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Una famiglia, un rifugio. Emanuele Ludovisi riapre il Sebastiani del Terminillo

Dalle nevi del Terminillo, il massiccio più noto del Lazio, arriva una buona notizia. Il rifugio Angelo Sebastiani, della Sezione di Rieti del CAI, riaprirà il 17 febbraio dopo alcuni mesi di chiusura. Il nuovo gestore, Emanuele Ludovisi, ha gestito per anni il rifugio Massimo Rinaldi, sulla vetta del Terminilletto, che si raggiunge a piedi in estate, e con piccozza e ramponi (o con sci e pelli di foca) d’inverno. La sua è una scelta di vita, che ha coinvolto l’intera famiglia.

 

Emanuele, nato e cresciuto ad Ardea, sul litorale a sud di Roma, è un atleta di montagna, specializzato in trail e lunghi percorsi di corsa. Un anno fa, in otto giorni, ha salito con piccozza e ramponi sei grandi vette dell’Appennino Centrale (Corno Grande, Monte Vettore, Monte Gorzano, Monte Amaro della Maiella, Monte Velino, Terminillo), pernottando in tenda e spostandosi da un massiccio all’altro con una bici di 52 chili di peso. Il dislivello superato è stato di 8.000 metri a piedi, più altrettanti a pedali.

Il rifugio Angelo Sebastiani, 1820 metri, non dev’essere confuso con il Vincenzo Sebastiani del Velino, di cui ci siamo occupati più volte. Sorge poco a valle della Sella di Leonessa, ai piedi del severo versante Nord-est della cima principale del Terminillo. La Sezione di Rieti del Club Alpino Italiano, che lo ha inaugurato nel 1961, lo ha dedicato a un alpinista e sciatore reatino, fucilato dai nazifascisti nel 1944 per il suo contributo alla Resistenza.

La posizione accanto alla strada, che d’inverno viene aperta solo sul versante di Rieti, lo rende un rifugio relativamente facile da gestire. Emanuele Ludovisi, per trasportare cibo, bevande e altri carichi, non dovrà ricorrere ai muli o a faticose sfacchinate invernali come ha fatto per anni al Rinaldi. Questa situazione “comoda”, però, causa due seri problemi.

Il primo è che la vicinanza a Campoforogna e a Pian de’ Valli, che formano la zona sciistica del Terminillo, attira molti turisti e sciatori che frequentano il rifugio per il pranzo. E’ una clientela che garantisce lavoro e reddito al gestore, ma che rischia di snaturare il rifugio. Il precedente gestore teneva il Sebastiani aperto da metà mattina al pomeriggio, senza offrire né il pernottamento né la cena, né un caffè agli escursionisti o agli alpinisti mattinieri.

Il secondo problema riguarda proprio la strada perché, quando la neve è abbondante, una parte del tracciato che sale da Campoforogna al rifugio è difficile da spazzare. A volte la strada non viene proprio pulita.

“La Sezione di Rieti era contenta del mio lavoro al Rinaldi, e mi ha proposto di prendere in gestione anche il Sebastiani. Entrambi lo vogliamo riportare al suo ruolo tradizionale di rifugio CAI, tenendolo aperto anche a ora di cena, e per il pernottamento, come base per i frequentatori della montagna” spiega Emanuele Ludovisi. “Nelle prossime settimane, ospiteremo corsi di alpinismo invernale e scialpinismo organizzati dalle guide alpine e dal CAI”.

Per Emanuele, per la sua compagna Claudia e per i loro tre figli (che hanno rispettivamente cinque anni e mezzo, tre anni e quattro mesi) la scelta del rifugio Sebastiani è stata una scelta di vita. “Per me pendolare tra Ardea, il Terminillo e il rifugio Rinaldi era faticoso. Quando abbiamo deciso per il Sebastiani abbiamo preso la residenza qui, in Comune di Micigliano. Claudia ora è in congedo di maternità, ma in futuro lascerà il lavoro per fare la madre e la rifugista a tempo pieno” continua Emanuele Ludovisi.

L’idea Emanuele e di Claudia è di vivere al rifugio, e in qualche periodo in un appartamento a Pian de’ Valli. I figli, dal prossimo autunno, potranno andare a scuola a Lisciano, tra Rieti e la base dei tornanti del Terminillo. “Negli ultimi anni a Pian de’ Valli sono nati parecchi bambini. Potremmo chiedere al Comune di Rieti uno scuolabus, o magari di riaprire la scuola che ha funzionato fino a una quindicina di anni fa”.

Il libro dei sogni di Emanuele, però, si è scontrato con la dura realtà dell’Appennino laziale. Tra Natale e Capodanno, come sul resto dell’Appennino, la neve al Terminillo è stata quasi inesistente. Poi, a gennaio, ne è arrivata troppa.

Il gestore e la sua famiglia sono rimasti bloccati al Sebastiani per 23 giorni, senza che la strada fino al rifugio venisse pulita dagli spazzaneve. Alla fine, quando il tracciato è stato aperto solo in parte, Emanuele ha bloccato il traffico con la sua auto per protestare. I Carabinieri hanno verificato l’accaduto, la notizia è uscita su vari siti di informazione reatini, ma non c’è stata una spiegazione ufficiale per un disservizio così clamoroso.

“Non c’è mai stato pericolo, ma ci hanno abbandonato, ed è stata una situazione scandalosa. Eravamo in sei perché c’era anche mia cognata, quando è servito sono andato io a fare la spesa, percorrendo l’ultimo tratto a piedi” prosegue Emanuele Ludovisi.

“Ho sempre controllato i bollettini del Meteomont, e per 20 giorni al Terminillo il pericolo è stato di grado 2, giallo, “moderato”, e gli spazzaneve avrebbero potuto tranquillamente lavorare. Solo per un paio di giorni si è arrivati al 3, arancione, “marcato”, e pulire la strada asfaltata sarebbe stato pericoloso”.

Ora la strada è pulita, la neve sul Terminillo si è abbassata, e il rifugio Sebastiani sta per aprire al pubblico. Il primo giorno di attività è previsto per venerdì 17, un assaggio prima dell’affluenza del weekend. “Tra sala e cucina saremo in cinque persone, ma l’esperienza al rifugio Rinaldi ci ha insegnato molte cose, ma non a essere veloci. Consigliamo a tutti di prenotare, sia per il pranzo sia per la cena. La zona notte, con 20 posti in tre camerate, aprirà qualche giorno più tardi” spiega ancora Emanuele.

Poi il gestore ridiventa un padre che ama la montagna, e che è felice di vivere questa esperienza con la famiglia. “Ora i bambini sono fuori, al sole, davanti al rifugio” mi spiega. “Quando sono al mare giocano con paletta e secchiello, ora lo fanno con la neve, e per loro è normale così. Abbiamo fatto la scelta giusta”.    

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Un commento

  1. Ogni tanto una bella notizia su chi si prodiga per tenere in vita le nostre montagne e ripopolare i piccoli borghi dell’appennino.
    Ho passeggiato in lungo e in largo per il gruppo del Terminillo, sia d’estate che d’inverno.
    Auguro a Emanuele e Claudia di raccogliere le migliori soddisfazioni da questa avventura di lavoro e di vita.
    Marco (gestore volontario di quattro piccoli stazzi/bivacco nel comune di Opi – Parco Abruzzo Lazio e Molise)

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