Da qualche anno Alex Honnold ha deciso di uscire dalla sua comfort zone di climber su roccia (qualora scalare El Cap in free solo si possa definire confortevole) per provare a “trasformarsi pian piano in un alpinista”.

Il suo primo “lungo e lento corso in alpinismo”, così lo aveva chiamato, era stata una breve spedizione in Alaska nel 2017 insieme a Renan Ozturk e Freddie Wilkinson. Un’esperienza che gli era di certo piaciuta perché nell’inverno del medesimo anno era partito per l’Antartide insieme a Conrad Anker, Jimmy Chin, Savannah Cummins, Anna Pfaff, Cedar Wright e Pablo Durana per aprire qualche nuova via nella Queen Maud Land.
Questo inverno (estate nell’emisfero australe), Alex Honnold è tornato in Antartide a fare nuovamente dell’alpinismo fuori dalle proprie corde. Questa volta a fargli da guida è stato l’alpinista Esteban Topo Mena. L’obiettivo scelto per “dilettarsi con l’alpinismo e imparare qualcosa sull’altitudine” è stato il Vinson, che con i suoi 4892 metri è il tetto del continente antartico. Una decisione un po’ troppo azzardata, come confessa lo stesso Honnold che racconta di “essere stato malissimo” e di aver vomitato tutto il giorno.
La salita, effettivamente, è avvenuta in tempi ristretti: solo due giorni. “Topo e io abbiamo trascorso il primo giorno a camminare fino al campo alto e poi siamo andati in cima il secondo giorno. È stato un programma un po’ aggressivo, ma abbiamo pensato che sarebbe andato bene, dato che avevo fatto un po’ di alpinismo in precedenza e in generale ho un livello di forma fisica decente” racconta Alex, che scherza sul fatto di come per Mena, abituato a scalare gli 8000 senza ossigeno, sia stata invece una passeggiata. “Il che mi ha ricordato che ognuno deve gestire l’altitudine a modo suo” conclude Honnold, che ha di certo centrato l’obiettivo di imparare qualcosa sull’altitudine e sull’acclimatamento.
In vetta anche al monte Shinn
Honnold si è però ben presto ripreso dalla sua prima Seven Summit, tanto da buttarsi subito su un’altra vetta: il monte Shinn, la terza montagna più alta del continente antartico. “Siamo saliti direttamente sulla grande parete innevata e poi abbiamo scalato una bella cresta rocciosa fino alla cima. Ma è stata una salita un po’ più seria e un po’ più fredda, quindi non ho scattato quasi nessuna foto (è una rottura togliersi i guanti per scattare una foto con il cellulare… è più facile continuare a salire…)” racconta Alex, che aggiunge: “Nel complesso, ho pensato che lo Shinn fosse una cima molto più bella del Vinson, con un’arrampicata molto più interessante. È un peccato che non sia un po’ più alto: mi sembra un po’ trascurato come terza cima. Tutti sono lì per scalare la più grande…“.