Itinerari

Con le ciaspole al Rifugio Gherardi, nel Parco delle Orobie Bergamasche

Facile e panoramica escursione in Val Taleggio, angolo poco noto della fascia prealpina della Lombardia che vale davvero la pena andare a scoprire

Il Parco regionale delle Orobie Bergamasche si distende su una superficie di 70.000 ettari e, nonostante presenti zone incontaminate di grande bellezza, è forse tra i meno conosciuti dell’arco alpino pur essendo attraversato da una fitta rete di sentieri. D’inverno, naturalmente, non tutti i tracciati sono percorribili ma alcuni itinerari a quote meno elevate bene si prestano per essere percorsi con l’ausilio delle ciaspole o dei ramponcini a seconda delle condizioni del terreno.

Tra queste merita la salita al Rifugio Gherardi, in Val Taleggio.

Avvicinarsi al sentiero

Dalla città di Bergamo ci si inoltra in Val Brembana di cui si percorre il fondovalle superando gli splendidi edifici liberty di San Pellegrino Terme. La strada prosegue  sino a San Giovanni Bianco e qui si devia lungo la stretta via che si inoltra nell’Orrido della Val Taleggio, il cui toponimo sembra derivare dal latino Tilietulum, ovvero l’albero di tiglio, oggi più raro nella conformazione forestale della valle, fino alla frazione Pizzino. Poco prima di raggiungere il borgo di Pizzino si trovano, sulla destra, le indicazioni per il Rifugio Gherardi.

L’itinerario

Dal borgo di Quindicina sulla via montana S. Antonio parte il sentiero CAI 120 per il Rifugio dedicato ad Angelo Gherardi, esperto sci-alpinista morto durante un’ascensione invernale al Corno Stella nel 1974. La meta è raggiungibile con le ciaspole in 1.30 ore (2.30 ore a/r – dislivello: 670 m). Il sentiero 120 inizia in un bosco fatato dove la galaverna congelata ricama i rami degli alberi ormai spogli; dopo pochi passi si trova la prima deviazione indicata sul muro di una costruzione fatiscente.

Continuando a salire lo sguardo si apre dapprima sulla Val Taleggio e il borgo di Quindicina, che ci siamo lasciati alle spalle, e man mano che si prende quota la vista spazia sempre più lontano sino ad avvistare le vette del Lecchese tra cui quella con la caratteristica forma a denti di sega del Resegone. La piccola Baita di Fopa Lunga è la meta intermedia. Qui spesso si incontrano gli sci alpinisti che affrontano percorsi “fuori pista” e da qui continua la salita ai Piani d’Alben seguendo alcuni paletti piantati nella neve. Superati con alcuni saliscendi alcuni dossi ecco in lontananza la catena delle Alpi Orobie facilmente riconoscibili dalla punta triangolare del Pizzo del Diavolo di Tenda. Più vicine sono le cime del Monte Venturosa e del Cancervo che separano dalla Val Brembana impedendone la vista. Ancora pochi minuti, e dopo un ultimo dosso, ecco apparire il piccolo Rifugio Gherardi (1647 m) aperto d’inverno principalmente nei weekend. La struttura è piuttosto essenziale ma il calore con cui si viene accolti compenseranno qualche mancanza che si accetta di buon grado.

Il panorama dai dintorni del rifugio spazia a 360 gradi su numerose cime: a ovest dominano i Piani di Artavaggio, le cime della Grigna Settentrionale e della Grignetta. A nord, al di sopra del rifugio privato Cesare Battisti dall’inconfondibile colore rosa, ecco il Monte Sodadura e il Monte Aralalta (possibili mete per i più allenati ed esperti), mentre a est si distende la catena delle Alpi Orobie. Infine, in direzione sud, la pianura bergamasca è preceduta dalle cime del Monte Sordanello, del Cancervo e del Venturosa.

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