La Val Fonda, gioiello silenzioso a due passi da Cortina da scoprire con gli sci da fondo o con le ciaspole
Nella vallata ai piedi del Cristallo si possono leggere grandi pagine di storia e di alpinismo. E ricordare Michel Innerkofler. Che qui perse la vita cadendo in un crepaccio di un ghiacciaio quasi scomparso
C’è una valle chiusa, che si incunea sotto le pareti nord del monte Cristallo, staccandosi dalla Val Popena bassa. Siamo ancora nel Veneto, per un niente, in comune di Auronzo di Cadore, ma le acque che vi scorrono scendono verso l’Alto Adige e il Lago di Landro, in comune di Dobbiaco. Più che una valle verrebbe da dire che è un anfiteatro, con sopra quel gran Circo del Cristallo coronato dal Cristallino di Misurina, dal Piz Popena, dal Cristallo stesso e dal monte Fumo (Rauchkofel).
Gli sci alpinisti (ma devono essere di buon livello) la conoscono bene, visto che un itinerario classico, dopo aver valicato la Forcella del Cristallo salendo dal Passo Tre Croci scende poi lungo il versante nord, concludendosi proprio in Val Fonda.
Noi invece proponiamo di immergersi nell’immacolato silenzio della Val Fonda, al cospetto delle imponenti cime che la sovrastano, in un modo molto più dolce, poco faticoso e adatto a tutti. Come? Giungendovi dal basso con gli sci da fondo lungo una variante ad anello che si stacca dal conosciutissimo percorso che segue il vecchio sedime dell’ex ferrovia Dobbiaco-Cortina. Diciamo subito che qui il gesto sportivo lascia spazio alla contemplazione. Perché il luogo induce a una specie di sacro rispetto, per la magnificenza del paesaggio, ma anche per la storia e le storie che qui hanno lasciato il segno.
Lasciato il Lago di Landro dunque (dove si può parcheggiare l’auto) ci si avvia con gli sci verso il Passo di Cimabanche, ma dopo un paio di chilometri, svoltando a sinistra si inizia la variante della Val Fonda. Il primo tratto si sviluppa in leggera salita in un bosco di pini silvestri, cembri, abeti e betulle, che poi si apre sul greto del Rio Popena, coperto di neve. Poco dopo si passa sotto il ponte della strada che da Carbonin sale a Misurina. E qui c’è già una storia da raccontare perché quel ponte prende il nome di Ponte de la Marogna (ossia della muraglia). Il confine regionale in questo punto taglia perpendicolarmente la valle con una netta linea retta lunga più di 2 chilometri. La muraglia non c’è più (a differenza di quella eretta per analoghi motivi al Giau, mentre il cippo confinario del 1753 c’è ancora, posto nel greto del Rio Val Fonda, che qui confluisce nel Rio Popena.
Il manufatto venne eretto per mettere fine alle continue contese territoriali, minacce, liti, sequestro di animali, alberi tagliati abusivamente tra auronzani e doblacensi. Una guerra tra poveri che tenne sempre alta la tensione tra i vicini. E per stabilire dove dovesse passare il confine (anche confine di stato tra la Repubblica di Venezia e il Tirolo), fu divisa a metà la distanza che separava una sorgente nella zona paludosa a nord del Lago di Misurina e l’osteria di Landro, fissando il cosiddetto Ponto Medio. Successivamente fu anche confine tra il Regno d’Italia e l’Austria, fino alla Prima guerra mondiale e oggi, come detto, è confine regionale tra Veneto e Trentino-Alto Adige. Accanto al cippo è stata posta una croce di ferro del progetto ”An der Front”, a ricordo dei caduti nei cruenti combattimenti tra italiani e austriaci, per conquistare questo fazzoletto di terra, ritenuto strategico durante la Grande guerra.
I due ghiacciai quasi scomparsi sui quali furono compiute imprese notevolissime
Salendo sempre dolcemente si esce dal bosco e si ha di fronte un bellissimo panorama aperto su un grandioso conoide ricoperto da un manto bianco da cui emergono solo i mughi incappucciati di neve e i rami spogli di qualche salice alpino.
Alzando lo sguardo incombono le pareti del Cristallo con sotto il Circo omonimo. Se lo si osserva d’estate si vede quel poco che resta dei due (ora) piccoli ghiacciai del Cristallo e del Popena. Eppure, fin dalla seconda metà dell’Ottocento quei ghiacciai erano tenuti in grande considerazione dagli alpinisti, vista la loro considerevole massa (nelle Dolomiti seconda solo a quella della Marmolada), che scendeva verso la Val Fonda. Al punto tale che la località di Carbonìn, con il suo albergo Ploner, divenne famosa soprattutto per le ascensioni sui ghiacciai del Cristallo.
Un episodio restò particolarmente impresso: la morte, il 20 agosto 1888, in un crepaccio, di Michel Innerkofler, ritenuta la più forte guida dolomitica del tempo, che fu il vero protagonista dell’esplorazione sistematica del gruppo del Cristallo fra il 1875 e il 1888. Quella disgrazia suscitò un eco di polemiche, riempiendo le pagine dei giornali austriaci e tedeschi di allora, perché la guida precipitò nel crepaccio quando un ponte di ghiaccio cedette improvvisamente, insieme a due giovani clienti, due studenti di Berlino, che si salvarono cadendo in piedi, mentre Michel si infilò in una fessura con la testa e morì. Fu accusato di imprudenza.
Con le ciaspole si può allungare l’escursione senza pericoli
Tornando al nostro itinerario, giunti quasi alla sommità del conoide la pista da fondo piega in discesa per rientrare nel bosco lungo una strada forestale e ricongiungersi alla Dobbiaco-Cortina.
Dal lago di Landro sono circa 150 metri di dislivello positivo. Il giro completo tornando a Landro è di circa 6 km. Da mettere in conto circa 1.30 ore con gli sci da fondo. L’esperienza, pur facile e breve, è molto appagante, adatta a chi non vuole o non può fare molta fatica.
C’è anche la possibilità di percorrere lo stesso itinerario con le ciaspole (ovviamente rimanendo fuori dal tracciato del fondo) e addentrandosi di più nella Val Fonda. Infatti, dalla sommità della pista da fondo si può proseguire fino alle prime rocce che formano un canyon. Andando oltre (attenzione a non bagnarsi troppo le ciaspole nei guadi del torrente, perché non vi aderisca la neve) dopo una strettoia si aggira una roccia e si ritorna poi verso la pista da fondo. Per percorrere l’anello con le ciaspole è consigliabile iniziare dal Ponte de la Marogna dove c’è un piccolo spiazzo per parcheggiare. In questo caso da mettere in conto 2.30 ore di cammino.