Itinerari

Con gli sci o le ciaspole al cospetto del Pizzo Arera, nelle Orobie Bergamasche

Bella escursione a Capanna 2000, il rifugio (aperto nei weekend) ai piedi di una delle più amate cime della Val Brembana

La Conca del Monte Alben è ben conosciuta dai bergamaschi, ma molto meno dai turisti che solitamente non si avventurano in questa zona prediligendo le località più note della Val Seriana e Brembana. L’area, anche se defilata rispetto ai centri più noti di Clusone e San Pellegrino, era già abitata in epoca romana e altomedioevale, grazie anche allo sfruttamento delle miniere della zona di Oltre il Colle, che, grazie al ferro estratto in loco, consentivano una fiorente produzione di armi, utensili e chiodi.

Dominano la conca le due vette principali, ben visibili dai paesi di Oltre il Colle e di Zambla, il Pizzo Arera (2512 m) e il Monte Alben (2019 m), appartenenti al gruppo delle Prealpi Orobie. Entrambe le montagne rientrano, almeno parzialmente, nel Parco Regionale delle Orobie Bergamasche, l’area naturale protetta istituita nel 1989 dalla Regione Lombardia.

La ciaspolata al Rifugio Capanna 2000 alle pendici dell’Arera è di facile percorrenza con l’attrezzatura adatta e consente di raggiungere il rifugio superando oltre 700 metri di dislivello, sempre con lo sguardo rivolto alle cime delle Orobie.
Il rifugio è aperto nei weekend invernali, ma vale la pena raggiungerlo anche negli altri giorni per la bellezza del panorama offerto e l’ambiente selvaggio che lo circonda, rallegrato dal volo dei piccoli uccelli d’alta quota come il sordone e il fringuello alpino, quest’ultimo distinguibile dal comune fringuello per avere ali e coda in gran parte bianche.

L’itinerario

Partenza: Zambla Alta, località Plassa  (1180 m)
Arrivo: rifugio Capanna 2000, (1969 m)
Dislivello positivo: 789 m
Tempo di percorrenza: circa 2.30 ore solo salita
Difficoltà: facile/media

Il percorso ha inizio dal parcheggio in località Plassa, raggiungibile da Zambla Alta, dove inizia il sentiero CAI 221 che sale verso la Cattedrale vegetale. Realizzata dall’artista Giuliano Mauri, scomparso nel 2009, è una architettura naturale, eseguita con rami e tronchi di legno. Purtroppo la tempesta Vaia del 2018 l’ha fortemente danneggiata e si spera che possa essere restaurata al più presto.

L’itinerario prosegue per il Rifugio SABA Cà d’Arera, una struttura privata aperta ai soli soci, e da qui si fa più ripido per affrontare l’ultimo balzo verso Capanna 2000 sotto i contrafforti della cima del Pizzo Arera che domina la Conca dell’Alben. Raggiunti i 2000 metri siamo all’accogliente rifugio, per la vetta mancherebbe un dislivello ulteriore di poco più di 500 metri, ma la salita è consigliata solo in caso di condizioni ottimali.

La conquista della cima dell’Arera viene fatta risalire ad una prima “turistica” di Antonio Baroni ed Emilio Torri del primo giugno 1875, seguita da una prima invernale di Luigi Albani, Giuseppe Nievo e Antonio Baroni dell’8 marzo 1879. Particolarmente interessante il patrimonio sotterraneo del Pizzo Arera, sia per i numerosi cunicoli lasciati dagli scavi delle varie miniere ormai dismesse, sia per la presenza di due abissi naturali, dovuti alla natura carsica delle rocce, denominati “La Dolce Vita”, profondo 485 metri e “dei due Increduli” che tocca i 635 metri, ancora oggi oggetto di continue esplorazioni speleologiche.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close