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Tempio del Valadier, stop all’arrampicata in falesia per la tutela dei visitatori

Il Tempio del Valadier, suggestivo edificio di forma ottagonale incastonato tra le rocce nel comune di Genga (AN), nelle Marche, fatto erigere nel 1828 papa Leone XII su disegno dell’architetto italiano Giuseppe Valadier, rappresenta al contempo un sito di particolare interesse per turisti e climber. Tutto attorno al tempietto si sviluppano falesie che richiamano annualmente molti appassionati. Forse sarebbe il caso di utilizzare il passato, in quanto da mercoledì 14 dicembre, l’arrampicata nella zona è interdetta. A data da destinarsi.

La scorsa settimana il sindaco di Genga, Marco Filipponi, ha infatti firmato una ordinanza che impone il divieto di accesso, chiodatura ed utilizzo delle pareti di roccia che ospitano i siti di arrampicata situati al di sopra dell’area pedonale circostante il santuario della Madonna di Frasassi (tempio del Valadier) dall’ingresso con portone ad arco in poi”.

Alla base della interdizione ai climber della zona, come evidenzia l’espressione “al di sopra dell’arena pedonale”, vi è una valutazione di incompatibilità tra lo svolgimento delle attività in falesia e la sicurezza dei visitatori che si rechino al tempio. Il santuario è infatti circondato da un percorso pedonale, intensamente frequentato da famiglie e turisti in visita, attorno al quale si sviluppano le pareti da arrampicata.

“Sono pervenute segnalazioni – si legge nella ordinanza – da parte di turisti e frequentatori dei luoghi, che hanno rilevato il possibile grave pericolo derivante dallo svolgimento di tali attività in parete, spesso non segnalate e quindi con la possibilità che persone in visita, anche inconsapevolmente, si soffermino al di sotto degli scalatori in salita, lungo la verticale di possibile caduta di materiali.

L’arrampicata in parete viene definita su tale base una “attività ad elevata pericolosità”, e a testimonianza si riportano “casi di cadute dall’alto con gravi conseguenze agli scalatori e possibilità di danni anche a turisti e persone nella sottostante area pedonale per caduta di materiali (attrezzatura e frammenti di roccia” avvenuti in passato.

Per evitare il ripetersi di simili situazioni, si è dunque ritenuto opportuno emettere l’ordinanza di chiusura “ai fini della tutela della pubblica e privata incolumità”. Chiusura che resterà valida a tempo indeterminato sino ad eventuale esecuzione di interventi di messa in sicurezza ed accertamento della sussistenza delle condizioni di sicurezza per i turisti frequentatori”.

Chi contravviene al divieto verrà denunciato all’autorità giudiziaria, con rischio di arresto fino a tre mesi o di una ammenda fino a 206 euro.

La reazione dei climber

Una decisione che non ha mancato di sollevare critiche nella comunità dei climber, come testimonia lo sfogo del gengarino Lorenzo Rossetti, geologo e arrampicatore, condiviso da Il resto del Carlino.

“Abbiamo utilizzato le pareti del Tempio del Valadier per quasi trent’anni nella Gola di Frasassi, speleologi e arrampicatori. Negli ultimi anni la grotta del Mezzogiorno che ospita il tempio del Valadier e l’eremo della Madonna Infrasaxa del 1400 è diventata meta di turismo di massa. Centinaia di migliaia di persone all’anno. Non si tratta né di un pubblico religioso né di un pubblico di esperti di storia dell’arte. Ma nella massa in piccola percentuale arrivano anche intenditori acculturati e credenti. Ai loro occhi l’abbinamento di persone su corda e quel contesto strideva in maniera così forte da non poter esimersi di segnalarlo alle autorità competenti. Sono stati fatti numerosi appelli a evitare la zona nei momenti di massima affluenza purtroppo invano. Perché la bramosa fame di roccia ha prevaricato la ragione. La falesia del Tempietto non è solo una parete asciutta tutto l’anno ma anche un luogo che si è prestato equilibratamente a manifestazioni autorizzate e tante scalate di centinaia di cordate. Nei giorni infrasettimanali delle mezze stagioni non c’è nessuno. Questi attriti tra civili e climbers poco sensibili non portano nulla di buono. Per il momento è fondamentale il rispetto dell’ordinanza anzi proprio questo rispetto potrà divenire il modo di ritrattare qualcosa. Intanto meditiamo tutti sull’accaduto e ricordiamoci che l’arrampicata è uno sport di massa”.

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