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Facili escursioni lungo i Waalwege intorno a Merano

Sono 11, per un totale di 80 chilometri, i sentieri costruiti accanto agli antichi canali di irrigazione. E accompagnano nella storia rurale di questo angolo dell’Alto Adige

È il momento giusto per effettuare nel periodo autunnale, piacevoli escursioni immersi nella pace dei boschi di latifoglie e dei vigneti che circondano la conca di Merano. Perfetti allo scopo sono i Waalwege, ossia i sentieri d’acqua, che affiancano canali di irrigazione di antica origine e tutt’ora funzionanti. Sono undici tracciati del tutto particolari che messi assieme raggiungono una lunghezza di 80 chilometri, ma che ovviamente si possono percorrere anche singolarmente scegliendo quelli di proprio gradimento. La loro lunghezza varia dai 13 km del più lungo a soltanto un chilometro di quello più breve.

Queste piacevolissime e poco impegnative escursioni permettono di godere  scorci paesaggistici molto particolari grazie anche all’autunno che sfoggia le sue tonalità rosse e gialle creando spettacolari combinazioni cromatiche. Ma in verità i  Waalwege  si possono percorrere tutto l’anno.

Un arricchimento per l’escursionista è anche quello di scoprirne il loro valore storico. L’origine di queste rogge si perde nel tempo. Ma è a partire dal XIII secolo che la loro rete si è progressivamente infittita e allungata. La loro funzione era quella di portare l’acqua laddove serviva per irrigare i campi e i vigneti, a costo di andare a prenderla anche a notevole distanza. Venivano costruite sempre in leggerissima pendenza e quando necessario, per superare gli ostacoli rocciosi,  venivano scavati brevi tunnel o edificate grondaie di legno in espansione esterne alla roccia. Allo stesso modo però, un sentiero parallelo accompagnava tutto il percorso delle rogge: il suo scopo era tenere sotto controllo i canali di irrigazione. Sono proprio loro i “sentieri d’acqua”, ristrutturati ove necessario, ad essere diventati  meta di facili itinerari escursionistici.

L’acqua è sempre stato  un bene prezioso, e i contadini si dotarono di un complesso sistema di ripartizione delle acque le cui regole dovevano scrupolosamente essere osservate. Il guardiano delle rogge  era il responsabile sia della loro manutenzione che dei controlli. Nonostante questa sorveglianza infinite furono le battaglie per procurarsi l’acqua illegalmente, con conflitti anche violenti, di cui sono testimonianza gli atti processuali conservati in Val Venosta.

È interessante notare come in punti precisi della roggia venisse installata una campanella su cui batteva un martelletto, azionato da una ruota ad acqua, un piccolo mulinello.  Se quel battito regolare si fosse interrotto, e non fosse stato più udito dal guardiano, significava che qualcosa non andava per il verso giusto.  O la roggia era ostruita in qualche punto o qualcuno a monte aveva rubato l’acqua facendola deviare verso il proprio campo.

Tutto questo ora è storia, la funzione delle rogge è stata sostituita dagli acquedotti e i sentieri attigui sono di interesse storico e turistico, ma alcune campanelle sono ancora in funzione.

Il Waalwege di Marlengo

Tra le scelte possibili vi proponiamo di percorrere il Waalwege di Marlengo, che da Tel ( dove è possibile parcheggiare), piccola frazione di Parcines all’imbocco della Val Venosta, a 550 metri di altitudine, permette di raggiungere Lana di Sotto con meno di 300 metri di dislivello in discesa.

È lungo una dozzina di chilometri che si percorrono senza fretta in circa tre ore e mezza. L’acqua della roggia che lo affianca è prelevata dal fiume Adige. Tutto l’itinerario è uno spettacolare belvedere sulla conca di Merano. Il canale venne costruito tra il 1737 e il  1756 (è il più recente)  dai monaci della Certosa della Val Senales, che necessitavano di coltivare la vite anche per produrre il vino da messa. Ma ovviamente lassù alla Certosa, a più di 1300 metri di altitudine, la vite non cresceva sicché i monaci avevano il loro vigneto vicino a Lana. E il vigneto doveva essere irrigato.

Si inizia a camminare in un fitto bosco di latifoglie e la roggia si incontra dopo una decina di minuti.  Conserva in ampi tratti la sua condizione originaria e talvolta si infila in cunicoli rocciosi, condutture o canali in cemento. Quello più suggestivo è proprio questo primo tratto. Proseguendo, al bosco misto seguono i prati, le tenute frutticole, i vigneti, i terrapieni naturali. Poco al di sopra della roggia si nota il piccolo santuario di San Felice, e più avanti l’ex rifugio del guardiano e due campanelle di cui abbiamo detto. Presso Marlengo, che si vede in basso, un tratto del sentiero è stato attrezzato con numerose bacheche di informazioni didattiche sui temi dell’acqua e del bosco. Mentre in alto si scorge la possente sagoma di Castel Lebenberg fatto costruire nel XIII secolo dai signori di Marlengo, uno dei più belli tra quelli di proprietà privata in Alto Adige.

La parte finale dell’ itinerario lascia la roggia per scendere al paese di Lana dove dietro alla chiesa parrocchiale sorge la dimora medioevale Larchgut, che accoglie il Museo altoatesino di frutticultura, aperto fino al 31 ottobre.

Breve ma panoramicoWaalwege tra Tel e Rablà

Chi invece  volesse percorrere un itinerario più breve (6 km) con 280 metri di dislivello in salita, che si percorre in circa 2 ore e un quarto, può scegliere quello che da Tel conduce a Rablà. Dall’incrocio di Via Strada Vecchia con la strada statale della Val Venosta, si attraversa Via Peter Mitterhofer seguendo le indicazioni per Parcines da cui si sale verso l’omonima roggia che attinge le acque dal rio di Tel. Mano a mano che si sale la vegetazione si dirada e la vista spazia fino al Gruppo dell’Ortles e sulle Alpi Sarentine. È possibile osservare dal basso la cascata di Parcines la cui massa d’acqua precipita a valle per 97 metri. Si scende poi lungo la roggia di Rablà che poi si abbandona scendendo ancora verso il campo sportivo del villaggio.

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