Da Brunate a Bellagio, la traversata del Triangolo Lariano
Un meraviglioso itinerario perfetto per la primavera, tra ville, monasteri e una notevole biodiversità
“Al solo volgere dello sguardo, su ogni punta che si prolunga nell’acqua, vedi bei villaggi distendersi lungo la sponda, l’uno più dell’altro pittoresco e ameno, che sembran sorti fuor dal lago per incantesimo…”
Giulio Carcano
La descrizione di Giulio Carcano risale alla seconda metà dell’Ottocento, eppure è ancora attuale.
Le sensazioni che si provano oggi rimirando le rive del lago di Como sono sicuramente molto simili, con panorami sulle vicine vette del Comasco, del Lecchese e della Valtellina e sull’imponente mole del Monte Rosa. Il triangolo Lariano è un cuneo montuoso che separa i due rami del Lago di Como, una sorta di baluardo che si erge a gendarme tra l’industrializzata pianura lombarda e l’ambiente turistico del lago e, poco oltre, delle vette della Valtellina.
Dalle rocce del Lago di Como è difficile immaginare che sulle sommità delle ripide e scoscese pareti boscose, che declinano nelle sue acque verdi-azzurre, ci sia un ambiente quasi alpino, non solo con boschi di castagno e faggio, ma anche con abetaie, proprie generalmente di quote più elevate.
Alpeggi, baite, rifugi e, soprattutto, panorami d’ampio respiro rendono il Triangolo Lariano luogo tra i più panoramici delle Prealpi Lombarde. L’ottima visuale che si gode lungo la traversata è dovuta soprattutto ai numerosi tratti di cresta lungo i quali si snoda il tragitto.
Percorribile a piedi, o in mountain bike, richiede un paio di giorni e non presenta difficoltà particolari. La quota relativamente modesta non pone neanche grandi limiti stagionali, rendendo, però, ideali le mezze stagioni. Grazie ai numerosi rifugi e agli altri punti d’appoggio è possibile spezzare il percorso, oppure percorrerne solo alcuni tratti.
Il Triangolo, tra i suoi fitti boschi, annovera valli e monti, a volte selvaggi, a volte addolciti dall’opera dell’uomo. Negli anni il territorio è stato arricchito con la costruzione di ville, monasteri, chiese e con la coltivazione di oliveti, favoriti dalle particolari condizioni climatiche, mitigate dal lago. Dal punto di vista della fauna e flora la biodiversità è notevole. Nel bosco, soprattutto alle quote minori, si trovano passeriformi, ghiri e alcuni caprioli. Più rare le volpi e i rapaci. Verso la sommità dei monti vivono alcune colonie di marmotte.
Le specie floreali sono molte, tra le quali il raperonzolo di roccia, la pulsatilla montana, il giglio rosso e martagone e varie specie di orchidee.
All’inizio del triangolo, si trova Brunate, punto di partenza dell’itinerario, così descritto da Ettore Casnati. “All’inizio del 1800 il paese era costituito da una manciata di case, costruite nell’ampio anfiteatro che guarda Montorfano…l’estate era un fervore di attività ricreative e di iniziative, intese tutte a migliorare la permanenza dei villeggianti e a favorire l’incremento turistico…”.
Brunate fu anche il luogo ove, nel Settecento, il giovanissimo Alessandro Volta trascorse la sua infanzia. Ancora oggi si possono ammirare alcune belle dimore, tra cui Villa Franceschini, sede del Municipio. In una decina di minuti si può raggiungere il Faro dedicato a Volta, eretto nel 1927, in ricordo del centenario della morte del premio Nobel. Oltre che base di partenza per varie escursioni Brunate offre anche, in periodo estivo, varie iniziative culturali, tra le quali, concerti e spettacoli vari, senza dimenticare le specialità enogastronomiche.
Se Brunate è un borgo in quota, Bellagio, la “Perla del Lario”, è a diretto contatto con le acque del Lago di Como, ed è punto d’arrivo dell’itinerario descritto. Il paese e lo straordinario panorama che fu descritto da Stendhal come “uno dei più belli al mondo”, con le ville ricche di storia e d’arte e con il borgo vecchio che richiama anche un turismo internazionale.
In due giorni da Brunate a Bellagio
(800 m di dislivello in salita, 1300 m di dislivello in discesa, 10 ore, E)
Si parta da Brunate (715 m), sopra Como, raggiungibile a piedi, o meglio con la funicolare, sulla quale è anche possibile trasportare la bicicletta. Superati i 513 metri di dislivello con l’impianto, si segue la strada per San Maurizio, con indicazioni per il Rifugio C.A.O. (Club Alpino Operaio). Si cammina, quindi, lungo un tratto panoramico, detto “alle baite”. Si passa ai piedi dei contrafforti del monte Uccellera sino a giungere al Rifugio C.A.O. (980 m).
La salita diviene ora più faticosa, sino alle Baite Bondella, nei pressi della vetta del Monte Boletto. Il percorso si svolge su un versante panoramico affacciato sugli azzurri specchi dei laghi della Brianza, tra i quali spicca il Lago di Montorfano. Nelle giornate più terse, oltre alle vette limitrofe, si gode anche di ottima vista sulla pianura lombarda, sino all’Appennino Pavese e Ligure.
Si aggira la cima del Boletto (1236 m, 2.15 ore), giungendo alla Bocchetta di Molina (1116 m) e alla vicina Capanna San Pietro. Si seguono ora le frecce per Bolettone, Palanzone e Mara, continuando in un bosco di faggi sino alla Bocchetta di Lemma (1167 m), prestando attenzione alle varie diramazioni del sentiero. Verso destra è possibile raggiungere la Capanna Mara. A sinistra si scende a Faggeto Lario, possibile alternativa alla prosecuzione della traversata.
L’itinerario prosegue, invece, dritto verso la Bocchetta di Palanzo (1210 m) e il rifugio Riella-Palanzone (1275 m; 1.45 ore), ai piedi del Monte Palanzone (1436 m). È questo uno dei punti più panoramici dell’intera traversata; si vedono, infatti, il sottostante Lago di Como, le vicine Prealpi di Lugano e il più lontano, ma comunque imponente, gruppo del Monte Rosa che sovrasta la catena alpina.
Si sale ancora sino al monumento del Cippo Marelli, dove si continua a destra attraverso il colle di Faello (1293 m), ai piedi della Cima di Bul. Dopo alcuni saliscendi, mai faticosi, si giunge alla Bocchetta di Caglio, alle falde del Monte Croce (1351 m) che si scala lungo la semplice cresta.
Dalla vetta, oltre al Monte Rosa ed alle Alpi Lepontine, si osservano, più vicini, anche il gruppo delle Grigne, il suggestivo profilo del Resegone e, quasi in contrapposizione, i docili profili erbosi del Monte San Primo. Più a Nord si scorgono le vette della Valtellina, in particolare, il Disgrazia e il Bernina.
Si scende ora, prima su sentiero segnalato e poi su sterrata, alla Colma del Piano, sino al Rifugio Stoppani (1124 m, 1.30 ore), proprio a lato della strada, buona soluzione per una sosta che divida il percorso in due tappe. Poco dopo il ristorante La Colma, si prende una carreccia che sale all’Alpe Spessola (1237 m), prima, e al Monte Ponciv (1453 m), subito dopo.
Si scende ora, lungo un’abetaia, sino all’Alpe del Borgo e successivamente al Parco Monte San Primo (1150 m). Si prosegue verso Borgo San Primo. La strada diviene sterrata e si devia a destra, ignorando, a sinistra, la deviazione per il rifugio Martina, traversando una faggeta e raggiungendo l’Alpe Paum.
Si continua alternando tratti di asfalto a sterrati, sino al piccolo nucleo di Rovenza (687 m). Nei pressi della fontana il segnavia n. 4 indica la direzione per Bellagio e, in discesa, raggiunge Brogno (582 m). Il sentiero lastricato continua sino a Perlo e, in seguito, sino alla frazione di Bellagio, Guggiate (4.30 ore).
Per il ritorno a Como è consigliabile utilizzare i traghetti che partono dal porto di Bellagio (229 m). Volendo, dall’Alpe Spessola, è possibile salire alla vetta del Monte San Primo (1682 m) seguendo la strada sterrata e successivamente la breve cresta erbosa fino alla vetta (1686 m, 0.40 ore). In discesa, si segue il dosso boscoso che scende verso Nord (in direzione di Bellagio) e che porta al Rifugio Martina (1231 m, 0.40 ore) dove per breve carrozzabile ci si riunisce all’itinerario originale.