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Cuneo, Città alpina 2024, presenta la “sua” Besimauda

Fresca del prestigioso riconoscimento, la città piemontese mostra con orgoglio la montagna di casa. Amata dagli alpinisti inglesi del XIX secolo

Il 13 ottobre è stata resa nota la nomina di Cuneo a Città alpina del 2024, importante riconoscimento internazionale conferito in relazione all’impegno nell’attuazione della Convenzione delle Alpi, alla realizzazione di progetti sostenibili e alla cooperazione tra i territori alpini: nei due anni precedenti erano state nominate Passy (Alta Savoia) e Biella.

Un’occasione preziosa per riscoprire il rapporto tra la città e la sua montagna, sfondo onnipresente nel paesaggio, scenografia massiccia e discreta allo stesso tempo. Sembra che Ernest Hemingway, di passaggio a Cuneo in un giorno di maggio del 1954, ne avesse apprezzato la posizione “né troppo vicina, né troppo lontana” rispetto alle Alpi.

Il forte impatto visivo della Besimauda è dovuto alla sua stessa conformazione: un’imponente ramificazione dello spartiacque principale che da oltre duemila metri cade sulla pianura in modo brusco, senza la mediazione di una fascia prealpina. Ciò permette di passare nel raggio di pochi chilometri dalle aree intensamente abitate e coltivate ai boschi, ai pascoli e alle pietraie in una specie di veloce riassunto delle zone altitudinali.
Il nome dialettale Besimauda, riferito all’intero rilievo, è attestato fin dal Quattrocento, prima negli atti d’archivio e poi nella cartografia; la pronuncia un po’ostica e l’incertezza dell’etimologia avevano indotto geografi ed eruditi del XIX secolo a introdurre la semplificazione Bisalta, allusione al profilo bifido, che ha accompagnato e a volte sostituito il vero toponimo.

La cresta principale, con orientamento Sud-Nord inizia dal Bric Costa Rossa 2404 m, altitudine massima, e si snoda rettilinea e frastagliata per oltre 2 Km fino al Monte Besimauda 2231 m, dall’aspetto bicuspide per l’anticima Nord 2194 m.
Un tale balcone panoramico, aperto nelle giornate terse fino al Golfo di Genova, non poteva sfuggire agli alpinisti inglesi dei primordi: il pomeriggio del 23 giugno 1883 William August Coolidge, William Douglas Freshfield e la guida François Devouassoud decisero un’ascensione alla Costa Rossa partendo da Limone Piemonte e ne riferirono in due resoconti distinti, da quali risalta l’ammirazione per la veduta, tanto ampia da includere buona parte delle Alpi Occidentali e nel contempo una porzione del litorale, resa ancora più affascinante dalle luci della sera. Per Coolidge la sensazione è così intensa che per serbarla intatta, pur soggiornando ancora altre volte nelle Marittime, sceglierà di non ripetere più la gita.

Cambiando nettamente aspetto a seconda del punto di osservazione, la montagna offre una sorprendente varietà di approcci sia estivi che invernali, compreso qualche recesso selvaggio e quasi inesplorato. Presentiamo qui le due alternative più immediate per una prima scoperta.

La traversata di cresta: dalle Meschie al Monte Besimauda e al Bric Costa Rossa
(Dislivello 1350 m, tempo in salita 4.30 ore, difficoltà E)

Accesso stradale: da Cuneo a Chiusa di Pesio, quindi in direzione valle Pesio. Svoltare a destra per raggiungere Pradeboni. Dalla chiesa parrocchiale a sinistra seguire le indicazioni per la località Le Meschie (parcheggio, area turistica attrezzata, punto di ristoro).

Descrizione: da Le Meschie 1077 m una strada sterrata si inoltra fra le case sparse di un insediamento stagionale, più avanti conviene abbandonarla alla prima curva per un sentiero a destra (H9), uscendo dal bosco all’alpeggio Gias Morteis 1482 m (notevole panorama sul gruppo del Marguaréis). Nei pressi sorge un osservatorio astronomico didattico.
Di qui è possibile riprendere la strada oppure restare ancora alla sua sinistra sul sentiero segnalato, arrivando nei pressi di Cima Praviné (1634 m). Si prosegue sulla traccia ben evidente, sempre siglata H9, che affronta una rampa erbosa, passa alla baita del Gias Soprano Praviné (1819 m) e continua a risalire tra cespugli di rododendro e le prime asperità rocciose verso il cono della pietraia terminale, dove si procede su grandi e stabili massi verdastri, ricchi di licheni, con difficoltà escursionistiche (i segnavia bianco-rosso suggeriscono il percorso più semplice) fino alla vetta del Monte Besimauda 2231 m.

La prosecuzione a Sud lungo la cresta avviene mediante chiare tracce di sentiero (L 17) che evitano gli spuntoni con qualche saliscendi, toccano un rilievo intermedio 2276 m, il Malavèrs (noto agli scialpinisti come “Pilier Centrale”) e quindi un colletto 2274 m, svincolo per la discesa. Oltre un rialzo dal fianco di lastroni rotti si giunge sull’ampia sommità del Bric Costa Rossa 2404 m. La grande croce, posta nel 1901 e ricollocata nel 1943, è purtroppo rimasta celebre per le quattro vittime di un temporale scatenatosi il 3 luglio 1960 durante un’affollata cerimonia religiosa.

In discesa, tornati al colletto 2274 m, prendere a destra un raccordo (H 17) che devia nella Valle Creusa e all’alpeggio Gias Praviné di Mezzo 1701 m, consentendo di riallacciarsi con una carrareccia al tragitto di salita in corrispondenza della Cima Praviné.

La salita diretta: dal Buscaié al Bric Costa Rossa
(dislivello 1390 m, tempo in salita 4 ore, difficoltà E)

Accesso stradale: da Cuneo a Boves, a Castellar e San Giacomo. Continuare per la strada del fondovalle, prima sulla riva destra, poi sulla sinistra del torrente Colla fino all’area di parcheggio del Buscaié.

Descrizione: dal Buscaié 1019 m si prosegue su una mulattiera inerbita a bordo fiume. Al primo bivio segnalato si svolta a destra (sigla L 20) e si inizia a risalire il bosco, su pendenze sostenute. Oltre la radura del Gias Sottano, un alpeggio abbandonato, si arriva alla costruzione in legno del Rifugio Ceresole 1524 m e subito dopo ai ricoveri improvvisati del Gias Ceresole. Lasciare le diramazioni laterali per alzarsi sulle tracce dirette alla depressione della dorsale, il Passo Ceresole 1620 m. Volgere a sinistra, superare un’estrema macchia boschiva e un dosso panoramico, quindi tagliare il dirupato versante Nord del Monte Piané. Scavalcato un brullo contrafforte il sentiero (L8) imposta una prolungata ascesa diagonale sui pascoli molto ripidi del versante della valle Vermenagna e superata la Fontana La Motta va a raggiungere lo spartiacque con la valle Pesio a ridosso dei massi accatastati della Cima La Motta 2285 m. Compiuta un’inversione di marcia a sinistra si rimane sul crinale, dagli orizzonti sempre più allargati, ormai in vista della croce del Bric Costa Rossa 2404 m.

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