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Cortina celebra i 40 anni di Vacanze di Natale

Fu il primo cinepanettone, ma anche molto di più. Il film dei fratelli Vanzina raffigurò il cambiamento di una parte della società italiana in atto negli anni 80. Con personaggi indimenticabili e battute fulminanti.

Cortina festeggia. E cosa ci sarebbe da festeggiare, vi chiederete? Forse la perdita degli “sport di scivolamento sul ghiaccio”, cioè bob, slittino, skeleton, che la “nuova” pista Eugenio Monti avrebbe ospitato le prossime Olimpiadi invernali e che invece non ospiterà perché non esiste? Forse la figuraccia planetaria (non solo dell’amministrazione locale, anche del Coni, del Ministro per lo Sport…) a cui sta andando incontro, in un’edizione olimpica Milano-Cortina che è sempre più Milano (e altre località) e sempre meno Cortina?

No, Cortina festeggia i 40 anni di Vacanze di Natale. Anno 1983, regia e sceneggiatura dei fratelli Vanzina, prodotto da Luigi e Aurelio De Laurentis, fu il primo cinepanettone della storia del cinema nostrano. Migliore, secondo il Mereghetti, del suo prototipo Vacanze d’inverno, sempre ambientato a Cortina, ma nel 1959: due stelle contro una. Mereghetti ammette: “Un successo epocale… specchio ammiccante, scevro di qualunque cattiveria” della società dei rampanti anni Ottanta. In tempi di riflusso e di nostalgia, in tempi in cui le prime pagine offrono solo notizie desolanti, anche questa va bene: festeggiamo dunque, con Cortina, l’anniversario di un film che per molti motivi è diventato di culto.

Innanzitutto per le battute. Il cumenda milanese Donatone Braghetti (un mitico Guido Nicheli) che si vanta: “Via della Spiga-Hotel Cristallo di Cortina: 2 ore, 54 minuti, 27 secondi… Alboreto is nothing”. Il giovane Roberto Covelli (Christian De Sica), sorpreso a letto con il maestro di sci dai suoi genitori: “Eeeh, che frocio… Bisex!”. Il pianista playboy Billo (Jerry Calà), che lamenta di doversi portare “il lavoro” a casa: “C’è un’altra cosa che non stufa mai: la cucina del tortellino. La gnocca!”. E potremmo andare avanti. Poi per le canzoni. Una colonna sonora ricca di pezzi che risuonano, nostalgicamente, come modernariato musicale: Moonlight Shadow di Mike Oldfield, Teorema di Marco Ferrandini, Vita spericolata di Vasco, I like Chopin di Gazebo e via commuovendoci.

Le premesse non erano delle migliori. Si racconta che all’anteprima tecnica Aurelio De Laurentis si sia alzato dicendo “Ma che razza di film avete fatto?”. Eppure erano stati proprio i produttori a chiedere ai Vanzina di girare un film vacanziero sulla neve, dopo il successo, nell’estate appena trascorsa, di Sapore di mare, ambientato nella Forte dei Marmi degli anni Sessanta.

I figli di Steno accettarono entusiasti, ma invece di riproporre un Italian graffiti in versione invernale si misero a sceneggiare sul presente: “Ci ritrovammo a narrare un Paese che era cambiato profondamente” ha raccontato Enrico Vanzina in una recente intervista. “Essendo cresciuti a Cortina, avevamo visto da vicino, e con sgomento, l’ondata del craxismo, i nuovi ricchi, la loro volgarità, l’arroganza”. La tragica mutazione della nuova borghesia.

Il film che ne uscì non fu certo un’operazione di alta sociologia, ma appunto un cinepanettone, però efficace e, per i parametri di allora, divertente. Bene aveva visto De Sica, anche lui presente all’anteprima con la moglie Silvia Verdone, che le sussurrò: “Il film è bello Silvié, finalmente se magna!”. E magnarono tutti. Quasi tre miliardi di incasso al botteghino, poi una lunghissima vita in home video e passaggi obbligati nelle tv private. E imperitura memoria ai vari Donatone, Roberto, Billo, perfino a una Moana Pozzi in versione casta.

Cortina e le sue montagne in questa operazione di successo sono poco più di un fondale. Finto per giunta: il film infatti fu girato a ottobre (per essere rilasciato nelle sale il 22 dicembre), in quasi totale assenza di neve. Sotto i piedi degli attori in compenso tanta schiuma bianca, lenzuola candide come sfondo per i campi lunghi (pare che l’idea fosse di un tecnico del suono) e trasferimento in alta quota per le scene d’azione sugli sci. Si riconoscono comunque i paesaggi del Faloria, le Tofane e i due alberghi, il tre stelle Fanes (per i clienti poveri) e il cinque stelle Cristallo (per i ricchi) in cui i protagonisti alloggiavano: il primo è stato chiuso nel 2002; il secondo, nato già lussuoso nel 1901, è ora in restauro e riaprirà ancora più lussuoso come Mandarin Oriental Cristallo in vista delle Olimpiadi.

Fece bene il film al villaggio dolomitico? Il bilancio è complesso ma tutto sommato positivo. Ai tempi del primo Vacanze d’inverno Cortina era ancora sotto i riflettori per le Olimpiadi del 1956, al centro di un grande risorgimento nazionale. Nell’83 invece la sua immagine si era un po’ appannata, sotto il peso dei nouveaux riches e di una espansione edilizia soffocante: le villette in stile tirolese a prezzi cittadini, i riti delle terrazze, le parlate forestiere erano sempre più invisi ai locali, tanto che sui muri si leggevano scritte come “via i romani da Cortina”. Il film dei Vanzina polarizzò ancora di più i sentimenti, e nel contempo vivificò il mito del resort: non più con Hemingway e Brigitte Bardot come testimonial, ma con i palazzinari Covelli e i macellari Marchetti. Si sa, i tempi cambiano.

Oggi, i festeggiamenti per il quarantesimo. Ancora chiuso il Cristallo, ci aspetta una serie di eventi all’Hotel de la Poste, altro storico cinque stelle cortinese. Dal 15 al 17 dicembre i privilegiati (?) ospiti potranno immergersi di nuovo nelle atmosfere della “Cortina da bere”, godersi le gare di sci in stile Ottanta e serate danzanti al ritmo di Sunshine Reggae e Paris Latino. Ancora una volta, una Cortina falsa piena di schiuma, ma divertente. Sempre più nel segno del luxury (una recentissima indagine di Altroconsumo la pone al primo posto tra le località più care per una settimana bianca 2023/24), che piacerebbe moltissimo al cumenda Donatone di 40 anni fa: “…sole, whisky e sei in pole position!”.

Poi c’è anche chi non si diverte. I residenti per esempio, alle prese con prezzi immobiliari sette volte superiori alla media regionale (14.000 euro al metro quadrato contro 2000); le associazioni ambientaliste, ormai in guerra aperta con il comitato promotore delle Olimpiadi; il vecchio barman, che nel finale del film così commenta la partenza dei ricchi ospiti: “Quando partono i clienti c’è sempre un po’ di malinconia. Come quando finisce una festa, e restano solo i bicchieri da lavare”. E Billo/Calà che replica: “Non vedo l’ora che venga l’estate”.

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