Itinerari

Escursione al Rifugio Orazio Delfico, un Gran Sasso per tutte le stagioni

Collocato a 1428 metri di quota sulla via che sale verso il Corno Grande, è meta di gite panoramiche e non molto faticose

La sommità della montagna era fortunatamente sgombra dalle nebbie e dai vapori”, più in basso si vedevano “vigorosa vegetazione“, “amene praterie” e rocce “tagliate perpendicolarmente ove solo possono riposare gli abitatori dell’aria“. Più avanti “si costeggia la montagna nelle più impervie situazioni, sopra le più mobili e sdrucciolevoli frane, o rampicandosi per le punte delle rocche le quali, se fossero venute meno o il piede avesse fallato, si correva il rischio di misurarne con ben cattivo metodo l’altezza”.

Inizia con queste parole il racconto dell’impresa compiuta nel 1794 da Orazio Delfico, giovane rampollo di un’importante famiglia di Teramo, che seguiva a distanza le esplorazioni, le ascensioni e gli scritti di grandi personaggi della scienza come Alexander von Humboldt e Horace-Bénédict de Saussure, promotore della prima salita del Monte Bianco.

Nel Settecento si era persa la memoria dell’ascensione al Corno Grande compiuta da Francesco de Marchi e compagni nel 1573. Orazio Delfico, credendo di essere il primo, partì da Ornano prima della mezzanotte del 29 luglio 1794, salì a cavallo all’Arapietra (dove oggi arriva la cabinovia dei Prati di Tivo) proseguì a piedi verso il ghiacciaio del Calderone, “un esteso ripiano circondato da alte rocche”. Poi un’aerea cresta, dove “il cammino diventa più straripevole e da far veramente raccapricciare” lo portò sulla Vetta Orientale del Corno Grande, 2904 metri, che sembra la più alta del massiccio se osservata dal versante teramano. Grazie a due barometri e a un termometro “alla maniera del De Luc”, il giovane Orazio misurò la quota in “9577 piedi parigini dal livello del mare”. Non si accorse che la Vetta Occidentale, 2912 metri, è in realtà la più alta. Ma questo rimane un dettaglio.

Nel 2007 la Sezione di Isola del Gran Sasso del CAI ha ristrutturato e gli ha dedicato il rifugio di pastori del Fontanino, 1428 metri di quota, sul lunghissimo itinerario che sale da Ornano verso il Calderone e il Corno Grande. Dal 2016 il lavoro è stato proseguito da un gruppo di amici coordinato da Michele Di Nicola.

Grazie al loro oggi il rifugio (in realtà un bivacco) è un gioiello, perfettamente attrezzato e dotato perfino di una piccola biblioteca di montagna. L’ultima novità è un faretto che indica la posizione della costruzione per chi sale da Fano a Corno dopo il tramonto. I posti-letto all’interno sono soltanto tre, ma in estate si possono piazzare una o più tende sul prato.

Il nostro gruppo è composto da una decina di amici, soci e non soci del Club Alpino Italiano, saliamo al rifugio a rotazione e in ogni momento dell’anno, Dallo scorso settembre, come sempre in autunno, abbiamo rinnovato la scorta di legna da ardere” spiega Michele Di Nicola, socio del CAI di Isola, di professione elettricista per una ditta di manutenzione.

In estate, il rifugio può essere raggiunto in discesa dal Piano del Laghetto e dal rifugio Cima Alta, dove si arriva in auto dai Prati di Tivo. Dei sentieri meno battuti salgono da Casale San Nicola. Il percorso più frequentato, e che richiede meno di due ore di salita, inizia da Fano a Corno, utilizza una ripida carrareccia e poi un sentiero, e offre dall’inizio alla fine uno straordinario panorama sul Paretone del Corno Grande, affiancato a destra dall’aguzzo Corno Piccolo. Dall’altra parte, nelle giornate serene, si vede il Mare Adriatico.

A causa della quota, e dell’esposizione al sole, il sentiero che sale da Fano a Corno può essere quasi sempre seguito anche in pieno inverno, utilizzando se necessario le ciaspole nell’ultimo tratto. Richiedono attenzione, però, i tornanti e il traverso sopra al valico di Vena Pecorale, che con neve dura richiedono l’uso di piccozza e ramponi. Se la neve è molta e instabile, invece, è bene non proseguire, e ammirare lo spettacolo del Paretone dal crinale di Pianalunga.

Nei pressi del rifugio Delfico si vede il tracciato della strada che avrebbe dovuto collegare i Prati di Tivo con Isola del Gran Sasso e l’uscita del Traforo. Il progetto, che avrebbe un pesante impatto ambientale e sarebbe impossibile da tenere aperto d’inverno, è stato recentemente ripresentato. Chi ama e frequenta il Gran Sasso deve sempre tenere gli occhi aperti.

Da Fano a Corno a Vena Pecorale e al rifugio Orazio Delfico

(620 m di dislivello, 3 ore a/r, E)

Da Ornano Grande, sulla strada che collega il casello di Colledara-San Gabriele della A24 con Montorio al Vomano, si sale a Forca di Valle, dove si parcheggia accanto alla parrocchiale (808 m). Si può arrivare anche da Isola del Gran Sasso, toccando Fano a Corno e Cerchiara. Di fronte alla chiesa, una lapide ricorda Paolo Verzilli, uno studente ucciso dal terremoto del 2009 all’Aquila.

Si imbocca una ripida strada asfaltata che sale a un bivio con croce metallica e cartelli (875 m). Ci si tiene sulla carrareccia di sinistra (segnavia 103), si va a destra a un bivio e si continua superando delle ripide rampe alternate a tratti più dolci. Si va a destra ad altri due bivii (cartelli), si supera la sorgente Peschio della Fonte (1112 m), che sgorga ai piedi di un masso e si sale al valico di Vena Pecorale (1205 m, 1 ora), ottimo belvedere sul Paretone. Verso sinistra si allunga il largo crinale erboso di Pianalunga.

Il sentiero prosegue a mezza costa su terreno argilloso e ripido, si alza con due svolte e raggiunge e attraversa un profondo fosso. Più avanti si sale per dei terrazzi di pascoli, fino al copioso Fontanino e al rifugio (1428 m, 0.45 ore), meraviglioso belvedere. Si scende per l’itinerario di salita (1.15 ore).

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