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C’è chi cattura e alleva zecche e zanzare. Per il bene di tutti

I ricercatori della Fondazione Edmund Mach sono impegnati nel monitoraggio dei più fastidiosi tra gli insetti che incontriamo in natura

Catturare, custodire e far crescere zecche e zanzare. Pare impossibile che qualcuno si dedichi a queste attività, eppure c’è. A dedicarsi a questa attività è il gruppo di ricerca di ecologia applicata del Centro Ricerca e Innovazione della FEM  (Fondazione Edmund Mach). Scienza quindi, non passatempo per buontemponi.
Dalla scorsa primavera è iniziato in Trentino il monitoraggio effettuato dalla FEM che riguarda le specie aliene invasive (zanzara tigre, coreana e giapponese) e la specie autoctona Culex pipiens (zanzara comune) che sono ritenute importanti dal punto di vista sanitario poiché in grado di trasmettere malattie emergenti come la febbre del Nilo Occidentale (West Nile virus), Dengue, Zika e Chikungunya.
In parallelo la FEM è impegnata nel monitoraggio delle zecche in alcune aree della stessa provincia di Trento. Viene effettuata una raccolta dei parassiti dalla vegetazione con la tecnica della “copertina strisciata” in ambienti naturali caratterizzati dalla presenza diversificata di fauna selvatica, al fine di valutare la prevalenza di alcuni patogeni di interesse medico, quali la borreliosi di Lyme e la TBE.

Le trappole per la cattura delle zanzare

Le trappole usate per il monitoraggio sono di due tipologie differenti. La BG-sentinel trap è un modello studiato per la cattura di esemplari adulti di zanzare del genere Aedes, in particolare la zanzara tigre, mentre la CDC-like trap è più idonea alla cattura di specie notturne, quali ad esempio la zanzara comune (genere Culex). Per renderle maggiormente attrattive vengono dotate di un’apposita  esca che simula l’odore della pelle umana e di un contenitore con del ghiaccio secco che sublimando produce CO2 gassosa la quale attrae gli insetti ematofagi. Sono anche utilizzati degli aspiratori motorizzati per catturare zanzare adulte con il pasto di sangue dai loro siti di riposo.
Nell’insettario presso la FEM sono ora presenti colonie di zanzara tigre, zanzara coreana e zanzara comune, che permettono di approfondire gli aspetti biologici di questi insetti mediante la conduzione di esperimenti scientifici.

Zecche sotto la lente

Per quanto riguarda le attività di ricerca e monitoraggio sulle zecche, queste si focalizzano soprattutto sulla zecca dei boschi, Ixodes ricinus, che riprende la sua attività dopo la diapausa invernale non appena le temperature tornano stabilmente sopra i 7-10 °C. In genere da maggio a metà giugno le zecche presentano un picco di abbondanza, ma l’attenzione deve essere sempre elevata quando ci si reca in ambienti con vegetazione cespugliosa e aree boschive dal fondovalle ai 1.200-1.400 metri.

Due progetti specifici: BePrep (H2020) e BioAlpec (PNRR)

FEM è partner del progetto europeo BePrep e del progetto finanziato dal PNRR Bioalpec che si propongono di investigare il ruolo della biodiversità nel mitigare il rischio dell’emergenza o della diffusione di zoonosi.
Nel progetto BePrep viene confrontata la biodiversità di aree naturali rispetto a quella di aree soggette a perturbazioni dovute ad eventi climatici estremi (es. Vaia). In particolare sono raccolti dati circa la circolazione di patogeni in roditori e zecche nel Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino confrontando le aree di schianto con le foreste non perturbate.
Nel progetto Bioalpec vengono studiate la dinamica delle popolazioni di roditori selvatici che rappresentano i principali serbatoi dei patogeni delle zecche al fine comprendere il ruolo dei predatori naturali nel mitigare l’emergenza di zoonosi.
Sul sito https://vettoritrentino.it si trovano i risultati delle attività svolte, il materiale informativo di supporto e la mappa interattiva con l’andamento in tempo reale dei monitoraggi (per ora solo relativi alle zanzare) svolti sul territorio.

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