Ambiente

Ecco come il cambiamento climatico ha cambiato il Monte Bianco negli ultimi 40 anni

Recentemente il Comité Alpinisme Unesco francese ha definito il massiccio del Monte Bianco come “un fossile del futuro” parlando di come il cambiamento climatico sta inesorabilmente trasformando le montagne dove è nato l’alpinismo. Del resto, un bello schiaffo di realismo lo aveva già dato una recente elaborazione 3D in cui si mostrava come è cambiata la Mer de Glace negli ultimi 120 anni.

Non meno inclemente è il rapporto “Cambiamenti climatici nell’Espace Mont-Blanc” pubblicato dall’Osservatorio del Monte Bianco, uno strumento transfrontaliero di informazione e di valutazione sull’area attorno al massiccio nei tre versanti: italiano, francese e svizzero.

Le temperature

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio, nell’area del Monte Bianco dalla fine degli anni ’80 le temperature annue sono aumentate di 0.2/0.5°C ogni decennio, superando i tassi di riscaldamento globale di 0.2 ± 0.1 ºC per decennio (IPCC, 2018). Numeri che confermano ancora una volta come i fragili ambienti montani siano più colpiti dall’impatto del cambiamento climatico rispetto ad altre aree del pianeta.

Le variazioni di massa dei ghiacciai del Monte Bianco

Tra le conseguenze più visibili del cambiamento climatico sulle montagne c’è lo scioglimento dei ghiacciai.

Nell’area del Bianco, a essere monitorati sono stati il ghiacciaio dell’Argentière (Chamonix, Francia), di Giétro (Vallese – Svizzera) e il Rutor (Valle d’Aosta – Italia). I dati si riferiscono alle variazioni di massa, ossia le alterazioni di volume del ghiacciaio misurate come differenza tra l’accumulo e le perdite per ablazione (fusione di neve e ghiaccio), durante un anno idrologico (da ottobre a settembre dell’anno successivo). Se il ghiacciaio è in fase di riduzione del volume il bilancio di massa sarà negativo; in caso di espansione sarà invece positivo.

Secondo i dati seguiti dall’Osservatorio del Monte Bianco tutti e tre sono in fase di riduzione con perdite di volume importanti, da 12 a 20 metri di acqua equivalente in soli 16 anni.

I giorni d’estate e giorni di ghiaccio

Un altro indicatore utilizzato per sondare la salute del massiccio del Monte Bianco è quello dei “giorni d’estate“, ovvero il numero di giorni durante l’anno in cui la temperatura massima è stata superiore ai 25°C. Il periodo di riferimento è quello che va dal 1981 al 2022 e risultati sono abbastanza evidenti: nell’ultimo decennio il numero di giornate calde è fortemente aumentato, soprattutto nella fascia altitudinale media tra 1000 e 2000 m.

Specularmente, i “giorni di ghiaccio” (le giornate in cui la temperatura massima rimane inferiore a 0°C) sono diminuite, in special modo a fondovalle, ma anche sulle fasce altitudinali più elevate dove si registra una diminuzione media di -13 giorni di ghiaccio in 8 anni.

La durata della stagione vegetativa

La stagione vegetativa fa riferimento a quel periodo dell’anno in cui la temperatura media è superiore ai 5°C, rappresentando questa la condizione favorevole affinché possano crescere le piante. Con l’aumento delle temperature medie, la stagione vegetativa si è allungata con primavere sempre più anticipate e ad autunni sempre più tardivi. Nell’area del Monte Bianco questa tendenza si è osservata in tutte le fasce di altitudine e in modo più marcato oltre i 2000 metri.

È ora di agire

È evidente dai dati raccolti che le conseguenze del cambiamento climatico sull’area montana del Monte Bianco siano già visibili e misurabili. Nulla è però perduto e oggi siamo chiamati con ancora più forza e senza alcun indugio ad adottare azioni di mitigazione a tutti i livelli, anche da parte di noi singoli frequentatori di queste meravigliose montagne se desideriamo che i nostri figli possano scalarle e ammirarle come abbiamo fatto noi.

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