Itinerari

Con le ciaspole alla Vedretta del Ventina con lo spettacolo del Monte Disgrazia proprio davanti agli occhi

Dal caratteristico borgo di Chiareggio, in fondo alla Valmalenco, si raggiunge senza troppo sforzo la grande piana dove sorgono i rifugi Gerli-Porro e Ventina

Si cammina ai piedi del Monte Disgrazia (3678 m), una delle cime più iconiche della Valmalenco, insieme al pizzo Scalino e al Bernina che si trovano, però, nell’altro solco vallivo, quello che diparte da Lanzada. Il nome Disgrazia, così singolare, non è associato a tragedie o alle spaventose caratteristiche delle sue pareti ghiacciate e delle sue affilate creste, bensì ad un antico toponimo dialettale “Desglascià“, “si sghiaccia“, “si scioglie“: un significato molto attuale ai nostri tempi, quasi una sorta di preveggenza.

La leggenda narra del precedente nome di questa montagna, il Pizzo Bello. Un tempo, questa zona era occupata da ricchi pascoli. Pastori e valligiani erano troppo avidi, tanto da provocare così l’ira divina che li punì incendiando l’intera montagna e, successivamente, ammantandola con imponenti masse di ghiaccio. La tradizione vuole che i nomi delle cime del gruppo risalgano proprio direttamente al fuoco e alle fiamme: Girosso, Corni Bruciati, Sassera e Corna Rossa.

L’arrivo nella piana di Ventina è uno dei momenti più belli della gita, con un panorama d’ampio respiro che si apre sulla Vedretta della Ventina, sovrastata da un bell’anfiteatro di cime dalle forme snelle ed eleganti.
A Chiareggio ci sono alcune strutture ricettive, aperte occasionalmente anche in inverno, mentre i rifugi collocati sulla Piana del Ventina in questa stagione sono chiusi.

Itinerario

Partenza: Chiareggio (1612 m)
Arrivo: Rifugi Gerli Porro e Ventina (1965 m)
Durata: 1,30 ore (+ 1,15 ore partendo da San Giuseppe)
Difficoltà: semplice mulattiera.
Dislivello: + 353 m (+ 180 m partendo da San Giuseppe)

Da Chiesa Valmalenco si prosegue sino a Chiareggio lungo la stretta strada asfaltata. Se c’è molta neve, la via d’accesso è chiusa all’altezza di San Giuseppe. Per proseguire sino a Chiareggio si cammina, quindi, sulla neve, fiancheggiando in parte la pista di fondo (circa 1,15 ore; + 180 m; 6 km). Giunti a Chiareggio, si ammira un panorama molto ampio, con il Monte Disgrazia, il Monte Sissone (3330 m), la Cima di Rosso (3366 m), la Cima Vazzeda (3301 m) e, più lontano, la sagoma piramidale del Pizzo Scalino (3323 m). Il paesino di Chiareggio è molto caratteristico, con case e strutture ricettive ben integrate nell’estetica dell’ambiente circostante.

Il sentiero parte in fronte alla chiesa, nei pressi di una fontana. Cartelli gialli indicano la breve discesa che conduce verso il greto del torrente Mallero, per attraversarlo su comodo ponte. Si entra nel bosco e, dopo un breve tratto pianeggiante, il sentiero devia decisamente verso sinistra entrando nella Val Ventina e divenendo più ripido. Superati un paio di tornanti la vista diventa più ampia, spaziando sul gruppo Cima di Rosso e Cima Vazzeda.

In breve si raggiunge il Rifugio Gerli Porro (1.960 m) e, dopo pochi minuti, il quasi adiacente Rifugio Ventina (1.965 m). Le due costruzioni sono situate in una splendida conca delimitata dalla Vedretta della Ventina (“Vedretta” è il termine valtellinese col quale si indicano i ghiacciai), dove spiccano la Cima del Duca (2.968 m), il Pizzo Rachele (2.998 m) e l’elegante Pizzo Cassandra (3.226 m). Nella pianeggiante conca che precede il ghiacciaio, è situata una caratteristica cappella dedicata ai caduti della montagna. Volendo è possibile proseguire oltre i rifugi ed avvicinarsi verso la lingua terminale della Vedretta della Ventina, dove è opportuno fermarsi.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close