Itinerari

Primavera in Toscana, tre sentieri del Parco della Maremma

Il sentiero che conduce a San Rabano è uno dei più belli della Toscana. Inizia in una suggestiva pineta, traversa un pianoro, poi entra in una fitta e meravigliosa lecceta dalla quale si vedono il Monte Amiata, la spiaggia dell’Uccellina e il Mar Tirreno. Al termine di una breve discesa, appare nel bosco il campanile romanico dell’Abbazia di San Rabano, la storica Sancta Maria in Monte Alborensi, fondata intorno al Mille dai Benedettini, passata ai Cistercensi e abbandonata nel 1474 a causa delle scorrerie provenienti dal mare. La affiancano i resti di una torre medievale. Da qui, per tornare al posteggio, si scende con una lunga diagonale alla splendida spiaggia dell’Uccellina, sorvegliata da modeste falesie calcaree, poi si risale fino alle torri cinquecentesche di Castelmarino e di Collelungo. Questo anello, soprattutto in primavera, è tra i più piacevoli della Toscana.

Il Parco regionale della Maremma, nato nel 1975, è stato il primo del suo tipo a essere istituito in Toscana, e il secondo in Italia. Interessa i Comuni di Grosseto, Magliano in Toscana e Orbetello, ha una superficie totale di 8.902 ettari, affiancati da altri 9.097 di area contigua. Oltre ai profumi della macchia e ai panorami, il Parco offre a chi cammina incontri con caprioli, daini, rapaci e cinghiali. I fenicotteri sostano nella palude della Trappola, accanto alla foce dell’Ombrone, si avvistano spesso uccelli rari come il falco pescatore, il barbagianni, l’oca selvatica, l’airone guardabuoi e il fratino. Da giugno a settembre (ma anche prima o dopo, se il tempo lo consente) le acque del Tirreno consentono di ristorarsi con un tuffo. Insieme agli appassionati di natura italiani, da anni, vengono a camminare qui inglesi, tedeschi, olandesi, svizzeri, e perfino americani.

Saltuariamente frequentate dagli Etruschi, le alture calcaree che culminano nei 479 metri del Poggio Lecci e le paludi alla foce dell’Ombrone sono state abbandonate nel tardo Medioevo a causa delle scorrerie barbaresche, bonificate nell’Ottocento dai Granduchi di Toscana, popolate tra il 1930 e il 1932 da coloni provenienti dal Veneto devastato dalla Grande Guerra. Nel secondo dopoguerra, quando il turismo ha scoperto la Maremma, la presenza di estesi latifondi (3.400 ettari di proprietà pubblica, altri 2000 privati) ha bloccato l’edilizia selvaggia e le strade che hanno trasformato l’Argentario e Punta Ala. All’inizio i residenti hanno accolto il Parco con perplessità, ma oggi la convivenza tra natura protetta e lavoro funziona. Ogni mattina, i butteri dell’Azienda Agricola di Alberese, fondata nel 1839, seguono a cavallo i bovini di razza maremmana che pascolano allo stato brado sui pianori erbosi e nella macchia.

Il Parco della Maremma può essere visitato tutto l’anno. Per chi ama camminare, però, i mesi più interessanti sono la primavera e l’autunno. D’inverno il clima può essere rigido, ma lo sguardo si spinge fino ai monti innevati della Corsica. Da anni, ai classici sentieri dei dintorni di Alberese si sono aggiunti quelli che partono da Talamone. Più di recente, l’inizio degli itinerari per San Rabano e le Torri è stato spostato al posteggio dei Pinottolai. Per tutti i sentieri occorre acquistare un biglietto sul sito https://parco-maremma.it, o presso i centri visitatori di Alberese e Talamone. Da giugno a settembre, a causa del pericolo di incendi, molti sentieri sono percorribili solo con escursioni guidate.

Il sentiero della Spiaggia dell’Uccellina e delle Torri

(210 metri di dislivello, 3 ore a/r, T)

La spiaggia dell’Uccellina, ai piedi delle torri di Castel Marino e Collelungo, è tra le mete più amate del Parco. Fino a qualche anno fa per raggiungerla si utilizzavano le navette fino ai Pratini, con le nuove regole si arriva in auto al posteggio dei Pinottolai, sulla strada per Marina di Alberese, e si parte a piedi da lì. Dal posteggio (2 m) si traversa la strada e ci s’inoltra nella Pineta Granducale fino al canale di bonifica Scoglietto-Collelungo. Lo si costeggia fino al Ponte delle Tartarughe, lo si traversa e si sale (segnavia A3) nella macchia mediterranea. A un bivio si va a destra fino a un secondo bivio (località Precoriale, 75 m). Si scende per traversare un vallone (segnavia A2), poi si risale alla Torre di Castel Marino (102 m, 1.15 ore), ottimo belvedere. Si torna all’ultimo bivio, si scende a una strada e la si segue fin dove termina. Un sentiero in salita porta alla Torre di Collelungo (46 m), da cui si scende alla spiaggia dell’Uccellina (0.45 ore), che merita una sosta prolungata e, se la stagione lo consente, anche un tuffo. Un viottolo pianeggiante riporta al Ponte delle Tartarughe e ai Pinottolai (1 ora).

Il sentiero di San Rabano e delle Torri

(480 metri di dislivello, 5.15 ore, E)

Anche questo itinerario, il più bello e vario del Parco, inizia dal posteggio dei Pinottolai, ed è più lungo di prima. Si segue il percorso precedente fino al bivio di Precoriale (75 m), si traversa un pianoro e si raggiunge la strada che porta a sinistra alla radura dei Pratini (45 m, 1 ora). Si riparte (segnavia A1) sul sentiero che entra nella lecceta, sale su terreno sassoso e continua fino al crinale del Poggio Lecci (417 m), da cui appaiono il Tirreno e il Monte Amiata. Una discesa porta alle rovine dell’Abbazia di San Rabano (325 m, 1.30 ore), circondate dal bosco e affiancate dalla trecentesca Torre dell’Uccellina. Si riparte verso destra, per un sentiero che s’inoltra in un bosco di leccio e sughera. Oltre una sella si scende in un vallone, si superano un cancello e un uliveto e si torna alla strada che scende dai Pratini alla costa. La si segue fino alla base delle rocce della Torre di Collelungo, si va a sinistra accanto a un canale di bonifica e si arriva alla Spiaggia dell’Uccellina (0 m, 1.15 ore). Si riparte sul ripido sentiero che sale alla Torre di Collelungo (44 m), belvedere sulla Pineta e la spiaggia. Si scende alla fine della strada, si va a sinistra, e si raggiunge la stradina che costeggia il canale di bonifica e riporta ai Pinottolai (1.30 ore).

Il sentiero di Punta del Corvo e di Torre Cannelle

(da 250 a 450 metri di dislivello, da 1.45 a 3.15 ore a/r, T/E)

Il sentiero più frequentato del settore meridionale del Parco sale al crinale del Semaforo e alla Punta del Corvo, ottimo belvedere. Da qui si può scendere in diagonale fino al litorale roccioso di Torre Cannelle. La discesa finale, in estate, è accessibile solo ai gruppi guidati. Il posteggio delle Cisterne Romane (23 m) si raggiunge dalla strada che conduce dalla Via Aurelia a Talamone. Si segue il sentiero T1, che supera una recinzione, e poi sale alternando tratti ripidi e altri più comodi fino a sbucare sul crinale del Poggio di Fontelunga, percorso da un sentiero che sale da Talamone. Si va a destra verso un belvedere e poi ai ruderi del Semaforo (179 m), affacciati sull’Argentario e l’Isola del Giglio. Si torna al sentiero principale, e lo si segue fino a un bivio con cartelli (198 m) e poi alla Punta del Corvo (218 m, 1 ora), dov’è una panoramica altana. Per scendere a Torre Cannelle, dal bivio 198 metri, si segue il sentiero (segnavia T2) che scende a mezza costa nella macchia, superando qualche tratto ripido. Occorrono 0.45 ore sia all’andata sia al ritorno, e altre 0.45 ore per tornare alle Cisterne Romane.

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