanza ideali per la costruzione delle casse degli strumenti ad arco e utilizzati anche dal celebre liutaio Stradivari, per i suoi violini.

Questo però non è solo un “itinerario di bosco”, però, perché l’ultimo tratto conduce alla radura della Ex Malga Colbricon (sui cartelli è segnata come Malga Colbricon), dove il sentiero diventa un “itinerario di roccia”, così definito perché si ammira un panorama sulle pareti delle Pale di San Martino, in particolare sul Cimon della Pala e la cima della Vezzana.

L’itinerario

Partenza: Centro Parco di Paneveggio  (1520 m)
Arrivo: Ex Malga Colbricon (1838 m)
Dislivello: 320 m
Difficoltà: semplice

Ci si mette in moto direttamente dal parcheggio del Centro Visitatori (1520 m) del Parco Paneveggio – Pale di San Martino, ignorando i cartelli che portano alla Forra del Travignolo, dalla quale si sbucherà al ritorno. Si seguono, invece, le indicazioni dei cartelli “L 18; Malga Colbricon” e del “Sentiero Marciò” (cartelli bianchi; verso la sinistra del parcheggio), percorso guidato con tabelle, cartelli e bacheche del parco che coincide con una parte dell’itinerario descritto. Si cammina nel bosco pianeggiante, superando, su un ponte coperto, il Travignolo, con vista suggestiva sulle acque sottostanti.

Si prosegue sempre nel bosco, camminando tra magnifici esemplari di abeti che costituiscono quasi il 90% della vegetazione. A tratti sono ben visibili gli squarci causati dalla tempesta Vaia, con alberi spezzati e radici capovolte. Il sentiero è sempre ampio e adatto veramente a tutti, soprattutto nel periodo estivo o comunque in assenza di neve. Ad un certo punto si ignora una ampia ed evidente deviazione, sulla sinistra per proseguire dritto, seguendo sempre i cartelli per “Malga Colbricon e Laghi di Colbricon” ben visibili anche in inverno e con neve abbondante e presenti ad ogni deviazione.

Dopo un ulteriore tratto, in falsopiano, si lascia il tracciato del Sentiero Marciò, per deviare decisamente a destra e proseguire sulla comoda strada forestale, sempre circondati da folti tratti di bosco. A tratti spuntano squarci panoramici sul gruppo di Cima Bocche, oltre che sul grande lago artificiale di Paneveggio. Si inizia ora a salire di quota, con pendenze modeste, sempre sulla strada forestale per poi deviare decisamente a sinistra ad un bivio, e imboccare un sentiero. Questo è l’unico tratto ripido. Salendo, gli alberi diventano più radi e minuti, sino a spuntare alla radura d’ampio respiro, con la struttura in pietra della Ex Malga Colbricon (1838 m), con vista sulle Pale, dal Cimon della Pala sino al Monte Mulaz e oltre. Bello anche lo scorcio sui Lagorai, di estetica profondamente diversa dalle Dolomiti.

Per il ritorno, si scende lungo l’itinerario di salita, sino a ricongiungersi alla strada forestale, dove si prosegue verso destra (cartelli Paneveggio) sino ad incrociare ancora il tracciato del Sentiero Marciò che si prende verso destra, staccandosi dal tragitto dell’andata. In questo modo, si percorre il sentiero natura. Si continua seguendo i cartelli bianchi, ignorando le deviazioni e seguendo le indicazioni per la “Forra del Travignolo”, che si attraversa con uno spettacolare e traballante (ma sicuro) ponte tibetano. Ancora pochi minuti e una breve salita nel bosco e si giunge al parcheggio del centro parco.

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