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Progetto Stambecco, la citizen science per conoscere lo stambecco del Cadore

Il Cai invita chi frequenta la montagna a partecipare al progetto, scattando foto e prendendo nota nel caso di incontro con uno stambecco

Una delle foto premiate all’ultima edizione del concorso Wildlife Photographer of the Year (visibile sino al 16 luglio nelle sale del Forte di Bard) è quella della giovanissima Ekaterina Bee, s’intitola “Battle Stations” e mostra due stambecchi che si sfidano per la supremazia sullo sfondo di una cima innevata.
Lo stambecco è uno degli animali simbolo delle nostre Alpi, e proprio lo stambecco è al centro di un progetto di citizen science che porta il suo nome ed è sostenuto, fra gli altri, dal Cai e dalla Provincia di Belluno.

L’area della ricerca, fra il Piave e il Boite

La citizen science è una sorta di scienza partecipata, fatta da persone comuni che aiutano gli studiosi a raccogliere le informazioni necessarie ai loro progetti di ricerca: lo scopo di Progetto Stambecco (come di altri che l’hanno preceduto) è evidentemente quello di avere dati su questo animale, in particolare nella zona del Cadore compresa fra i gruppi montuosi dell’Antelao, del Sorapis e delle Marmarole e delimitata dai torrenti Ansiei e Boite e dal fiume Piave.
Qui si trova la colonia di stambecchi oggetto dello studio, che si è sviluppata dopo il rilascio di 8 esemplari avvenuto nelle Alpi Orientali italiane nel 1965. L’appello rivolto alle persone è di fotografare gli esemplari che dovessero eventualmente avvistare durante una passeggiata, un’escursione, un’arrampicata. Online si legge appunto che questo è “un progetto pluriennale che ha lo scopo di monitorare la colonia presente nei gruppi montuosi dell’Antelao-Marmarole e Sorapis”, in cui “la parte operativa è gestita dal Cai” e “la supervisione scientifica è affidata al Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia”.

Come si partecipa a Progetto Stambecco

Il compito richiesto ai frequentatori della montagna è semplice: “Prendere nota e comunicare una serie di dati in caso di incontro o avvistamento di stambecchi”. Per farlo, si può usare l’apposito questionario (reperibile sul sito www.progettostambecco.it) in cui indicare il proprio nome e cognome, la data e l’ora dell’avvistamento, la zona (usando una comoda mappa a settori), la quota, il versante, il numero di esemplari e possibilmente anche se fossero maschi o femmine, adulti oppure no.
Alla fine del procedimento, che si può portare a termine solo se si ha un account su Gmail (è necessario fare login, ma l’indirizzo di posta elettronica non verrà memorizzato), è possibile inviare una o più foto dell’avvistamento, così da aiutare ulteriormente i ricercatori.

È bene ribadire che questa ricerca non è legata a specifici problemi dell’animale: lo stambecco, che come dice il suo nome scientifico (capra ibex) è sostanzialmente una capra ma con le corna e con forme più tozze e massicce, è ben radicato nella zona dove fu fatto insediare negli anni Sessanta: la colonia originaria nella Croda Rossa d’Ampezzo è ancora presente, così come quella di San Vito di Cadore, dove nel 1975 vennero rilasciati altri 4 esemplari su un gruppo di 12 acquistati dal Comitato provinciale della Caccia di Belluno. Secondo il Cai, lo stambecco sta relativamente bene, nonostante alcune difficoltà dovute al bracconaggio, all’elevata consanguineità e ad alcuni problemi sanitari, ma conoscerlo meglio è anche un modo per farlo stare meglio. E per stare meglio noi in sua presenza.

 

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