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Alla scoperta delle bellezze italiane nelle Giornate FAI di primavera

Sabato 25 e domenica 26 marzo torna l’appuntamento con le Giornate di primavera del FAI, il Fondo italiano per l’Ambiente, arrivate alla 31esima edizione. Come d’abitudine, il weekend è l’occasione per scoprire o riscoprire tante bellezze del nostro Paese, soprattutto luoghi che per la maggior parte sono solitamente chiusi, inaccessibili o comunque poco conosciuti. E di farlo in maniera praticamente gratuita: le visite, che quest’anno sono curate da 7500 volontari e 15mila apprendisti, sono a ingresso libero, con un contributo minimo (ma non obbligatorio) che parte da 3 euro ed è “utile a sostenere la missione e le attività del FAI”. Ci sono pochissime eccezioni a questa consuetudine, e riguardano i luoghi accessibili solo se si è iscritti al FAI, che è cosa che comunque si può fare anche sul momento.

Che cosa vedere, con un occhio alla montagna

Anche in questo 31esimo anno, l’offerta è davvero ricca e comprende ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, edifici di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani, oltre a parchi, aree naturalistiche, giardini e borghi. In totale si tratta di oltre 750 luoghi divisi in 400 città più o meno grandi e in tutte le 20 regioni: l’elenco completo è su giornatefai.it, ma noi ne abbiamo selezionati alcuni che ci sembrano più interessanti perché più attinenti al tema montano.

In Valle d’Aosta, le Dimore dei Signori di Pont-Saint-Martin, a partire dal castello che sorge su un’altura morenica e domina l’omonimo borgo sottostante, costruito in posizione strategica per l’invio di segnali luminosi da un presidio all’altro della valle a scopo difensivo.

In Trentino, Castel Madruzzo (dal nome del vicino centro abitato), costruito nel XII Secolo sulla sommità di un dosso roccioso per controllare l’importante asse viario che collegava Trento con la piana di Arco e il lago di Garda.

In Friuli-Venezia Giulia, l’abitato di Vajont, nato alla fine degli anni Sessanta per accogliere i sopravvissuti al tragico crollo dell’omonima diga, di cui quest’anno ricorre fra l’altro il 60esimo anniversario.

In Abruzzo, lo scenografico convento di Sant’Angelo, che si trova a Ocre (in provincia dell’Aquila) ed è incredibilmente aggrappato a uno sperone roccioso sulla valle dell’Aterno.

In Lazio, l’eremo e il borgo di Cottanello (la provincia è quella di Rieti), costruito intorno all’anno Mille su un colle all’estremità nord della Sabina Tiberina, quasi al confine con l’Umbria.

In Campania, il Real Osservatorio Vesuviano di Ercolano (Napoli), il più antico osservatorio vulcanologico del mondo, fondato nel 1841.

In Sicilia, l’inespugnabile Castello Manfredonico di Mussomeli (Caltanissetta), incastonato su una rupe a circa 780 metri di altitudine, una fortezza gotica eretta tra il XIV e il XV Secolo da cui è possibile ammirare il monte Cammarata, le Madonie, la rocca di Sutera e pure l’Etna.

Tutto il resto, fra aule di tribunale, ville e studi di registrazione

Il presidente del FAI, Marco Magnifico, ha fatto notare che “in questi 31 anni di esistenza, le Giornate FAI hanno scritto una sorta di enciclopedia spontanea dei beni culturali italiani, che a tutti gli effetti si è aggiunta a quella ufficiale per narrare lo smisurato patrimonio storico, artistico e paesaggistico del nostro Paese”, anche ricordando alcuni numeri della manifestazione, che va avanti dal 1993: quasi 12 milioni di visitatori su 14.790 luoghi aperti in 6400 città grazie al lavoro di oltre 150mila volontari e quasi 345mila apprendisti, con il record di presenze (770mila) che c’è stato nel 2019.

Fra gli altri luoghi interessanti dell’edizione 2023, a Roma si potrà conoscere Villa Bonaparte, attraverso il cui giardino le truppe del Regno d’Italia entrarono nel 1870 per aprire la celebre Breccia di Porta Pia; a Milano si potranno visitare gli studi di registrazione della storica sede Rai di corso Sempione, realizzata nel 1939; a Napoli aprirà Palazzo Salerno, sede del Comando Forze operative del Sud, costruito nel 1775 e con due giardini che offrono una vista mozzafiato sul golfo. Ancora: in Sardegna c’è l’ex carcere La Rotunda di Tempio Pausania, attivo dal 1847 al 2012 e caratterizzato dalla struttura circolare che permetteva un rigido controllo dei detenuti; a Corsico il centro culturale Ikeda per la Pace, il più grande centro buddista d’Europa; a Palermo, la celebre aula bunker dell’Ucciardone, costruita nel 1985 all’interno del carcere per ospitare il maxi processo contro la mafia; nelle Marche, Tolentino, con il grandioso complesso della Basilica di San Nicola, danneggiato dal terremoto del 2016, e Barbara, nel territorio colpito dall’alluvione causata dal fiume Misa.

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