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Gran Zebrù senza neve. Riemerge completamente la baracca della Grande Guerra

La vetta del Gran Zebrù (3851 m) appare già da giorni priva di neve. Un sottile velo ricopre soltanto la parete Nord e sulla cima è tornata nuovamente e interamente alla luce la baracca di guerra austro-ungarica risalente alla Prima Guerra Mondiale, emersa completamente per la prima volta nella torrida estate del 2015.

Una notizia che 6 anni fa aveva portato al diffondersi sui social e non solo, purtroppo anche in campo giornalistico, dell’ipotesi che a inizio Novecento la cima della montagna fosse già priva di neve e ghiaccio, altrimenti come spiegare la realizzazione in quota di un simile manufatto, tenuto nascosto dai ghiacci e dalla neve per un secolo?

Voci che avevano portato il Servizio Glaciologico Lombardo a intervenire, con una smentita ufficiale: “Nella torrida estate 2015 è venuta completamente alla luce una baracca austriaca sulla vetta del Gran Zebrù ad oltre 3800 m di quota – si legge in un post Facebook datato 9 settembre 2015 – . La presenza dell’avamposto era conosciuta da anni, ma solo l’eccezionale estate 2015 è stata in grado di far venire completamente alla luce il manufatto. La notizia ha scatenato una serie di articoli giornalistici in cui si conclude che “con tutta evidenza” ad inizio ‘900 faceva più caldo che ai giorni nostri poichè la vetta del Gran Zebrù era libera dai ghiacci. Una conclusione clamorosamente errata visto che il Gran Zebrù, e tutte le vette alpine, erano enormemente più innevate e glacializzate rispetto ad oggi ed i famigerati “inverni di guerra” del ’16 e del ’17 sono stati fra i più rigidi e nevosi del secolo scorso. Con tutta evidenza la baracca non è stata costruita in assenza di ghiaccio ma all’interno di un enorme crepaccio presente (solo ai tempi), sulla parete nord della vetta (G.Cola comm. pers.). Gli alpini, sia austriaci che italiani, erano soliti scavare enormi gallerie sia per scopo difensivo che offensivo, e l’arroccamento di una baracca in un crepaccio era probabilmente “normale amministrazione” durante i tragici anni della grande guerra. Non parlando del paleolitico sarebbe bastato consultare qualche immagine storica per rendersi conto di quanto sia inverosimile pensare al Gran Zebrù libero dai ghiacci pochi decenni dopo la fine della Piccola Età Glaciale.”

Cosa ne sarà della baracca?

L’estate del 2021, al pari di quella del 2015, ci sta facendo tribolare a causa di temperature estremamente elevate e meteo instabile. Secondo i climatologi si tratta di condizioni cui dovremo abituarci. Si prevede che in un prossimo futuro, vale a dire meno di un secolo, le estati diventeranno sempre più calde e sempre più lunghe. Un recente studio statunitense ipotizza che entro il 2100 la stagione estiva possa arrivare a durare un semestre. Il riemergere a fine estate dell’intera capanna diventa così un evento destinato a verificarsi se non su base annuale, con sempre maggiore frequenza.

Cicli di congelamento e scongelamento dei reperti, con esposizione di questi ultimi per tempi prolungati alla radiazione solare diretta, comportano una inevitabile alterazione. Ragion per cui in Trentino Alto-Adige ci si è iniziati a preoccupare della sorte della baracca di guerra, che potrebbe finire per subire danneggiamenti e eventualmente cadere lungo la parete Nord. Come riporta il quotidiano di Sondrio Il Giorno, sarebbe stato già definito un progetto per salvarla. L’idea è di trasferirla a Gomagoi (BZ), a circa 1200 metri di quota.

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2 Commenti

  1. Come per il consolidamento di speroni di roccia instabili della ferrata Bepi Zac, non c’e’solo alpinismo , natura, ecologia, ma anche storia ad alta quota…bisogna avere una visione d’insieme

  2. Da notare il rivestimento delle pareti in scandole di legno (larice?), tipologia oggi riservata a restauri particolari ma abbandonata nelle ristrutturazioni e restauri per far posto ai lamieroni…o tegole avulse dalla tipologia tradizionale. di conseguanza guardando un paese o borgo o malga montani dall’alto, sembra un’arlecchinata.

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