Benedetta sia l’Intuizione. Ma come evitare gli errori?
Seconda parte della riflessione sull’importanza dell’intuizione per evitare pericoli e per trovare la giusta via. Michele Comi riflette su come evitare di sbagliare, soprattutto se il nostro stato emotivo è alterato
Nel mio primo intervento, ho provato a descrivere come l’intuizione sia fondamentale per gestire in tempi strettissimi i processi decisionali connessi al verificarsi di situazioni difficili – il più delle volte impreviste – in montagna.
Non c’è dubbio che, se lasciate “libere”, le informazioni che provengono dal nostro inconscio hanno il potere di influenzare fortemente le nostre decisioni e i nostri comportamenti.
Ed è pur vero che la quasi totalità degli incidenti, non solo in montagna per la verità, non è riconducibile a guasti o rotture, ma a errori umani, di comportamento.
Si tratta di processi tanto affascinanti quanto poco indagati.
Come nasce l’Intuizione? Come la usiamo? E’ possibile migliorarla? Ma attenzione! Anche questa risorsa ha due facce e può rivelarsi fallace. Quando è sbagliata, un’Intuizione ci fa immaginare eventi e situazioni che non esistono e ci potrebbe portare dritta nei guai.
Per farne buon uso occorre anzitutto essere consapevoli del proprio stato emotivo, in particolare quello che stiamo vivendo nella vita di tutti i giorni: è facile che stress e distrazioni possano influenzare negativamente le nostre capacità intuitive. Fidarsi dell’intuito con la testa attraversata da mille pensieri o da nuvole nere che ci portiamo da casa non aiuta, così come non giova l’ossessiva ricerca del giusto percorso, consultando di continuo mappe e strumenti, trascurando di espandere la nostra sensibilità verso gli spazi che stiamo attraversando.
I cinque sensi accumulano costantemente informazioni relativamente a quel che accade intorno a noi, e l’Intuizione non è che il tanto decantato sesto senso. Quello che unito agli altri fa spesso la differenza e ci consente di toglierci in fretta da situazioni difficili.
Il motivo per cui, come Guida alpina, rinuncio a celebri salite sulle Alpi come la Biancograt al Bernina a Ferragosto o la Cassin al Badile nei giorni migliori dell’estate, è che la folla di cordate aggrovigliate lungo la via costituisce un disturbo e un intralcio potente alla percezione dell’ambiente attorno a me.
L’Intuizione si coltiva di pari passo alla maestria con cui ci muoviamo tra le rupi, con gentilezza e attenzione, moderando il più possibile la foga istintiva verso l’alto.
Si migliora spogliandosi dall’eccesso di arnesi che ci portiamo appresso quando si rincorrono obiettivi al di fuori della nostra portata, si consolida quando iniziamo a “sentire” e “sentirci”.
L’uso dell’intuizione per formulare giudizi in termini di probabilità, terreno proprio dei numeri e dell’oggettività, può condurci dritti sull’orlo del baratro. Questa è solo un simulacro dell’Intuizione che deve essere immediata e cioè senza mediazione.
Per evitare le trappole – sempre in agguato anche tra professionisti altamente preparati ed addestrati – questa sensibilità va ascoltata e allenata anche mentre attraversiamo ambienti a noi familiari, entro i quali abbiamo trascorso parecchio tempo. Qui l’intelligenza antica del nostro cervello è in grado di riconoscere e distinguere e all’istante ciò che è buono – e da ricercare – da ciò che è assai pericoloso.
“Il trucco sta in ciò a cui si dà importanza. O ci rendiamo infelici, o ci rendiamo forti. La quantità di fatica è la stessa”.
Carlos Castaneda (Viaggio a Ixtlan, le lezioni di Don Juan).