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La Generazione Z e il rapporto con la montagna

Chi fa parte della Generazione Z (o Gen Z)? Si tratta di tutte le persone nate tra il 1997 e il 2012, definite anche “nativi digitali” perché appartengono alla prima generazione che è cresciuta potendo avere un accesso a internet fin dall’infanzia. Potremmo pensare che siano ragazzi e ragazze più avvezzi all’utilizzo della tecnologia e dei social media che alla frequentazione delle montagne e alla pratica degli sport che si fanno su di esse, ma non è così.

Secondo uno studio di Statista riferito agli Stati Uniti nel 2019 – quindi prima del Covid -, il 59,1% dei rappresentanti della Generazione Z aveva partecipato ad attività outdoor (percentuale più alta rispetto a tutte le altre fasce d’età). Il Covid non ha fatto altro che intensificare questo fenomeno e queste passioni, quando in un periodo in cui le cose che si potevano fare erano poche, moltissimi hanno riscoperto l’amore per le camminate nella natura. Più della metà del miliardo di utenti di TikTok ha un’età compresa tra i 18 e i 25 anni. I video associati alla parola “outdoor” contano 8 miliardi di visualizzazioni. E TikTok è davvero una cosa da considerare quando si tratta di giovani, perché per moltissimi è ormai il motore di ricerca di riferimento.

Sono in molti a provare il desiderio di condividere le proprie esperienze in montagna in un modo che ispiri gli altri, li incoraggi a praticare le attività outdoor come forma di energia positiva, a riconnettersi con quei meccanismi di interdipendenza che rendono possibile la vita sul Pianeta. La speranza è che sempre più persone sperimentino attività all’aria aperta, uscendo dalla propria comfort zone, in modo da creare una relazione con la natura circostante che li porti a desiderare di proteggerla. Cercano di comunicare l’importanza di essere rispettosi e responsabili, per preservare l’ambiente per le prossime persone che vi si recheranno, seguendo sempre i sette principi del “Leave no Trace”. Molti riflettono sull’importanza di rivedere anche il modo di spostarsi, utilizzando di più la bicicletta o i mezzi pubblici.

Emerge prepotentemente la preoccupazione di questa generazione nei confronti del Pianeta: in fondo sono soprattutto loro che si troveranno a dover combattere contro il cambiamento climatico provocato dai comportamenti e dalle scelte delle generazioni precedenti. In parallelo al desiderio di condividere le proprie esperienze e invogliare sempre più persone ad andare in montagna, c’è anche la preoccupazione che queste finiscano per diventare troppe, distruggendo l’ambiente e finendo per trasformare gli sport di montagna in qualcosa di sempre più costoso ed esclusivo. La speranza è invece quella di riuscire a preservarne la diversità e l’accessibilità.

Il pensiero su come vivere in maniera sostenibile è costante, e si riflette anche nei comportamenti di acquisto volti a non sprecare o inquinare: molti optano per materiale di seconda mano, acquistata o in prestito, soprattutto se si tratta di attrezzature su cui non hanno ben chiaro cosa desiderano e preferiscono quindi fare una prova sul campo – oltre che perché c’è grande disponibilità di materiale usato. Altrimenti sono estremamente specifici e documentati nelle proprie richieste, al punto da sapere esattamente quale modello e colore vogliono: motivo per cui è sempre più frequente che facciano shopping online, considerato che nei negozi fisici non sempre è tutto disponibile. L’impegno, dal lato del design, è quello di creare attrezzatura longeva e che lasci la più piccola traccia possibile nell’ambiente. Deve durare a lungo, “invecchiando” bene, essere versatile, poter essere riparata e, a fine vita, smaltita, essendo costituita da materiali green che non rilascino pfas e microplastiche nell’ambiente. Per adattarsi e restare al passo con la nuova generazione, bisogna pensare più a un servizio che a un semplice prodotto.

Tutto ruota intorno a un ripensamento della quotidianità: essendo una generazione nata e cresciuta in un periodo di recessione economica, di paura e scoraggiamento per le difficoltà di trovare un impiego, più che a un salario alto l’accento è sulla soddisfazione personale in un impiego legato alle proprie passioni – come quella per la montagna. Standard e norme sociali finiranno per cambiare, rendendo una priorità avere uno stile di vita più ricco di significato, in cui il mondo outdoor diventerà sempre più conosciuto e accessibile grazie alla creazione di comunità sui social media. Ma sempre in modo sostenibile, perché se andare sulle montagne significa distruggerle, allora perde tutto il valore.

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3 Commenti

  1. Sempre più confusione !
    Poveretti i giovani.
    E poi:
    ……forma di energia positiva……..
    Questa espressione per me è un assurdo.

  2. “forma di energia positiva, a riconnettersi con quei meccanismi di interdipendenza che rendono possibile la vita sul Pianeta”
    Anche una semplice escursione in montagna deve essere definita in modo stravagante ed astruso. Sarà la svolta green /digitale ad ispirare tali pensieri?
    Personalmente quando vado in montagna cerco di disconnettermi dalle “banalità” che quotidianamente si “vivono” in pianura.

  3. Sì, la banale follia delle chiacchiere che condizionano.
    Sapevo di E=mc2
    Devo dedurre che se E aumenta, allora m aumenta, cioè si ingrassa e ingrossa bene ?.

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