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Di chi è il ghiacciaio della Marmolada?

A quale regione appartiene il ghiacciaio della Marmolada? La domanda, legata a 50 anni di schermaglie legali andate in scena tra Trentino e Veneto, potrebbe forse aver trovato una risposta nei giorni scorsi, con una sentenza del Tar del Lazio che ha decretato l’appartenenza del ghiacciaio alla provincia di Trento, nel dettaglio al comune di Canazei. Ma da dove nasce la diatriba sul passaggio di tale confine interregionale?

50 anni di “battaglie”

Fino al 1918 sulla cresta della Marmolada correva quello che era riconosciuto come confine di stato, tra Impero asburgico e Regno d’Italia, secondo un accordo firmato fra i due Stati nel 1911. Terminata la Prima Guerra Mondiale il confine passò da statale a provinciale, una linea tracciata dunque tra la provincia di Trento e quella di Belluno. In termini comunali, tra Canazei (TN) e Rocca Pietore (BL). Nel 1973 Canazei diede il via a quella che sarebbe stata una lunga storia di ricorsi avanzati da ambedue le parti. La richiesta del comune trentino era di rettificare il confine, riportando il ghiacciaio totalmente in territorio trentino. A distanza di 9 anni, nel 1982, l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini riconobbe con un decreto presidenziale la necessità di rettificare il confine, “in aderenza alle deliberazioni delle commissioni internazionali del 1911”. In sostanza, il ghiacciaio secondo Pertini doveva ricadere totalmente in Trentino Alto-Adige. La decisione fu confermata nel 1998 dal Consiglio di Stato.

Nel 2002 però si è assistito a una “piccola” modifica: i presidente delle due regioni confinanti, rispettivamente Giancarlo Galan per il Veneto e Lorenzo Dellai per la provincia autonoma di Trento, hanno firmato un protocollo di intesa, ritoccando il confine, facendolo passare sul ghiacciaio, con retrocessione di qualche decina di metri da parte del Trentino in favore di Rocca Pietore, cui veniva riconosciuta titolarità  Malga Ciapela, Punta Serauta e Punta Rocca

Nel luglio 2018 l’Agenzia del territorio di Roma ha rimodificato i confini e il ghiacciaio è tornato a ricadere in area trentina, mentre Rocca Pietore ha mantenuto solamente i territori di arrivo delle funivie a monte, di Serauta e Punta Rocca. Decisione poco gradita al Veneto che ha chiesto al Governo di “ripensarci”. Come dichiarava in tale occasione il Governatore del Veneto Luca Zaia “Tutto cominciò nel 1973 quando quelli di Canazei dissero che i confini del 1778 non andavano più bene, cancellando un accordo non certo da poco tra la Repubblica Veneta e l’Arcivescovado di Bressanone”, evidenziando il valore storico di quel vecchio confine interregionale. Accusando tra l’altro il Trentino di tenere alla Marmolada solo per gli impianti. Storia VS economia insomma.

A colpi di ricorsi si è arrivati nei giorni scorsi a una sentenza del Tar di Roma che sancisce la “vittoria” del Trentino sul Veneto. La sentenza afferma che l’operazione di tracciamento del confine amministrativo tra i Comuni di Rocca Pietore e quello di Canazei sia stata effettuata correttamente, e dunque che al Veneto spettino, come già riconosciuto da Pertini, solo le aree delle stazioni di Punta Serauta e Punta Rocca.

Rispettare la storia

A seguito della sentenza, un po’ come Luca Zaia nel 2018, il sindaco di Punta Rocca, Andrea De Bernardin, ha tenuto a sottolineare al Corriere del Veneto come la decisione del 1982 del Presidente Pertini, che “innalzando i confini sulla Marmolada, fece perdere al Veneto circa tre chilometri quadrati di montagna e, di conseguenza, la quasi totalità del ghiacciaio” non sia da considerarsi corretta. “Ho sempre pensato che l’unica sentenza da rispettare fosse quella dei nostri soldati. Non si è mai tenuto conto di un dato fondamentale: durante la prima Guerra Mondiale l’esercito italiano e quello austro-ungarico combatterono sulla base delle stesse cartine geografiche, che fissavano il confine tra i due Stati proprio nel mezzo del ghiacciaio. Non mi piace pensare che un decreto, per quanto firmato da un Presidente della Repubblica, abbia più valore del sangue versato su quella frontiera”. Per De Bernardin unica positività della sentenza è che le funivie che partono nel Bellunese continueranno ad arrivare nel Bellunese: “Sarebbe stato complicato gestire un impianto diviso tra due Regioni.”

Soddisfazione è invece stata espressa dalla senatrice della Lega Elena Testor, che in una nota dichiara “Sono molto soddisfatta della sentenza del Tar che conferma i confini del 1982. Questa è una battaglia che ho sempre sostenuto anche quando ero la procuradora di Fassa quando nel 2017 approvammo una delibera all’unanimità dal Consei General che il decreto del Presidente della Repubblica Sandro Pertini promulgato nel 1982 (che recupera i confini del 1911 tra Impero austro-ungarico da Regno d’Italia) e ribadito anche dal Consiglio di Stato con sentenza del 1998 nella quale si affermava che confine della Marmolada deve essere fissato sulla linea delle creste coincidente con la linea di displuvio del monte. La Marmolada rappresenta un patrimonio di tutta la valle che va difeso sulla base della storia e dei documenti raccolti in passato anche da padre Frumenzio Ghetta”.

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Un commento

  1. Piste di Canazei, tranne quella di rientro, e funivie con ristoranti Di Rocca: quasi tutti i soldi vanno a Rocca e Canazei deve curare il territorio e i servizi di soccorso:)
    Vedendo come “gli amici” di Rocca cercano di far pagare tutto e si sono organizzati per multare sempre, capisco.
    Da qualche decennio fan pagare, con la scusa delle proteste di Messner, anche gli alpinisti che tornano a valle. 🙂
    Mi spiace per chi ci va pagando.

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