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La Magna Via Francigena nel nuovo numero di Meridiani Cammini

Nel numero “Magna Via Francigena”, Meridiani Cammini ci porta a scoprire il tratto del celebre cammino che collega Palermo alla Valle dei Templi lungo gli antichi tracciati percorsi da greci, romani, arabi e normanni.

Un’esperienza affascinante per il viandante, che potrà immergersi nelle testimonianze che questi popoli hanno saputo lasciare, dalle tradizioni alla cucina, dall’arte alla religione. Lontano dalle mete più conosciute della Sicilia, la Magna Via Francigena in nove tappe porta i pellegrini attraverso parchi naturali, paesini arroccati e campi di grano, che in primavera sono un mare verde mentre in estate si tingono di giallo e ocra, lungo sentieri recuperati grazie al lavoro dell’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, che hanno inaugurato la Via nel 2017.

A presentarci il nuovo numero di Meridiani Cammini “Magna Via Francigena” il direttore Walter Mariotti.

L’editoriale

Se si percorrono la storia e i tracciati delle vie di cammino che attraversano la Sicilia, viene quasi naturale fare uno zoom all’indietro e guardare l’isola nella sua vera dimensione, la cui «inquadratura» spesso sfugge. Quel che compare è una piattaforma posizionata in un punto strategico del mar Mediterraneo, un magnete che è stato capace, nei millenni e nei secoli, di calamitare genti dall’est e dall’ovest, oltre che dalle coste africane del sud. Un crocevia di popoli, destini e avventure (si dice spesso, ma qui è davvero così…) che è la chiave di lettura indispensabile per comprendere l’isola e le sue anime, dai Siculi e Sicani ai Romani, ai Bizantini, ai Mori e ai Normanni, quindi la nobiltà Borbonica, e poi lo sbarco dei Mille, 11 maggio 1860, che fece di Marsala il simbolo di un’Italia unificata.

Poi, certo, l’unificazione sbandierata dalla retorica, e i 160 anni di dibattito intorno al Ponte sullo Stretto sono la dura realtà. Ma anche questo è la Sicilia, una terra sempre prossima, sempre pronta ad accogliere e a farsi attraversare, ma sempre capace di rimanere un qualcosa di lontano, di ineffabile.
La Magna Via siciliana, propaggine più estrema e meridionale del millenario cammino intraeuropeo della Via Francigena, è forse il tracciato migliore per vivere questa storia di popoli e genti itineranti, attraversando questa ambivalenza di carattere che costituisce l’anima più misteriosa dell’isola. Anima che si svela nei colori e nella vitalità di Palermo e poi cala nel silenzio dei tratturi interni, dei paesini e negli spazi dai nomi ormai mitici (Corleone, Prizzi, Sutera, Piana degli Albanesi) abbarbicati tra valli e rilievi, i pochi incontri carichi di significati che capitano lungo la via, fino all’emozione di ritrovare all’orizzonte – dopo 190 chilometri di cammino in un interno che pare sconfinato – la linea blu del mare, magari incorniciato dalle possenti colonne doriche dei templi che dominano la costa di Agrigento. Quello stesso mare che a Mondello ci eravamo lasciati alle spalle, puntando a sud-sudest. Come se gli otto giorni di cammino fossero stati un sogno, un viaggio/non viaggio, un’immersione nel cuore della nostra anima mediterranea. Che da millenni non ha confini.

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