Itinerari

L’anello della Comba di Narbona, in Valle Grana

Una lunga traversata sui monti del Cuneese unisce pascoli d’altura, la Rocca della Cernauda e borgate disabitate che raccontano storie antiche

La Valle Grana, incuneata tra la Stura e la Maira nel Cuneese, non raggiunge la catena alpina principale. La sua posizione geografica e la conformazione, sinuosa e impervia, del tratto intermedio, hanno nel tempo privilegiato direzioni di spostamento trasversali in quota attraverso valichi facilmente praticabili, e di conseguenza motivato un elevato interesse strategico e militare soprattutto della sua parte superiore.

Castelmagno è costituito da una serie di nuclei dalla distribuzione sparsa, scaglionati dai 1100 ai 1700 metri di altitudine: la presenza di due parrocchie, di numerose cappelle e dell’importante polo devozionale del Santuario di San Magno esprimeva in passato una struttura socio-demografica complessa, del tutto sconvolta dalle dinamiche di spopolamento. Inoltre, una fase di crescita economica della vicina valle Maira nel corso del XV secolo aveva consolidato alcune situazioni di espansione territoriale anche fuori del limite naturale dello spartiacque. Come avviene nell’alto vallone di Narbona, i cui redditizi pascoli, appartenenti al comune di Celle di Macra, sono oggetto di patti di regolamentazione fin dal 1280.

Proprio il caso di Narbona (L’Arbouna) è divenuto emblematico nel rappresentare l’esito di processi storici di lungo periodo, riflessi nei mutamenti inevitabili dello stesso tessuto antropico. La borgata è il documento visivo delle conseguenze del fallimento del sistema dell’agricoltura di montagna a seguito dell’avvento dell’industrializzazione e di nuove esigenze sociali, lavorative e abitative.

Disposto su un pendio molto ripido in una valle angusta e ricurva, il villaggio contava nel 1868 trentadue famiglie. Gli edifici si adattano alla forte pendenza del versante, quasi affastellati. Oggi sono quasi tutti diroccati o pericolanti, come se si trattasse di un paese terremotato. La superstite cappella della Madonna della Neve, risalente alla fine del XVII secolo, è disposta trasversalmente, retta da una notevole fiancata di sostegno.
Di fatto isolato nell’inverno ed escluso dai servizi essenziali (strada, acqua corrente e luce elettrica), Narbona fu drasticamente abbandonato nei primi anni ’60 del secolo scorso: gli abitanti lasciarono sul posto arredi e masserizie, non potendoli trasportare per l’unico stretto sentiero, e il tempo si fermò nelle case destinate a un progressivo degrado.

Associazioni e singoli studiosi hanno di recente svolto un’importante opera di raccolta e divulgazione di testimonianze e di recupero delle suppellettili e degli oggetti di uso quotidiano, dando vita a diverse pubblicazioni e allo spazio museale Casa Narbona, allestito a Campomolino, dove sono riprodotti ambienti domestici, di lavoro e l’aula scolastica. Un altro interessante piccolo museo etnografico è visitabile a Colletto.

Anche la meno nota La Croce, toccata dall’itinerario proposto, sebbene si trovi soltanto a un quarto d’ora di cammino dalla parrocchia di Colletto, ha subito un destino simile. Valliera, Campofei e Grange invece, oggi collegate da una carrozzabile, sono oggetto di consistenti ristrutturazioni e ospitano alcune strutture ricettive.

L’itinerario

(Dislivello 1060 m, tempo 7 ore, difficoltà E, F con la salita della Rocca Albert)

Da Colletto (1272 m) seguire le indicazioni per La Croce e salire a Campofei (1489 m) e di seguito a Grange (1549 m). Prendere una gradinata tra le case, uscire a sinistra e a una biforcazione scegliere il ramo di destra. Si doppia uno sperone panoramico con addossati alcuni ricoveri in pietra a secco, sito di ritrovamento incisioni rupestri. A sinistra, al bordo di un lariceto, si arriva alle Grange Sarià (1750 m).

A destra della baita imboccare un sentiero che si addentra fra spuntoni e ripide balze verso la testata del Vallone di Cauri e supera il contrafforte del Passetto. Una diagonale e un gomito a sinistra conducono al Colle della Margherita (1984 m). Immettersi sulla dorsale verso Ovest. Un’anticima precede un caratteristico roccione fessurato da una spaccatura triangolare, la Rocha dal Diàu (Roccia del Diavolo), quindi si scavalca il Monte Plum a quota 2091 m.

Alla successiva depressione si può continuare a sinistra su una variante più semplice, oppure affrontare la stretta cresta della Rocca Albert (Rocha Bert, segni gialli, difficoltà di I grado su terreno esposto, croce di vetta) e recuperare poi il tragitto grazie a una cengia obliqua un po’delicata che ripiega su un colletto al piede di un torrione squadrato. In entrambi i casi si perviene alla Rocca della Cernauda (2284 m), il punto più elevato della traversata.

Abbassarsi sulla spalla (Rocca Ciarmiera) dove si nota una piccola dolina, e dirigersi a un pianoro con abbeveratoi (La Serra), inserendosi in una pista forestale in modo da passare a destra del dosso con larici a quota 2248 m. Presso le diroccate Grange Serra (2220 m) valicare a sinistra la Bassa di Narbona (2231 m). Scegliere il tratturo superiore a mezza costa indicato S22 e GTA, tagliare un primo avvallamento e nel successivo, svoltare a sinistra su deboli tracce, suggerite da paletti bianco-rossi. Mirare a un castelletto di rocce grigiastre sul lato sinistro idrografico e fiancheggiarlo a destra (bolli rossi) fino a confluire nella Comba di Narbona sul marcato sentiero R17.

Si sfila ora sotto dirupi dalle singolari forme di erosione, tra cui la Rocha d’la Mort e Le Barriere, solcati da gole impervie. Oltre i resti delle Grange Casalàs (1610 m) è una sorpresa veder comparire le case di Narbona (1532 m) e scendere, sfiorandone i muri assediati dalla vegetazione, fino alla Cappella della Madonna della Neve, che sorge nella parte inferiore della borgata.

Qui inizia la spettacolare mulattiera di accesso al paese. Si incontrano gli abitati minori di Moulinèt e delle Grange Il Tec (1406 m), poi una croce, monito alla prudenza nel lambire l’impressionante appicco proteso su uno scivolo roccioso al fondo, infine l’edicola sacra del Pilone di Narbona o della Reina ormai in vista di Colletto. La lastra a scalino dell’Arpausa d’i mort (Posa dei morti) serviva ad appoggiare i feretri per la benedizione prima di condurli alla chiesa parrocchiale.

Al termine del cammino il pannello Lou Viòl de L’Arbouna (Il viottolo di Narbona) ne riassume i principali punti di interesse e testimonia l’impegno dei volontari nell’assicurare la manutenzione e la segnaletica dei percorsi.

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