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Lo scioglimento del permafrost minaccia davvero la Capanna Margherita?

Il rifugio più alto d’Europa è in pericolo? La paura si è diffusa tra i frequentatori del Monte Rosa martedì 31 gennaio, quando un articolo di Roberto Lodigiani sulla pagina di Novara de La Stampa ha riferito le parole di Antonio Montani, presidente generale del CAI, nella tavola rotonda che ha concluso il convegno “Ospitalità in montagna: passato, presente, futuro” che sabato 28 ha dato il via alle celebrazioni per i 100 anni di vita della Sezione di Novara.

La Capanna Margherita non è un rifugio come gli altri, e non solamente per la posizione sulla Punta Gnifetti (o Punta Signal) del Rosa, 4554 metri di quota. Il primo edificio, costruito abbattendo un torrione roccioso, il Signal delle mappe svizzere, è stata inaugurato il 18 agosto del 1893 alla presenza della regina Margherita, arrivata fin lassù su una slitta trainata da guide alpine, e che è conservata nel Castel Savoia di Gressoney.

Il nuovo rifugio, molto più grande e confortevole del vecchio, è stato inaugurato il 30 agosto 1980. Ha circa 70 posti-letto, e come il precedente accoglie un osservatorio-laboratorio scientifico. Anche se la Capanna sorge sullo spartiacque tra il Piemonte e la Svizzera, l’itinerario più facile per raggiungerla inizia dalla Capanna Gnifetti o dal rifugio Città di Mantova, che si raggiungono da Gressoney o da Alagna Valsesia.

Si sale sul versante valdostano, oltre il Colle del Lys si entra in territorio svizzero. Da qualche anno, l’abbassamento del Ghiacciaio del Lys a causa del cambiamento climatico ha trasformato questo percorso. L’ultima notizia riguarda il possibile scioglimento del permafrost, lo strato di ghiaccio che fa da collante alla roccia. Una conversazione con il presidente Montani ci aiuta a capire il problema.

Presidente, la Capanna Margherita è davvero a rischio?

“La prima cosa da dire è che nell’immediato non c’è nessun pericolo di crollo. In caso contrario avremmo chiuso il rifugio da tempo. Stiamo parlando di un problema che potrebbe manifestarsi tra qualche anno. Per ora cerchiamo di capire e prevenire.”

Negli anni scorsi, sulle Alpi, la riduzione del permafrost ha causato eventi impressionanti. Nell’estate del 2022, nel massiccio del Bianco, è crollato il bivacco della Fourche, storico punto di appoggio per le vie della parete della Brenva. Potrebbe succedere lo stesso alla Margherita?

“Ripeto, non parliamo di un pericolo immediato. Nell’estate del 2019, delle giornate molto calde ci hanno fatto preoccupare, e commissionare uno studio al Politecnico di Milano. Il primo allarme è arrivato nel 2021 da Francesco Calvetti, docente di Geomorfologia delle Rocce, che ha lavorato insieme ai colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino.”

Che ricerche sono state effettuate?

“Sul versante svizzero, percorso dalla via normale di salita, grazie al georadar si è scoperto che il ghiaccio raggiunge i 180 metri di spessore, e che quindi non c’è pericolo. E’ stata fatta una modellazione tridimensionale della vetta, si è lavorato sulle foto scattate dai primi del Novecento fino a oggi per vedere se qualche blocco di roccia si è mosso. Non è stato trovato nulla.”

Cosa faranno i ricercatori in futuro?

“Nell’estate del 2023 il monitoraggio continuerà, con trivellazioni in profondità e la sistemazione di sonde che consentiranno un monitoraggio in tempo reale. I risultati di questo lavoro serviranno a elaborare un primo progetto di massima per ristrutturare la Capanna. Ma questo, ripeto, è di là da venire.”

Chiarissimo, però lei ha parlato più volte con i ricercatori. Che impressione si è fatto?

“Quello che sta accadendo sulle Alpi ci dice che i ghiacciai se ne stanno andando, sempre più rapidamente. Negli ultimi anni, secondo i ricercatori, i crolli si sono concentrati nella fascia tra i 2700 e i 3300 metri, ma nel prossimo futuro saliranno di quota. Tra cinque o dieci anni, purtroppo, anche la quota della Margherita sarà a rischio. Un glaciologo, in un incontro, mi ha detto di sentirsi come un curatore fallimentare dei ghiacciai. Confesso che mi ha fatto impressione.”

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5 Commenti

  1. eppure tanta gente e’ ancora convinta che i cambiamenti climatici siano un complotto per toglierci l’automobile e la “libertà”

  2. Quando feci il Gran Zebrù ricordo che a fine stagione venne interamente alla luce la baracca di guerra austro-ungarica risalente alla Prima Guerra Mondiale, emersa completamente per la prima volta nella torrida estate del 2015… Se l’hanno costruita lassù ed è stata decenni sommersa vuol dire che magari 100 anni fa la cima era sgombra da ghiaccio…?! Il clima cambia ciclicamente ma non è una novità!

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