La fatica è uno degli elementi peculiari di qualsiasi attività outdoor, in montagna, quasi una scelta di vita. In un trekking di più giorni le possibilità fotografiche sono veramente moltissime. Un appassionato di fotografia vorrebbe immortalare tutti i momenti migliori della sua avventura, dall’alba al tramonto, dalle cascate ai laghi, dai fiori agli animali: per non parlare di cieli puntellati di stelle e momenti conviviali all’interno di rifugi e bivacchi.
Lo zaino deve essere preparato con cura, con generi alimentari, acqua, sacco lenzuolo o sacco a pelo, abiti di ricambio, effetti personali e tutto il necessario che ad un buon escursionista non deve mai mancare, per un trekking di più giorni, magari da rifugio a rifugio.

E l’attrezzatura fotografica? Ognuna delle tipologie fotografiche sopracitate può richiedere strumenti diversi e specialistici, per essere finemente interpretata: grandangolo per inquadrature d’ampio respiro, teleobiettivo per selezione di particolari, macro per fiori e piccoli soggetti, super teleobiettivi per fotografia di animali. E il treppiede per le stelle, i tramonti e le ottiche lunghe e pesanti? In pochissimo tempo avremo caricato non uno ma 2 o 3 zaini, un paio di amici e un mulo alpino da soma…per non parlare di batterie, filtri e accessori vari che non possono mancare. Arrancare sui sentieri, con parecchi kg di attrezzatura, diventa un’autentica tortura.
Si impone, quindi, una scelta razionale e coerente, legata sia al luogo, sia agli interessi personali che determinano il genere fotografico sul quale decidiamo di porre maggiore attenzione. Pensate di trovarvi nel Parco del Gran Paradiso, circondati da un gruppo di stambecchi, senza avere un teleobiettivo, oppure alle falde del Monte Baldo, tra splendide fioriture, senza avere un’ottica macro!
Peso, ingombro e corredo fotografico
È ovvio che per un trekking di più giorni diventa indispensabile cercare di ridurre peso, ingombro e di razionalizzare il bagaglio fotografico. A seconda del tempo che decidiamo di dedicare alla fotografia, sceglieremo il tipo di attrezzatura da portare. In questa sede, si parla di Foto – Trekking. Analizzeremo, quindi, le situazioni ad esso relative, tralasciando chi si reca in montagna, utilizzando solo lo smartphone o una piccola compatta, per ottenere delle semplici foto ricordo.
Per un trekking di molti giorni, o comunque su percorso impegnativo e d’alta quota, è possibile affidarsi ad una macchina fotografica e ad un solo obiettivo. Per esempio una reflex o una mirrorless e un’ottica tipo 28-300 mm, per il formato FX, oppure 18-200 mm o 18-300 mm, per il formato DX. Per fotocamere come le micro quattro terzi, invece, si può puntare su un tuttofare, con focali tipo 12-200 mm (24-400 equivalenti, su FX). Ulteriormente, si potrebbe aggiungere un’ottica fissa super-grandangolare, tipo un 18 mm o un 14 mm, su FX (o equivalenti per altri formati) che, con un peso ancora accettabile, consente di avere un corredo completo, o quasi. Se, invece, si prevede di trovare specie floreali interessanti, si potrebbe pensare di sostituire il grandangolare con un macro corto, tipo 50 mm o similari, o magari ripiegare sulle lenti addizionali che sono leggerissime; si avvitano all’obiettivo come un filtro e riducono la distanza minima di messa a fuoco, consentendo quindi ingrandimenti maggiori, per foto di fiori o insetti.
Possibile anche utilizzare una coppia di zoom, magari un 24-70 mm e un 70-200 mm, puntando, così, sull’elevata qualità ottica, magari utilizzando le versioni f 4, invece delle più pesanti f 2,8. Ad oggi esistono anche moltiplicatori di focale (tipo 1,4 x, 2 x) che consentono di aumentare i millimetri delle focali tele per la ripresa di fauna selvatica, con un’aggiunta di peso molto ridotto. Per chi non vuole rinunciare a nulla, o quasi, la terna di zoom (grandangolare, normale e tele), tipo 16-35 mm, 24-70 mm e 70-200 mm (o 70-300 mm), rimane l’ideale, magari nelle versioni ad apertura f4 o simili che sono più leggere. Visto che camminare e fotografare, per i più, deve anche essere un piacere e non una tortura, nulla vieta di utilizzare solo un paio di ottiche fisse, puntando su qualità e leggerezza, magari un 24 mm e un 85 mm. Può anche essere un esercizio fotografico interessante muoversi con solo un paio di ottiche fisse, una metodologia di lavoro che aiuta ad affinare l’occhio fotografico e a sostituire la varietà di ottiche con concentrazione e inventiva.
“Il fotografo ascetico”
Un modo particolare e radicale per eliminare i problemi di peso e ingombro può essere quello di muoversi con una sola macchina fotografia e un solo obiettivo, non necessariamente uno zoom tuttofare, ma anche una sola focale fissa, tipo un 28 mm, 35 mm o un 50 mm. Scattare con una sola ottica aiuta ad affinare l’occhio e ad usufruire al massimo delle caratteristiche della propria attrezzatura, sforzandosi nel cercare la migliore inquadratura e il miglior modo per ritrarre un soggetto, sia esso un paesaggio, una casa o un singolo albero. Tra l’altro non avere alcun tipo di teleobiettivo è anche il modo migliore per incontrare moltissimi animali! Un classico…vorrà dire che ci si limiterà a guardarli da lontano, senza fotografarli. Questo tipo di “ascetismo e minimalismo”, aiuta molto ad accrescere il proprio potenziale fotografico, comunicativo e ad affinare il proprio linguaggio fotografico. Meno estrema è la scelta di portare una fotocamera e un singolo zoom, magari di elevata qualità, tipo un 24-70, con apertura 2,8, comunque più versatile di una focale fissa. Anche in questo caso, vedremo un sacco di animali!
Reflex o Mirrorless
Sino ad ora il mondo della fotografia professionale, ma anche quello di un fotoamatore evoluto, è quasi sempre stato caratterizzato dalla fotocamera reflex, più raramente da quella a telemetro. Oggi, come ormai è noto, le maggiori aziende di materiale fotografico producono solamente mirrorless, ovvero macchine fotografiche con mirino elettronico e senza la presenza interna di uno specchio e di un mirino ottico. Questa modalità costruttiva consente di ottenere fotocamere più piccole e leggere, un vantaggio per chi si muove lungo sentieri e in ambiente naturale. Per le focali, vale lo stesso ragionamento espresso per le reflex. Ovvio, se il nostro foto – trekking è breve, magari con una sola notte in rifugio, è possibile sobbarcarsi un peso maggiore e aggiungere altri elementi al corredo. Diciamo che un corredo composto da un corpo macchina mirrorless, un paio di zoom (normale e tele) pesa poco e ingombra ancora meno.
Treppiede
Qualsiasi strumento fotografico utilizziate, se non volete perdere occasioni interessanti, come albe, tramonti e altre foto che necessitano di tempi lunghi (notturni), non potete fare a meno del treppiede. Anche in questo caso è necessario trovare il giusto compromesso tra peso e stabilità, magari considerando l’utilizzo di un treppiede in carbonio che, in effetti, richiede un certo esborso economico, ma dura veramente una vita e non si rischia di lasciarlo a casa, per limitare il peso. Ad oggi esistono treppiedi da viaggio molto compatti, con una buona stabilità.
Batterie
Per assurdo, in questo caso, è il cellulare che ci viene in aiuto e, anche in questo caso, non certo per telefonare. Nei rifugi ci sono sempre prese di corrente utilizzabili, proprio, per caricare le batterie dei telefoni e, quindi, anche delle fotocamere. Se, però, prevediamo di sostare qualche notte in bivacco, sarà bene portare una batteria in più, visto che le moderne macchine fotografiche, soprattutto le mirrorless, sono sempre più assetate di energia.
E per il trasporto?
Personalmente consiglio di stivare l’attrezzatura nello zaino da montagna. Non ci sono molte altre scelte: la borsa a tracolla dondola e sbilancia, il marsupio anche e poi, se lo legate alla cintura, a causa del peso, provocherà l’ineluttabile calata dei pantaloni. Il giubbotto fotografico non è traspirante e diventa una sorta di sauna fuori programma. Proteggete ottiche e accessori in apposite custodie singole e poneteli in parti sicure dello zaino da montagna, o in qualche tasca laterale.
Le persone in un foto trekking: silhouette, mosso o fermo
Oltre al paesaggio, agli animali e ai fiori, in un cammino di più giorni, è importante illustrare il tipo di sentiero sul quale si sta camminando. Si scattano, quindi, foto che comprendano uno o più soggetti umani che servano anche come proporzione. Sono queste immagini che possiamo definire di “paesaggio ambientato”. Quindi non parliamo di immagini di reportage, ove la presenza umana è quasi sempre determinante, ma di un soggetto umano che diviene un compendio della foto stessa. Un maestro assoluto della fotografia di montagna, come Vittorio Sella, soleva scattare immagini di ambienti grandiosi come cime e ghiacciai, con persone che servivano ad evidenziare le proporzioni del paesaggio stesso. Vedere un escursionista che cammina in un bosco serve a mostrare, per esempio, le dimensioni degli alberi, così come una persona che ammira una montagna contribuisce a rendere un senso di incombenza e grandiosità della cima.
Zaino con mini pannello solare
Recentemente, alcuni produttori di materiale da trekking, hanno immesso sul mercato alcuni zaini dotati di pannello solare, con relative prese d’energia e usb, utili per ricaricare batterie di cellulari e macchine fotografiche. Per chi dorme spesso in bivacco o in tenda, un accessorio simile può essere sicuramente interessante. Alcuni di questi zaini non sono molto capienti, ma consentono di staccare la parte con il pannello solare e di utilizzarla anche separatamente, magari portandola in un altro zaino più specifico. Esistono anche modelli, comprensivi di un alimentatore che, precedentemente caricato, consente poi di distribuire energia e vari strumenti elettronici.
Trekking con gli asini a Cheneil
Nikon D 800; Nikkor 24-70 AFG 2,8.
Trekking con gli asini
Nikon D 800; Sigma 15 AFD 2,8.
L’attrezzatura
L’elemento umano
Nikon 850; Nikkor 24-70 AFG 2,8.
La Silhouette
Nikon D 300; Nikkor 24-120 AFG 3,5 / 4,5; f 11; 1/50; iso 200. Sottoesposizione di 1 stop. Misurazione spot sulle rocce grigie del Monte Bianco.
Il gruppo del Monte Bianco
Nikon D 800; Nikkor 24-70 AFG 2,8.
Il ghiacciaio del Venérocolo
Nikon 850; Nikkor 17-35 AFS 2,8, alla focale di 17 mm.
Il movimento
Nikon D 800; Sigma 15 AFD 2,8. Diaframma f 22; 1/10; Iso 100.
Lo zaino
Nikon D 800; Nikkor 24-70 AFG 2,8.
I fiori
I camosci
Nikon D 300; Nikkor 300 AF 4; f 5,6; 1/400; iso 400.
Il Bivacco Belloni
Nikon D 700; Nikkor 24-70 AFG 2,8.
Il Bivacco Leonessa
Nikon F90x; Sigma 15 AFD 2,8; Flash SB 26. Velvia 50.
Scopri la rubrica Fotografare in Montagna: qui la prima puntata, dedicata all’alba e al tramonto. Qui la seconda puntata, dedicata all’utilizzo di grandangolo e teleobiettivo. Qui la terza puntata, dedicata agli alberi. Qui la quarta puntata, dedicata agli animali.