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Donne e montagna, 3 libri da (ri)scoprire

Una riflessione sul binomio donne e montagna nei testi di Anna Torretta e Giovanna Zangrandi

La voce delle donne che della passione per i monti hanno fatto il fulcro attorno cui far ruotare tutta la propria vita, ha poca storia. Pochi i nomi pervenuti, meno ancora i loro pensieri e sentimenti collegati al vissuto, all’esperienza della montagna.
Quello tra donne e montagna è di per sé un binomio non scontato, un accostamento a lungo rimasto privo di testimonianze scritte che documentassero il fuoco interiore che porta ad accostarsi alle cime anche l’altra metà del cielo.

Ultimamente una sorta di onda di riscatto delle figure femminili attraversa la letteratura di montagna, con la pubblicazione di libri di autrici e nuovo spazio dato a scrittrici o a figure di alpiniste d’antan (vedasi il libro di Linda Cottino dedicato ad Alessandra Boarelli, la prima donna che salì il Monviso, Nina devi tornare al Viso e, della stessa autrice scritto a quattro mani con la grande Silvia Metzeltin, L’alpinismo è tutto un mondo. Conversazione a carte scoperte, dedicato all’alpinismo femminile).
Qui facciamo un accostamento ardito, parlando di due donne fra loro distanti temporalmente e geograficamente, Giovanna Zangrandi e Anna Torretta, e di tre titoli da poco arrivati in libreria, due dei quali usciti a marzo, nel mese delle donne per antonomasia. Pubblicazioni che dimostrano un’attenzione diversa e rinnovata alla figura femminile, anche nell’editoria di montagna.

Di Giovanna Zangrandi (Galliera 1910 – Pieve di Cadore 1988), nome d’arte dell’emiliana Alma Bevilacqua, montanara per scelta tra Cortina e il Cadore, staffetta partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale e donna indipendente dalla vita sofferta, dura e solitaria, giornalista e scrittrice, sono uscite due pubblicazioni, entrambe con prefazione di Giuseppe Mendicino, scrittore, studioso nonché biografo di Mario Rigoni Stern.

Nella collana “personaggi” del Club Alpino Italiano è stato ripubblicato Il campo rosso, uscito nel 1959 e mai più ristampato. L’autrice vi narra le vicissitudini della costruzione del Rifugio Antelao nelle Dolomiti cadorine, da lei fortemente voluto ed eretto nell’arco di un’estate con l’aiuto di un pugno di rudi manovali non sempre benevoli e facili da trattare. Quella del Rifugio Antelao, costruito nel 1946, anno di stenti dai postumi della guerra e della Resistenza, fu un’impresa fortemente voluta dalla Zangrandi, che coronò così il suo sogno inizialmente condiviso con Severino Rizzardi, compagno partigiano e amore (non consumato) della sua vita.
Un libro duro, dove brevi squarci di lirismo e poesia dedicati alla montagna svelano i pochi momenti di gioia lungo una china di fatiche e difficoltà, sempre in salita, con poco cibo, scarsi mezzi, tanta solitudine. Questa donna dalle mani sempre ruvide, spaccate dalle ragadi, e dagli occhi che scrutano “fatti a fessure” – come dice di sé – resistente ad ogni tipo di fatica e dislivello, che fosse fatto a piedi o in bici, sugli sci o per le rocce, amava profondamente le montagne e nel loro silenzio, sotto cieli stellati, si sentiva protetta e cullata: di qui il sogno del rifugio, che come impresa fu, purtroppo di modesta durata – dovette poi cederlo nel 1951 al Cai di Treviso, che ne è tuttora proprietario.

Penna originale, profonda, a volte rude come un colpo d’accetta, la Zangrandi ritrae efficacemente con stile personale, impulsivo, denso, un’umanità dolente, a volte rude, senza dimenticare la gioia dei monti condivisi.

Altrettanto duri, ma anche ironici e gustosi – seppur a volte velati di cinismo – sono i racconti raccolti nel libro pubblicato a marzo da Monte Rosa Edizioni Non voglio comandi, non voglio consigli. Racconti di una vita libera nella collana Le Rose Selvatiche diretta da Simonetta Radice. Qui confluiscono tanti momenti di vita di montagna, arrampicate, incontri, piccole gioie, momenti ilari (a storia della gallina e quella dell’omino meraviglioso), poetici (il fool della vallata, il capriolo ferito), storie di altre donne e uomini che gli occhi della Zangrandi restituiscono sotto una luce di verità senza fronzoli, con empatia e comprensione dell’altro, in un confronto mite, piano, forse anche consapevole di una certa ineluttabilità del destino. Particolare anche qui il contesto territoriale di ambientazione, il Cadore e il particolare momento storico.
I racconti – tutti pubblicati dalla Zangrandi periodicamente su giornali del tempo – scorrono con curiosità e piacere, restituendo il ritratto di una donna indipendente e libera, severa e schiva ma sorridente – di un sorriso autoimposto – nonostante tutto, come mostra il bellissimo ritratto che campeggia sulla copertina realizzato all’acquerello da Silvia Benetollo.

Tanti ostacoli – e discriminazioni – nella realizzazione dei propri sogni li ha dovuti affrontare anche l’alpinista e guida alpina piemontese Anna Torretta, residente a Dolonne ai piedi del Monte Bianco, ma nativa di Torino, che arriva in libreria con il suo secondo libro Dal tetto di casa vedo il mondo. Riflessioni di una donna guida alpina per le sue figlie sull’importanza di coltivare i propri sogni uscito per i tipi di Corbaccio, con prefazione del giornalista Paolo Paci direttore di Meridiani Montagne. Anna è entrata come prima e per ora unica guida alpina donna nella illustre Società delle Guide Alpine di Courmayeur, è sposata e ha due figlie, Lidie e Petra. Ed è assieme alle figlie che escogita una simpatica avventura casalinga nell’anno delle chiusure forzate a causa del Covid-19, allestendo una scalata articolata in più giorni con vari campi, come su un Ottomila, ma tra le mura domestiche, fino a raggiungere il tetto di casa.

Il gioco dell’ascensione – accolto con approccio diverso dalle due figlie, diverse per aspirazioni e carattere – diventa di volta in volta utile escamotage per spiegare loro tanti aspetti della sua vita di alpinista, le situazioni da affrontare in montagna, il rispetto di certe regole, l’esposizione al rischio, ma anche temi importanti legati all’emergenza ambientale e climatica, restituendo un originale e gustoso quadretto familiare, dove i problemi da risolvere sono quelli di ogni famiglia, con una madre che, al contempo, deve (e vuole giustamente continuare a!) portare avanti un mestiere impegnativo e atipico con la consapevolezza dei rischi che corre. In sottofondo emerge un segnale chiaro di discriminazione – con il tentativo da parte dell’autrice di superare l’esame per diventare istruttore delle guide alpine più volte ostacolato – che conferma le grandi difficoltà che affronta la donna ad affermarsi come professionista in un ambiente che per tanti decenni è stato di esclusivo appannaggio maschile.

Scheda bibliografica:
Anna Torretta, Dal tetto di casa vedo il mondo. Riflessioni di una donna guida alpina per le sue figlie sull’importanza di coltivare i propri sogni, Corbaccio editore 2023 pp. 192, €18
Giovanna Zangrandi, Non voglio comandi, non voglio consigli. Racconti di una vita libera, Collana MonteRosa Edizioni, 2023 pp. 198, €16,90
Giovanna Zangrandi, Il campo rosso, Club Alpino Italiano editore 2022, pp. 130 €16,50

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