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Valanga sul Fitz Roy, morti gli alpinisti spagnoli Iker Bilbao e Amaia Agirre

I due alpinisti baschi Iker Bilbao e Amaia Agirre hanno perso la vita in una valanga in Patagonia dopo aver scalato la via Afanassieff sulla parete nord-ovest del Fitz Roy.

L’incidente è avvenuto lo scorso 19 gennaio. Dopo aver terminato la discesa in doppia, arrivati alla Brecha de los Italianos, i due sono stati travolti dalla valanga per poi essere trascinati e sepolti dalla neve bagnata sul fondo di un crepaccio. Ad allertare i soccorsi il terzo compagno di cordata Josu Linaza, rimasto illeso. A riferire la notizia, che viene riportata da Desnivel, la Federazione Spagnola degli sport di montagna e alpinismo – FEDME, della cui squadra femminile Agirre faceva parte.

Ad attivarsi la Commissione di soccorso di El Chaltén, che però ha reputato troppo pericoloso mandare una squadra di soccorso nella zona per il rischio di ulteriori distacchi. Al momento, infatti, le temperature sono piuttosto alte con lo zero termico a 4000 metri. Una decisione presa nella consapevolezza che per Iker Bilbao e Amaia Agirre non ci sono speranze, non avendo rilevato il compagno di scalate alcun segno di vita dal crepaccio dentro il quale cui sono stati sepolti. Tra l’altro, dalle informazioni che sia hanno, il crepaccio misura circa 100 metri di larghezza, per 8 metri di larghezza e una profondità di 15 metri fino al “tappo di neve” visibile, si ignorano pertanto quanto possa andare ancora più in profondità. Un lavoro di ricerca impossibile da fare senza esporre tutti i soccorritori a rischi altissimi.  

Il commento dei fratelli Pou

L’incidente della valanga con caduta in un enorme crepaccio ci ha lasciato senza Amaia Agirre e Iker Bilbao. I due promettenti alpinisti baschi non potranno festeggiare la loro salita del Fitz Roy come meritavano e tutti noi abbiamo un profondo vuoto nel cuore. Quasi tutti coloro che non sono legati alla montagna si pongono la stessa domanda: Valeva la pena di sacrificarsi tanto? Alla luce di come è andata a finire, chiunque potrebbe rispondere: ‘Certo che no’. Ma nessuno dei due era lì a cercare questo, stavano cercando di essere fedeli a una passione che era diventata il motore della loro vita… Non si può censurare nessuno per aver sognato, perché i sogni rendono liberi e loro erano…” hanno commentato i fratelli Pou.

Nessuno dei due tentava il Fitz Roy per caso, avevano il livello e l’autonomia per scalare questa montagna con i propri mezzi, un ago difficile e sottile che fu raggiunto per la prima volta nel 1952 dai francesi Lionel Terray e Guido Magnone (due anni prima il primo aveva già partecipato alla conquista del primo Ottomila, l’Annapurna, e un anno dopo gli inglesi sarebbero riusciti a scalare l’Everest per la prima volta in quella storica scalata di Hillary e Norgay. Questo dà un’idea del livello tecnico dell’impresa che i due alpinisti baschi stavano affrontando). Va anche aggiunto che mentre sulle montagne più alte del pianeta l’alpinismo ha perso la sua ragion d’essere con l’abuso di corde fisse, ossigeno e l’uso di sherpa, in massicci come quelli della Patagonia le scalate si fanno ancora in totale autonomia (non c’è nessuno che ti apre la via complicata, la pista nella neve alta, ti porta lo zaino, prepara il cibo o pianta la tenda quando si è stanchi), il che significa che qui si pratica ancora l’alpinismo in maiuscolo, che in sintesi è molto più simile a quello che facevano i due geniali scalatori francesi“.

La Brecha de los Italianos – il luogo in cui si è verificato lo sfortunato incidente – è uno dei punti più complessi dell’ascesa del Fitz Roy per via franco-agentina. Siamo a conoscenza di innumerevoli incidenti in questa zona, al punto che nel 2006, nel quinto tentativo di scalare questa montagna – che sarebbe poi riuscito nel 2007 -, abbiamo dovuto abbandonare per salvare tre alpinisti, la cui vita è stata salvata grazie all’aiuto della Comisión de Auxilio de El Chalten. Questa volta non è stato possibile… Amaia e Iker non hanno avuto la stessa fortuna e l’alpinismo è in lutto per la perdita di due grandi persone. Ci restano i bei momenti trascorsi insieme e, anche se il nostro cuore soffre, sappiamo che nelle notti in cui cammineremo sotto le stelle, ci saranno due persone, soprattutto belle, a guidare i nostri passi…” concludono i due fratelli.

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