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Diego Zanesco, addio “Eterno ragazzino”

62 anni, altoatesino di nascita ma cittadino del mondo, era uno dei più forti arrampicatori dolomitici. Amato e rispettato da tutti, è caduto domenica scalando in free solo la Tofana di Rozes

Diego Zanesco – Foto Enrosadira.eu

Arrampico in free solo perché solo così mi sento parte delle montagna

Un uomo speciale, prima ancora che una Guida alpina tra più apprezzate delle Dolomiti. Diego Zanesco, caduto ieri sulla Tofana di Rozes sfuggiva a ogni schema. “Arrampico in free solo perché solo così mi sento parte delle montagna”, amava ripetere senza atteggiarsi a campione nemmeno per un minuto. Non aveva un profilo Facebook sul quale raccontare le sue salite e neppure sul sito della sua piccola agenzia (enrosadira.eu) si trova qualcosa sulla sue scalate. A lui non importava far vedere al mondo quello che aveva fatto, quello era patrimonio suo personale. Intimo.

Amava però condividere con i clienti la sua esperienza, in parete come sul più facile dei sentieri. Era sempre prodigo di racconti e suggerimenti, ma in tema di sicurezza diventava rigoroso: “Bisogna organizzarsi per rientrare al rifugio entro le 15. Più tardi il temporale è sempre in agguato”, era un suo ritornello.
Incapace di far pesare le sue imprese, che raccontava con semplicità disarmante, Diego era sempre pronto a stupire. Lo faceva quando raccontava che per un certo periodo aveva rinunciato ad acquistare una automobile perché “ho scoperto quanto è piacevole leggere un libro durante un trasferimento”, oppure quando partecipava alle feste – dei Vip o di paese – divertendosi come un bimbo senza mai eccedere con vino o birra. “Diego va ad acqua”, dicevano di lui gli amici, quasi irridendolo.

Dopo aver trascorso lunghi anni all’estero, da cui deriva la sua padronanza delle lingue, Zanesco aveva messo radici a San Cassiano, in Alta Badia: “Qui ho trovato molti amici, qui mi sento a casa”, ripeteva a chi gli chiedeva della scelta. Chissà se nella scelta non abbia inciso la conclamata mondanità badiota che assolutamente non disdegnava, sebbene fosse tanto lontana dal suo modo dell’andar per monti?

“L’Eterno ragazzino”, ora non c’è più. Ma siamo certi che quando domani qualcuno intonerà Signore delle Cime per un ultima volta volgerà lo sguardo verso il Lagazuoi o le Conturines, stringerà lievemente gli occhi e sorriderà con quella sua espressione particolare che gli disegnava il volto quando guardava le montagne.

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