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Piemonte, al via il progetto di recupero della Strada dei Cannoni

Grazie all'unione di 10 Comuni del cuneese la storica Strada dei Cannoni diventerà un percorso ciclo pedonale di ampio respiro.

Viene comunemente chiamata la Strada dei Cannoni anche se da essa mai un colpo fu sparato in attività belliche. Stiamo parlando di un panoramico tracciato che percorre il crinale tra le valli Varaita e Maira, in Piemonte, partendo dai 600 metri di quota della Colletta di Rossana per concludersi ai 2285 metri del Colle della Bicocca dopo oltre 40 km di strade prevalentemente sterrate.
Un paradiso per gli appassionati di mountain bike, soprattutto dopo la grande diffusione delle e-bike, che dal 19 aprile prossimo godrà di nuova vita quando a Torino, la proprietà del sedime passerà ufficialmente dal Demanio militare ai 10 comuni della Provincia di Cuneo sul cui territorio insiste il percorso.

Si tratta di un’opera iniziata nel ‘700, sotto il regno di Carlo Emanuele III di Savoia, con la costruzione di una mulattiera che, nel 1938, fu ampliata per diventare carrozzabile con funzioni logistiche dal Genio militare di Cuneo. Negli ultimi anni, il progressivo abbandono dal punto di vista militare è proceduto di pari passo con un notevole aumento della frequentazione da parte degli appassionati di attività all’aria aperta, attirati dalla varietà di paesaggi e panorami che si possono comodamente godere lungo il tracciato, nonostante l’inesorabile peggioramento delle condizioni stradali.

“L’idea di recuperare la Strada dei Cannoni è nata nel 2019 – racconta Marco Gallo, sindaco di Buscadopo che è avvenuta la fusione tra Busca e il comune di Valmala. Da un lato abbiamo raccolto l’appoggio della Regione Piemonte che ci ha consentito di iniziare un primo lotto di lavori sulla parte iniziale del tracciato, dall’altro ci siamo impegnati per coinvolgere gli altri comuni con cui abbiamo ottenuto la cessione della proprietà dal Demanio militare che avverrà ufficialmente il prossimo 19 aprile. L’obiettivo è creare un percorso ciclopedonale di ampio respiro un po’ come si sta facendo con la Via del Sale tra Limone Piemonte e Monesi in Liguria o come la Strada dell’Assietta in Provincia di Torino”.

Un progetto ambizioso ma concreto che gode già di ampie garanzie di riuscita grazie all’entusiasmo con cui è stato accolto sul territorio.
“Devo innanzitutto ringraziare tutti i comuni che hanno aderito – prosegue Gallo – perché hanno deliberato il progetto all’unanimità. L’importanza della collaborazione territoriale è un concetto che viene sottolineato spesso a parole, ma qui ci siamo davvero superati mettendo insieme 10 amministrazioni di due valli molto diverse come la Val Varaita e la Val Maira, oltre che due Unioni di Comuni. D’altronde le prospettive di ricaduta in termini di presenze turistiche sono molto interessanti, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di promuoverci presso i mercati stranieri che sono molto attratti da questo tipo di proposta. L’aumento di presenze che abbiamo registrato in questi ultimi anni non possono che farci ben sperare”.

Dopo il passaggio di proprietà, potranno già cominciare i lavori.
“In realtà siamo già intervenuti sul tratto iniziale della strada, all’interno del Comune di Busca – racconta ancora Gallo – grazie a uno stanziamento di 250.000 Euro della Regione Piemonte che ci ha concesso la messa in sicurezza di un primo lotto. Ora, grazie a 800.000 Euro di fondi europei potremo operare sull’intero tracciato ponendo anche le basi per la nascita di un bike hotel nei pressi del bellissimo Santuario di Valmala. Secondo le nostre previsioni, l’intera opera costerà circa il doppio, per cui dobbiamo ancora impegnarci a trovare ulteriori finanziamenti”.

Al momento, la Strada dei Cannoni è percorribile dai mezzi motorizzati, seppur con difficoltà causate dallo stato del sedime, ma già si inizia a discutere su eventuali chiusure o limitazioni per favorire l’accesso a ciclisti ed escursionisti.

“Il nostro obiettivo – conclude Gallo – è creare un itinerario ciclopedonale per favorire una fruizione turistica del percorso che attraversa aree di grande pregio naturale, dai boschi delle quote più basse, fino ai pascoli e all’ambiente d’alta quota visto che la strada si conclude al cospetto di una bella montagna di oltre 3000 metri come il Pelvo d’Elva. Una chiusura totale ai mezzi motorizzati non mi sembra fattibile anche perché impedirebbe di godere degli splendidi panorami e paesaggi a tutti coloro che non sono in grado di affrontare la strada a piedi o in mountain bike. Però introdurremo sicuramente delle limitazioni per rispettare più possibile gli appassionati di mobilità dolce e outdoor che devono essere i primi beneficiari dell’opera”.

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