Montagna.TV

Vallone Cime Bianche, Luciano Caveri: no al “colonialismo ambientalista”

Da anni, dentro e fuori dalla Valle d’Aosta, si discute del possibile collegamento degli impianti e delle piste di Cervinia e di Zermatt con la Val d’Ayas e il Monterosa Ski, che interessa anche Gressoney e Alagna dando vita a un carosello con 580 chilometri di piste. Il CAI valdostano e nazionale si è opposto, nelle scorse settimane vari interventi di Luciano Caveri hanno accusato il Club Alpino di praticare un “ambientalismo estremista” sbagliato, e che rischia di far allontanare molti soci. Il 13 dicembre il Sole 24 Ore, a firma di Filomena Greco, ha scritto con toni entusiasti del progetto, che potrebbe “creare uno dei più estesi comprensori al mondo”, “un unico domaine skiable con 580 chilometri di piste”, con “un impatto su almeno 5mila posti di lavoro” e “una capacità di agire da volano per destagionalizzare la proposta turistica in quota”. Qualche refuso (“Cervinio” al posto di Cervinia) e qualche confusione geografica non ha reso meno autorevole il pezzo.

 

Facciamo il punto sulla questione con Luciano Caveri, il politico (prima dell’Union Valdôtaine, oggi con Vallée d’Aoste Unie) che ha rappresentato per quattro legislature la Valle d’Aosta alla Camera, e poi è stato eletto al Parlamento Europeo. Oggi Caveri è Assessore all’Istruzione, Università, Politiche giovanili, Affari europei e Partecipate. Anche le società che gestiscono gli impianti del Monte Rosa e del Cervino hanno una partecipazione della Regione.    

L’idea degli impianti nel Vallone delle Cime Bianche è sul tavolo da tempo. A riportarla in primo piano sono stati i suoi interventi in Consiglio regionale, sul suo blog e su Twitter. Era necessario usare toni così accesi?

Sì. Il CAI ha fatto un errore molto grave, legandosi mani e piedi alle posizioni di due partitini dell’estrema sinistra valdostana. Il progetto delle Cime Bianche riguarda il nostro territorio, il CAI poteva chiederci un confronto, invece è andato subito all’attacco.

Ripeto, servivano dei toni come quelli che lei ha usato?

Sì, perché in politica la forma è anche sostanza.

Immagino che lei si sia chiesto il perché di questo atteggiamento del CAI.

Mi permette una premessa? Io sono sempre stato legato al CAI, da ragazzo andavo a camminare e a sciare con loro. Il Club Alpino Italiano in Valle d’Aosta è una realtà riconosciuta e rispettata, e questo riguarda sia le sezioni locali sia il CAI centrale.

E allora cosa è successo?

Ho l’impressione che dell’idea di collegare Cervinia e Ayas attraverso il Vallone delle Cime Bianche non si sia mai discusso davvero. Per molti ambientalisti il progetto si è smaterializzato, è diventato un feticcio. Se il CAI dà dei giudizi senza confrontarsi con noi fa del colonialismo ambientalista. Non va bene.

Facciamo un passo indietro, per favore. C’è il cambiamento climatico, sciare costa sempre di più, i soldi pubblici non sono abbondanti come una volta. Ha senso sacrificare un vallone incontaminato allo sci di pista?

Il cambiamento climatico c’è, e non possiamo sapere cosa accadrà alle Alpi tra qualche decennio. Oggi però, per l’economia valdostana, lo sci di pista resta un elemento decisivo. Non a caso a Cervinia e ad Ayas tutti hanno approvato l’idea del collegamento. Lei sa da dov’è partita?

No, me lo dica lei…

Dalla Svizzera, che tutti gli ambientalisti indicano come il Paese del mondo più attento alla sostenibilità ambientale. Sono gli operatori turistici di Zermatt a volersi collegare con il Monterosa Ski, un’idea che è stata accettata in Valle d’Aosta. A proposito del cambiamento climatico, stiamo parlando di un comprensorio ad alta quota, dove la neve ci sarà ancora a lungo.

Vale la pena di sacrificare allo sci uno degli ultimi valloni integri della Valle d’Aosta?

Ma no, la Vallée è piena di valloni integri e selvaggi. E in molte valli laterali, dalla Valsavarenche alla Valle di Rhêmes e a St.-Barthélémy, abbiamo scelto un modello di sviluppo ben diverso.   

Qualche decennio fa la Regione Valle d’Aosta si opponeva al Parco Nazionale del Gran Paradiso, poi lo ha accettato e ne ha fatto una delle sue bandiere. Non rischiate di ripetere lo stesso errore?

Credo che quella storia debba essere almeno in parte riscritta. Nei primi anni del Dopoguerra, quando il Parco era diretto da Renzo Videsott, a tenerlo in piedi sono stati i contributi della Valle d’Aosta. Più tardi i valligiani si sono opposti al Parco perché voleva controllare ogni minimo intervento edilizio. Il problema non era il Parco, ma la sua burocrazia. In quegli anni lavoravo alla RAI di Aosta e me ne sono occupato molte volte.

Mi sta dicendo che non c’erano progetti di interventi che avrebbero snaturato il Parco?

Lei sa chi ha deciso che non si sarebbe mai costruito sul meraviglioso Prato di Sant’Orso di Cogne? Mio zio Severino Caveri, uno dei fondatori dell’Union Valdôtaine, che è stato Presidente della Giunta regionale dal 1946 al 1954. Si è opposto anche alla cementificazione di Cervinia, ma lì è stato sconfitto. Anche dipingere tutti i valdostani come speculatori è colonialismo. 

Torniamo al Vallone delle Cime Bianche. Ieri l’autorevole Sole 24 Ore ha annunciato che “lo studio di fattibilità è stato consegnato alla Monterosa Spa”, e che il costo dell’intervento si aggirerebbe “intorno ai 75 milioni”. Conferma?

Il piano di fattibilità arriverà tra qualche giorno, e vedremo cosa ci dirà. La mia impressione è che il costo potrebbe essere più alto, intorno ai 100 milioni di euro.

Prima della presentazione del Piano cosa ha fatto, e cosa sta facendo la Regione?

Dopo la petizione che chiede di lasciare il Vallone com’è, il Consiglio Regionale ha iniziato le audizioni di tutti i soggetti interessati, ovviamente incluso il CAI. Con l’arrivo del Piano la discussione diventerà più concreta.

Che si tratti di 75 o di 100 milioni di euro, la Regione Valle d’Aosta è in grado di finanziare l’intervento?

Non possiamo parlare di queste cose senza una cifra scritta nero su bianco. Quando ci sarà, se il Piano di fattibilità ci inviterà ad andare avanti, inizieremo a pensare anche a questo.

Exit mobile version